Nonostante le scarse soddisfazioni a livello internazionale (e speriamo che la tradizione rimanga tale almeno fino a dopo il Preolimpico di Torino…), negli ultimi anni la Croazia sta assistendo ad un incredibile boom di talento specifico in questa nouvelle vague che può legittimamente far sognare i tifosi biancorossi a scacchiera: a livello NBA, il campionato usato spesso come metro di quantificazione della forza di una nazionale, i croati possono già vantare due rappresentanti che militano oltreoceano come Bojan Bogdanovic e Mario Hezonja, mentre uno di quelli considerati tra i più talentuosi della generazione degli anni ’90, Dario Saric, potrebbe fare il grande salto proprio quest’estate dopo esser stato scelto dai Sixers ormai due anni fa. Ma c’è un altro ragazzone molto vicino all’esperienza americana, il più giovane e acerbo del gruppo e l’unico big man di ruolo, più che di propensione: quel Dragan Bender che, dopo il buon impatto con il Maccabi, è ormai un serio candidato a una top pick nel prossimo Draft, e che vi presentiamo in questa puntata della nostra rubrica Road to Draft.
DRAGAN BENDER
Sono passati quasi due anni dalla conclusione degli accordi di Dayton, stipulati nell’omonima città dell’Ohio, che hanno messo finalmente la parola fine al cruento conflitto che ha insanguinato le regioni dell’ormai ex Jugoslavia. Proprio a ridosso del confine tra due degli stati più provati dalla guerra, la Bosnia e la Croazia, nasce il piccolo ma già parecchio lungo Dragan Bender, famiglia e sangue croato, ma luogo di nascita di territorialità bosniaca. I Bender comunque tornano presto nella nuova patria indipendente prendendo residenza a Split, e il piccolo Dragan già a 12 anni è preso sotto la propria capiente ala da una ex stella della nazionale locale come Nikola Vujcic, che lo porta di corsa nella propria academy cestistica schierandolo playmaker a dispetto della taglia fisica. Nella scuola di Vujcic Bender gioca praticamente ogni ruolo grazie al mix di tecnica e fisico che lo rendono immarcabile a livello giovanile, e infatti meno di tre anni dopo esordisce della prima lega croata con la maglia della locale KK Split; è però a Kastela, nella seconda lega locale, che trova continuità, regalando anche la promozione con un proprio buzzer: non male per un sedicenne.
Il Maccabi Tel Aviv, ben imbeccato dal proprio ex giocatore Vujcic, non perde tempo e lo porta in Israele nel 2014, a 17 anni, bruciando la concorrenza di mezza Europa. Anche in Medio Oriente l’adolescente Dragan viene fatto maturare nella Lega Due locale, per poi esordire proficuamente nell’ultima stagione finendo anche nella rappresentativa internazionale all’All Star Game del campionato israeliano. A nemmeno 19 anni, ce n’è decisamente abbastanza per incuriosire parecchio gli scout d’oltreoceano…
Credits to: www.euroleague.net
CARATTERISTICHE TECNICHE
Non è difficile rimanere quantomeno colpiti da Dragan Bender cestisticamente parlando, considerato l’abbinamento “fisico da lungo-doti da esterno” che tanto va di moda nella NBA attuale. Il croato classe ’97 infatti è una PF di 2.15 con una forte vocazione perimetrale: il più classico degli stretch four à-la Kristaps Porzingis, tanto per intendersi. Nonostante il fisico, peraltro al momento piuttosto leggero, Dragan si muove molto bene in campo, al livello di un giocatore di 10-15 centimetri in meno: corre in contropiede, è rapido e molto coordinato con i piedi, tendenzialmente è ben più veloce di qualsiasi pariruolo. Il tutto però sempre con uno standing reach (altezza misurata con le braccia alzate) addirittura di 2.85, che lo rendono potenzialmente un eccezionale rimbalzista su entrambi i lati del campo, nonostante al momento sia ancora un po’ esile per dominare i tabelloni. Inoltre, come detto da ragazzino nell’academy di Vujcic giocava playmaker: e l’allenatore non aveva esagerato con le birrette croate, visto che tuttora, oltre alle citate doti fisiche/atletiche, Dragan sa palleggiare senza problemi ed è un passatore ben al di sopra della media, con un’ottima visione di gioco e capacità di lettura. Non è raro vederlo prendere il rimbalzo e condurre in prima persona la transizione pescando l’uomo libero in contropiede: il potenziale è quello di una point forward con i fiocchi, un po’ quello che fa Draymond Green in attacco negli Warriors, ma con un fisico ben più longilineo.
