Super-Westbrook, colpaccio OKC a San Antonio: 3-2 Thunder: recap&pagelle

 

 

 OKLAHOMA CITY THUNDER

 

RUSSELL WESTRBOOK: 9. È sempre il solito Westbrook, quello che talvolta compie scelte discutibili e che chiude il match con ben 8 palle perse (di cui 5 nel primo tempo), ma se ti fa vincere la partita con una prestazione da 35 punti, 11 rimbalzi, 9 assist e un’incredibile freddezza nei momenti decisivi cosa gli si può dire? In gara-4 si era fatto da parte nel finale in favore di un Durant decisamente in palla, questa volta KD fatica di più e allora si carica la squadra sulle spalle, conducendo i Thunder ad una vittoria fondamentale.

 

ANDRE ROBERSON & DION WAITERS: 6,5. Li accorpiamo perché di fatto si dividono equamente il ruolo di guardia: il primo in attacco non segna nemmeno per sbaglio, ma difensivamente fa il suo (nonostante un Danny Green particolarmente ispirato), il secondo a parte qualche problema di falli si dimostra utile alla causa con 3 canestri e qualche libero importanti in vari momenti del match.

 

KEVIN DURANT: 6,5. Se i Thunder avessero perso il suo voto probabilmente sarebbe stato più basso, perché non gioca una grandissima partita, ma nella vittoria di Okc c’è anche del suo, sebbene un po’ al di sotto degli standard a cui ci ha abituati. Sbaglia parecchio al tiro (8/21) e perde ben 5 palloni (quello ad un minuto dalla fine sarebbe potuto essere molto sanguinoso), ma la tripla del pareggio a quota 78, con i Thunder in rimonta, e i liberi nell’ultimo minuto di gioco denotano la freddezza che solo i grandi campioni possiedono. Deve comunque ringraziare Westbrook e la sensazione è che se Oklahoma vuole veramente vincere in gara-6 avrà bisogno di un altro KD.

 

SERGE IBAKA & ENES KANTER: 7. Pur essendo un altro tipo di giocatore rispetto a qualche stagione fa, il congolese segna una tripla importante in attacco e se la cava difensivamente contro un Aldridge non propriamente in serata, mentre il centro turco soffre disperatamente in difesa per gran parte del match ma cattura 13 rimbalzi, di cui due offensivi convertiti in 4 punti fondamentali nel finale di partita.

 

STEVEN ADAMS: 7,5. 12 punti, 11 rimbalzi e un +/- di +11 che la dice lunga sulla sua partita. Lotta, combatte a rimbalzo e, eccezion fatta per qualche problema ai liberi, si dimostra piuttosto utile anche in attacco, sia come bloccante che come finalizzatore. Non molla un centimetro contro i lunghi avversari e alla fine si rivela decisivo nella vittoria di Okc.

 

SAN ANTONIO SPURS

TONY PARKER: 5. Non gioca una gran partita, faticando sia in attacco, dove litiga col ferro, che in difesa, dove lo infilano da più parti. Prova a redimersi con il jumper del pareggio a un minuto dalla fine, ma l’errore ai liberi seguente e il tiro sbagliato a pochi secondi dalla fine gli valgono l’insufficienza.

 

DANNY GREEN: 7,5. Con Aldridge e Parker che faticano a portare il loro contributo ci pensa il #14 nero-argento a togliere le castagne dal fuoco agli Spurs in più occasioni. Ha la mano calda da oltre l’arco e lo dimostra con alcune triple fondamentali (6/9 alla fine dalla lunga distanza), lavorando bene anche in difesa. Se gli Spurs conducono la gara per diverso tempo il merito è in larga parte anche suo.

 

KAWHI LEONARD: 7. L’unica domanda è: perché non prendersi qualche responsabilità in più nel finale? Gioca una signora partita, chiudendo con 26 punti, 6 rimbalzi, 4 assist, 5 palle recuperate e un immenso lavoro difensivo su Durant, ma quando la palla scotta è Parker a prendere le conclusioni più importanti. Considerando la buona serata al tiro avrebbe potuto (e, con il senno di poi, dovuto) osare di più.

 

LAMARCUS ALDRIDGE: 5,5. Si salva solo per il buon lavoro a rimbalzo e per l’ottima percentuale in lunetta, perché per il resto sbaglia davvero tanto. Non solo i tiri (6/21), ma anche le letture in varie occasioni, faticando molto sia contro Adams che contro Ibaka. In gara-6 servirà il Lamarcus delle prime partite se gli Spurs non vogliono salutare anzitempo la post-season.

 

TIM DUNCAN: 5. Piange il cuore a vederlo in queste condizioni. Difensivamente riesce ancora a dare il suo apporto, ma in attacco è praticamente nullo e viene utilizzato come un normale bloccante e nulla più. Quando riceve la palla in post fatica contro la fisicità dei lunghi avversari e il solo canestro segnato dal campo (peraltro una bella schiacciata) ne è la prova.

 

PANCHINA SPURS: 5. Nessuno si fa notare particolarmente per grandi giocate, ma in generale a San Antonio è mancato il supporto delle seconde linee, da sempre grande punto di forza della franchigia texana. Da Ginobili a Diaw, passando per West e Mills, il contributo dei cosiddetti panchinari manca non poco.

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Andrea Falcetti

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