Isaiah Thomas è il più piccolo della Lega ma allo stesso tempo è uno degli ossi più duri in circolazione. Non ci dovrebbero essere dubbi a riguardo, solo per il fatto che faccia la differenza con le sue dimensioni “normali” in un campionato di atleti super, ma se ancora ci sia qualcuno che dubiti del folletto di Tacoma, Washington, questi Playoffs l’hanno fatto ricredere del tutto.
Thomas ha trascinato i Celtics, ha lottato tenendo duro nonostante il problema alla caviglia e non ha mai mollato fino all’ultimo secondo fronteggiando l’eliminazione subita da parte degli Hawks. Già, fino all’ultimo secondo di gara 6 dove Atlanta si è imposta in quel di Boston 104-92 e il numero 4 dei padroni di casa era già in panchina ma la sua partita non era ancora terminata.
Le immagini televisive hanno pizzicato Thomas in un duello verbale a distanza con Dennis Schroder, anch’egli non sul parquet ma che non è nuovo alle scintille con Isaiah. Infatti per tutta la serie i due playmaker si sono marcati, sfidati in entrambe le metà campo a volte anche con colpi proibiti come quello di Thomas in gara 3 con una gomitata al volto del tedesco che se l’era presa non poco.
Tornando all’epilogo di gara 6 la telecamera stacca su Isaiah il cui labiale si può cogliere con facilità: “ci vediamo fuori, aspettami dopo”. Più che una minaccia, una promessa rivolta a Schroder che senza colpo ferire e senza abbassare lo sguardo – anzi – risponde “va bene, vieni” prima che il coach di Atlanta, Mike Budenholzer, intervenga per allontanare il suo play di riserva ed evitargli guai ulteriori.
Se non è nuova la durezza di Thomas nonostante il fisico bonsai, nemmeno quella di Schroder è in discussione: il nativo di Braunschweig è un talento ancora tanto grezzo quanto discontinuo anche nel corso della stessa partita, discontinuo soprattutto a livello mentale denotando un carattere non facile da gestire e che necessita spesso e volentieri più bastone che carota. Thomas vs Schroder, un duello che non finirà in maniera così sbrigativa.