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Drummond, ipotesi tiri liberi dal basso

Andre Drummond è reduce da una buona stagione coi Detroit Pistons, stagione in cui ha dimostrato una netta crescita tecnica garantendo alla causa punti e rimbalzi in quantità industriale ragion per cui la franchigia del Michigan lo ha convinto a firmare l’estensione contrattuale solo però in estate per esigenze di salary cap.

Nella offseason Drummond, proprio su volontà dei Pistons che lo riempiranno di soldi da qui ai prossimi anni, si metterà al lavoro sul fondamentale che peggio gli riesce su un campo di pallacanestro, ovvero i tiri liberi. Il centrone uscito da Connecticut nel 2012 è uno dei peggiori tiratori a cronometro fermo di tutta la Lega, sul livello dei colleghi DeAndre Jordan e Dwight Howard.

Un livello troppo misero per un giocatore NBA, ancor di più se questo giocatore è destinato a diventare l’uomo franchigia a cui non è permesso essere messo in condizione di uscire dal campo per la continua applicazione da parte degli avversari dell’hacking, ovvero il fallo intenzionale lontano dalla palla che vuole mandare in maniera deliberata in lunetta un cattivo tiratore di liberi.

Nella stagione appena conclusa Drummond ha tirato col 35.5% dalla lunetta, la percentuale più bassa della sua breve carriera. Urge correre ai ripari con un lavoro intensivo e specifico, lavoro che non è riuscito quest’anno nemmeno a uno shooting coach tra i più rinomati nella Lega come Dave Hopla. Nella giornata di ieri coach Stan Van Gundy, interpellato sull’argomento, ha aperto a un’ipotesi vintage per i liberi del suo numero 0.

Stiamo parlando in questi giorni con la dirigenza, con lo staff e con Andre su quale sia la strategia più adatta a migliorare ai liberi. Anche tirare a due mani dal basso non è un’idea da scartare, ne abbiamo parlato: potrebbe essere una soluzione. Qualsiasi direzione prenderemo, l’importante è che Andre lavori sodo per farsi trovare all’inizio della prossima stagione con una tecnica migliore.

 

Tiri liberi a due mani dal basso, una tecnica molto particolare e anche non troppo ortodossa dal punto di vista stilistico ma efficace in un caso nella storia del basket. Balza subito alla memoria Rick Barry, professionista negli anni Settanta e campione NBA coi Golden State Warriors nel 1975, in possesso di questo modo di tirare dalla lunetta così strano eppure così redditizio: basti pensare che ha concluso la carriera col 94.7% ai liberi, cifra da extraterrestre.

Sarà molto complicato – per usare un eufemismo – che Drummond, qualsiasi tecnica decida di adottare, ricalchi la carriera ai liberi di Barry, ma dalle parti di Auburn Hills si augurano che in un’estate di lavoro almeno possa risalire come percentuale al di sopra del 50%: una missione possibile attraverso una grande dedizione, dipende tutto dal nativo di Mount Vernon, New York.

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Pubblicato da
Simone Domenichetti

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