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GOLDEN STATE WARRIORS
Klay Thompson: 8.5. In assenza del “fratellino” si carica la squadra sulle spalle in attacco: ogni volta che è in campo è un pericolo, come dimostrano i 27 punti in 29 minuti, praticamente una macchina. Parte fortissimo, si riposa un po’, poi prende fuoco nel terzo quarto chiudendo definitivamente i conti con 4 bombe, di cui una “alla Curry” da 9 metri (alla fine sarà 7/11 dall’arco per lui, 10/14 il totale): playoffs finora straordinari, dovrà continuare a mantenere questi standard per sopperire all’assenza dell’MVP.
Draymond Green: 7.5. Solita carica di energia ma anche fosforo e letture per l’all arounder per l’eccellenza: sfiora ancora la tripla doppia con 15 punti, 9 rimbalzi e 8 assist, tira poco ma con buone percentuali, è il perno su cui la squadra gira (e parecchio bene). Elemento sempre imprescindibile, come dimostra il minutaggio maggiore di tutti i compagni anche in una gara subito indirizzata.
Andrew Bogut: 6. Sufficienza risicata per il centrone australiano, che quando è in campo il suo apporto lo dà sempre in area e anche come appoggio offensivo (passatore e lettore del gioco molto sottovalutato): il problema sono i falli, sempre troppi anche con un Howard abulico, che potrebbero risultare un problema andando avanti nei playoffs.
Harrison Barnes: 6. Solita presenza, dinamismo e letture che gli consentono di trovare punti anche in un periodo in cui sta tirando piuttosto male. Deve raddrizzare la mano però, soprattutto ora che tutti dovranno alzare il proprio rendimento.
Shaun Livingston: 8. Beata quella squadra che può permettersi un giocatore del genere come riserva. Chirurgico al tiro (7/8), ma l’apporto principale lo porta in termini di letture, controllo del ritmo, creazione di mismatch in cui può concludere molto proficuamente o scaricare sugli aiuti: giocatore celestiale e preziosissimo, se Golden State gira così bene anche senza Curry buona parte del merito è suo.
Andre Iguodala: 6.5. Energia e difesa dalla panchina, in questa gara il veterano si improvvisa anche assistman (6) mettendo in ritmo i compagni.
Marreese Speights: 5. Entra e come al solito spara tutto quello che gli passa tra le mani, considerando che Howard non lo segue sul perimetro: al contrario di altri episodi della serie stavolta però è impreciso.
Ian Clark: 6. Buon contributo dalla panchina.
Brandon Rush: 6.5. Serata di gloria con 15 punti nei playoff, molti però in pieno garbage time.
Leandro Barbosa: 6.5. Idem di Rush, segna soprattutto in garbage time. E’ un po’ scivolato fuori dalle rotazioni, ma quando entra porta in dote la solita carica di energia che potrà risultare preziosa strada facendo.
HOUSTON ROCKETS
James Harden: 7.5. Un uomo solo al comando: nel primo tempo segna veramente quasi tutti i punti dei Rockets (25 su 37) e pare incontenibile, nella seconda metà invece sporca un po’ le percentuali e arrotonda solo a buoi già scappati. Offensivamente devastante, il voto si abbassa un po’ per la solita, irritante abulia difensiva, per le tante forzature (7 palle perse) e anche il gioco sostanzialmente solo in isolamento: è vero che i compagni non lo supportano, ma questo stile di gioco certamente non aiuta a metterli in ritmo.
Trevor Ariza: 4. Sostanzialmente impalpabile, tira malissimo (1/8, 0/7 da 3), prova a tenere quantomeno in difesa ma Thompson chiude comunque con ottime cifre. Dovrebbe essere una delle principali spalle di Harden o quantomeno punire sugli scarichi dall’angolo (sua specialità), in questi playoff invece raramente è pervenuto.
Donatas Motiejunas: 6.5. Voglia e agonismo per il lituano, in soli 14 minuti segna 7 punti e tiene nettamente il miglior plus minus di squadra (-4): a questo punto, perché non dargli più spazio?
Dwight Howard: 4. La sua presenza fisica, che avrebbe dovuto spostare gli equilibri contro i rapidi ma piccoli Warriors, ancora una volta si sente solo a rimbalzo, in cui va molto bene (21, 11 offensivi). In attacco invece è quasi totalmente innocuo, segnando 8 punti con 3/13 in 45 minuti: con questi numeri e questo atteggiamento, la sua richiesta di restare in campo anche a partita ampiamente chiusa per dare l’immagine di una squadra che non molla appare francamente tragicomica. Lascerà Houston e pare abbia anche pretendenti, l’aria nuova potrebbe fargli bene perché sta vivendo una parabola discendente sempre più imbarazzante.
Patrick Beverley: 5. Gioca con un problema al braccio dopo gara 4 e questo gli fa da parziale attenuante, ma porta in dote poco oltre alla solita voglia e agonismo. Non che in condizioni migliori avesse avuto un apporto molto diverso… Impietoso il confronto con il settore playmaker degli avversari, dove la presunta riserva Livingston gli è nettamente superiore.
Jason Terry: 4. Aveva garantito il ritorno a Houston per gara 6, chiude con una virgola con 0/7 dal campo. Potrebbe essere l’immagine della stagione dei Rockets: ambizioni importanti e spesso proclami, raramente confermati poi anche sul parquet.
Michael Beasley: 6.5. Ancora positivo il cavallo di ritorno dalla Cina, che nel caos tecnico sguazza come le rane nel fango e poche squadre al momento sono più confusionarie dei Rockets. Comunque sia il suo ritorno nella Lega come buon elemento in uscita dalla panchina è stato fin qui positivo, e anche in questa gara è uno dei pochi a salvarsi.
Corey Brewer: 4.5. Altro elemento importantissimo nella cavalcata della passata stagione e totalmente disperso in questa: tira ancora male, si vede poco, insomma non porta un contributo tangibile.