Bender insomma ha tutte le caratteristiche per giocare più ruoli, e anche il tiro, per quanto un po’ meccanico, sta migliorando a vista d’occhio e presenta ancora grossi margini di crescita per diventare ancora più affidabile. E’ importante che diventi pericoloso dall’arco, perché già adesso è bravo a mettere palla per terra e attaccare il recupero del difensore, mostrando un buon tocco anche nei pressi del ferro e alternando dunque efficacemente gioco fronte e spalle a canestro. Nella propria metà campo, poi, le sue caratteristiche lo rendono potenzialmente un difensore devastante, in grado di contenere quasi ogni tipo di avversario con il citato abbinamento rapidità-altezza unito anche qui a una buona intelligenza cestistica: già adesso, per quanto acerbo, l’applicazione è buona e con qualche chilo in più può veramente diventare un muro. Infine, se tutto ciò non bastasse, a rendere Bender un prospetto ancora più appetibile è la sua età e i margini di miglioramento notevolissimi che si accompagnano però a un’esperienza internazionale già consolidata: nonostante compirà 19 anni solamente il prossimo novembre, Dragan ha esordito nella prima Lega croata come detto a nemmeno 15 anni, ha già giocato 23 partite FIBA e 10 gare tra Eurolega e Eurocup con la maglia del Maccabi. Insomma, ha già tastato il campo in partite piuttosto importanti, al contrario di molti suoi coetanei.
Bender al tiro in allenamento. Sta migliorando in questo fondamentale ma dovrà diventare ancora più continuo (credits to www.nba.com)
Dunque stiamo parlando di un all arounder alto e dinoccolato, agile e coordinato, di buona tecnica e letture e già con una certa esperienza rispetto alla verdissima età: tutto questo ben di Dio è però, al momento, ancora sul piano del potenziale, in quanto Bender rimane un prospetto estremamente interessante e con grandi margini di miglioramento, ma ancora sostanzialmente acerbo, sia da un punto di vista fisico che tecnico. Fisicamente, il pupillo di Vujcic è ancora piuttosto leggero, non arrivando in tripla cifra in quanto a chili spalmati sui suoi 2 metri e 15 di altezza: ciò comporta una certa difficoltà in area, in attacco quando va in avvicinamento così come in difesa nel pitturato e a rimbalzo nel traffico, e in generale nell’assorbire i contatti di gioco. Tecnicamente, invece, al contrario di molti ragazzi dei Balcani dagli eccellenti fondamentali, Dragan ha al momento vistose lacune, che vanno dalla quasi totale assenza di utilizzo della mano sinistra, alle soluzioni offensive piuttosto basilari sia fronte che spalle a canestro, fino al tiro che pare già in miglioramento ma che si basa ancora su una tecnica molto lenta e macchinosa che lo rende discontinuo. Anche la citata agilità, inoltre, non è supportata da un grande atletismo, il che abbinato al fisico esile lo rende spesso facilmente addomesticabile in area anche da avversari più piccoli ma di maggiore fisico ed esperienza: insomma, le doti di all arounder potenzialmente ci sono tutte, molto meno al momento quelle di potenziale go to guy in grado un giorno di prendere in mano da solo la squadra, come si potrebbe pretendere da una probabile top 5 pick.
PREVISIONI
Bender in questo momento è, in buona sostanza, un pezzo d’argilla molto pregiata che dovrà essere modellata a dovere: è certamente acerbo, ma la base su cui lavorare, sia fisica che tecnica, ha pochi eguali in circolazione. Ecco perché, anche avvicinandoci alla fatidica notte del Draft, il croato resiste saldamente tra le posizioni più nobili, e difficilmente dovrebbe scivolare oltre la quinta chiamata: potrebbe fare comodo sia ai Celtics se tenessero la pick numero 3, che da squadra ormai da playoff a Est potrebbero concedersi il lusso di pescare un progetto intrigante ma a lungo termine come lui, o anche ai Suns alla ricerca di lunghi con la scelta successiva. Comunque vada, il suo impatto nella Lega si potrà valutare appieno con ogni probabilità solo sul lungo periodo, ma pare avere il potenziale per poter diventare un giocatore simile per caratteristiche a Kristaps Porzingis: certamente meno tiratore puro del lettone, ma con migliori doti di passaggio e potenziale da point forward. E visto il successo ottenuto da quest’ultimo nella Lega dopo i dubbi iniziali, chissà che Dragan non possa fare lo stesso percorso. Per la gioia di chi farà il suo nome, e pure di quella nazionale che fu di Drazen Petrovic che continua a segnalarsi come fucina di talenti.
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