Lo stress dei cugini di sesto grado
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No Place Like Home, è vero. Ma il fatto di giocare nella città dove sei nato e cresciuto rappresenta spesso uno scoglio emotivo troppo grande da superare. E anche per Kevin Durant questo potrebbe essere un impedimento nella decisione di tornare a casa. Nonostante le parole di A. Smith – e le successive polemiche – Durant non è apparso molto entusiasta di un suo ritorno a casa, denunciando che ogni volta che torna a D.C tutti i parenti, anche quelli presunti, si fanno vivi assillandolo in qualsiasi modo.
Gli Wizard dal canto loro però hanno una grande possibilità davanti a loro e stanno cercando di allestire il miglior campo possibile per il ritorno del figliol prodigo. Dopo una stagione che gli ha visti mancare i playoff, oltre ad una preoccupante involuzione tecnica parzialmente scusabile dai tanti infortuni, Randy Whitman è stato licenziato e al suo posto è arrivato Scott Brooks, ex allenatore di Durant ai Thunder, nel tentativo di mettere il maggior peso specifico nel front-office in vista della Moratorium di Luglio.
Spazio salariale ci sarebbe e tanto, così come una stella da affiancargli del calibro di John Wall, nonostante le precarie condizioni fisiche che lo hanno costretto ad operarsi ad entrambe le ginocchia. Ma il roster, ad eccezione delle speranze racchiuse in Beal, è tutto da costruire. Il cambiare Conference potrebbe essere uno stimolo nuovo dato che Cavs e LeBron permettendo l’Est sembra essere più morbido. Intanto a Washington sognano già con l’hashtag #KD2DC e in fondo perché no, alla fine No Place Like Home.