Una delle frasi che ripeto spesso fino all’ossessione tra me e me per merito (o per colpa) del soggetto è: “Let Westbrook Be Westbrook”. Lasciatelo libero di essere ciò che è.
Un’esplosione di vitalità al servizio del basket. Una dinamo sempre attiva, confusionaria. A tratti fastidiosa per quanto testarda e ottusa. Uno di quelli da prendere “come pacchetto completo”, nel bene o nel male, piacevole commedia che spesso degenera in tragedia sportiva.
Beh, il Westbrook di questa notte è stato testa e spalle il migliore mai visto in una partita dal peso specifico così grande. E lo è stato proprio perché ha tirato 7-21 dal campo, ossia il prototipo di partita in cui dopo una rapida lettura del box score sarebbe lecito pensare “ha forzato come un dannato anche se non ne beccava mezza”.
Il numero 0 è stato funzionale al gioco dei Thunder. Ha segnato un solo canestro nell’intero primo tempo. Questo.
Ma tanto è bastato per terrorizzare la difesa dei Warriors, consapevole del fatto di non poter concedere nulla del genere all’attacco di OKC. A quel punto, con la difesa pronta a collassare sempre e comunque su di lui, è riuscito a smazzare assist in lungo e largo (se KD avesse tirato con percentuali “normali” sarebbero stati 20 a fine gara).
Partita deludente in attacco? Neanche per sogno. Record personale di punti in un quarto ai Playoff (19) che hanno tenuto in gara i Thunder nel momento più complesso.
Ma Russell, il lavoro più importante, lo ha fatto in difesa. Deviando ogni pallone, rubando 7 e togliendo letteralmente la possibilità di attaccare nei minuti finali a Curry.
Con un Westbrook così, anche col 30% al tiro, OKC può davvero crederci. Almeno fino a domani notte.