Tutta la lega è concentrata su quello che è il finale di una stagione NBA da consegnare ai posteri per qualità, competitività e agonismo, ma un evento particolarmente importante della futura stagione NBA è già andato in scena. La Lottery infatti ha parlato: Phila, Lakers e Boston sui tre gradini più alti del podio del Draft 2016. Quello che è il trittico delle franchigie più affascinanti della lega è anche in realtà occasione di rivalsa per tre città ben lontane dai fasti sportivi di un tempo. I Sixers, campioni indiscussi del tanking, sono alla ricerca di quella prima scelta che potrebbe ridar loro la forza di competere e non solo di comparire nella lega; i Lakers, per la prima volta senza quel Kobe Bryant che, nel bene e nel male, li ha presi per mano negli ultimi 20 anni, e la loro necessità di rifondare; i Celtics, molto più avanti nel progetto di ricostruzione, che potrebbero sfruttare l’occasione di una scelta così alta per rinforzare un roster già competitivo e in grado di centrare i Playoffs nelle ultime due edizioni. Da li in giù tutto il resto della lega sino ad arrivare alla trentesima scelta spettante ai campioni in carica, i Golden State Warriors.
Credit to: www.nbareligion.com
È proprio partendo dal percorso casuale delle palline da ping pong, assolute protagoniste alla Lottery, che vogliamo cimentarci in un esperimento che possa consentire di mettere a confronto la bontà delle scelte al Draft da 20 anni a questa parte; partendo dal 1996 diamo vita a due roster, quello delle prime scelte assolute (che chiameremo First Pick Team) e quello delle Steal of the draft (composto da giocatori, uno per anno, chiamati dalla 15esima scelta in poi), da analizzare con la lente di ingrandimento per poter simulare un eventuale confronto. La domanda chiave da cui far partire il nostro cammino è la seguente: è realmente cosi conveniente, come la logica ci spingerebbe a credere, essere titolari della prima scelta assoluta? O si può creare un qualcosa di unico anche partendo dal basso? Vi proponiamo una chiave di lettura importante: considerate ogni singolo giocatore citato nel suo periodo di massima forma. Partiamo con la selezione delle First Pick: il quintetto è notevole: Derrick Rose, Allen Iverson, LeBron James, Tim Duncan, Dwight Howard. C’è una dose di talento, carisma, tecnica e atletica tale da poter dominare la lega per anni senza rivali. La sola presenza di due tra i primi 10, forse 5, giocatori della lega come LeBron e The Big Fundamental è garanzia di successo. Se a questo aggiungiamo l’esplosività del Rose Mvp, i crossover e l’imprevedibilità di The Answer e il domino dei tabelloni di Superman, beh non ci resta che augurare buona fortuna agli avversari. Certo che in realtà distribuire i possessi sarebbe piuttosto difficile e non ci proviamo nemmeno, ciò che è lampante è la capacità di tutti e cinque i componenti del quintetto di mettere a referto punti con estrema semplicità.
A fronteggiare questa corazzata schieriamo il quintetto delle Steal of the Draft nei quali tra parentesi indichiamo il numero della chiamata: Steve Nash (15), Manu Ginobili (57), Kawhi Leonard (15), Draymond Green (35), DeAndre Jordan (35). La concretezza e la duttilità tattica miscelate alla fantasia; un tasso di competitività e di spirito agonistico mostruosamente elevato. Già distribuire i possessi in questo quintetto è molto più semplice, la fantasia del backcourt e l’atletismo della front line danno una quantità industriale di opzioni da far girare la testa a qualsiasi avversario e in difesa la sola presenza di Leonard incute timore ad ogni attacco. Si sa che importante tanto quanto il quintetto è la second unit, in grado di dare dinamismo e minuti di qualità nel momento in cui gli starting five tirano il fiato. Il First Pick Team vanta in guardia le scelte 2010 e 2011 Wall e Irving, Yao Ming come centro, Anthony Davis e Blake Griffin in ala. Tra le Steal of the Draft il secondo quintetto è composto da: Tony Parker (28) e Rajon Rondo (21), Tayshaun Prince (23), Marc Gasol (48), David Lee (30). In questo caso l’estro delle First Pick è più elevato rispetto a quello della second unit degli avversari che comunque sono altamente competitivi con un pacchetto arretrato estremamente rapido e fantasioso e una Front Line solida e concreta su entrambi i lati del campo. Da qui in poi tutto buio per quanto riguarda le prime scelte assolute: Olowokandy, Kwame Brown e Bennett non troverebbero alcuno spazio da qualsiasi coach sano di mente; Oden, Bargnani e Brand potrebbero avere poco più di qualche minuto; gli unici che potrebbero entrare nelle rotazioni e guadagnare minuti sono l’appena eletto ROY, Karl Anthony Towns e il suo predecessore nonché compagno di squadra ai Wolves, Andrew Wiggins. Anche Kenyon Martin e Bogut sarebbero in grado di dire la loro per dare robustezza e agonismo ad una squadra ricca di prime donne. Il resto del roster delle Steal of the draft è invece composto da giocatori parecchio utili alla causa: Kyle Korver (51), Stephen Jackson (43), Josh Richardson (40), Rashard Lewis (32), Michael Redd (43), Trevor Ariza (43) , Patty Mills (55), Hassan Whiteside (33), Giannis Antetokounmpo (15) e Capela (25) sono giocatori funzionali e in grado di garantire minuti importanti, ma d’altronde, mentre per le first pick abbiamo poche possibilità di scelta, fra le steal possiamo spaziare fra una innumerevole quantità di giocatori tra i quali trovare i più funzionali per creare un roster competitivo. Non ci resta che attribuire un coach a entrambe le squadre e se per le prime scelte urge un coach di prima scelta, che ne dite di Phil Jackson, alle Steal of the Draft attribuiamo un coach che ha sorpreso al suo primo anno portando i Thunder a competere fino in fondo in questa magica stagione NBA: Billy Donovan. Le squadre sono pronte per scendere in campo ma abbiamo ancora bisogno di un metodo che ci consenta di assegnare dei punti; per poterlo fare ci affidiamo ai successi, sia di squadra che personali, che tutti i giocatori citati hanno raggiunto durante la loro carriera: ogni titolo vinto vale 3 punti, il titolo di conference 1 punto, la presenza nel primo quintetto All NBA 1 punto, i titoli personali ( MVP, Defensive Player of the Year, Rookie dell’anno o migliore della lega in una delle varie statistiche) 0,5 punti. Fate le vostre considerazioni e provate a puntare un penny su quella che secondo voi risulterà essere la squadra vincente. Utilizzando i nostri parametri assisteremmo ad una partita epica, perché la qualità dei giocatori in campo è tale da garantire spettacolo e divertimento e ciò che darebbe ulteriore fascino è l’equilibrio che contraddistingue i nostri calcoli. Infatti la sommatoria dei punteggi che abbiamo scelto di adottare farebbe pendere la bilancia a favore delle First Pick che regolerebbero le Steal of the Draft per 96-94 con MVP della partita Tim Duncan e i suoi 34 punti.
Credit to: www.sportingnews.com
Qualunque siano le giocate che le vostre menti partoriranno per arrivare a tale punteggio, qualunque sia il giocatore al quale deciderete di far compiere la giocata decisiva, qualsiasi sia la rotazione dei giocatori che vorrete applicare nella vostra partita immaginaria, sappiate che scegliere per primo è un grande vantaggio ma saper scoutizzare ciò che il Draft propone, è un’alternativa valida per chi risultasse essere poco fortunato nella Lottery pre Draft. E ora… buona partita.
Checco Rivano
@checcorivano