Dopo l’esclusione forzata di gara 3 a causa della commozione cerebrale rimediata in uno scontro con Harrison Barnes in gara 2 delle NBA Finals, Kevin Love dovrebbe fare ritorno sul parquet in vista di gara 4 in programma questa notte alla Quicken Loans Arena contro i Golden State Warriors che conducono 2-1 nella serie.
Il lungo dei Cleveland Cavaliers è rientrato così nel protocollo imposto dalla Lega a proposito di concussion, un protocollo molto rigido fatto di controlli accurati ed esami specifici prima di dare il via libera al giocatore per ritornare all’attività agonistica.
I rumors vicini alla franchigia hanno parlato di un Love molto frustrato con la decisione dei medici che non gli hanno permesso di scendere in campo nella vittoriosa gara 3 di mercoledì. Nonostante le voci di alcune malelingue per cui lo staff tecnico avrebbe fatto pressione per non farlo giocare, la scelta è stata puramente medica e non tecnica, una scelta maturata dopo un’analisi accurata degli esiti dei vari test approfonditi sui parametri del prodotto di UCLA con l’unico intento di salvaguardarne la salute e l’integrità fisica.
La concussion policy della NBA prevede, oltre ai vari esami dettagliati, una serie di fasi per la ripresa dell’attività: cyclette, corsa, lavoro di agilità e allenamento coi compagni senza contatto fisico. L’idoneità per ritornare a giocare viene garantita soltanto se al termine di tutti e quattro gli step le condizioni dell’atleta non evidenziano problemi di sorta o lasciano presupporre danni latenti.
In ogni caso Love sembra stare meglio e l’ok di Cavs e NBA sembra ormai scontato secondo quanto riportato dal giornalista molto vicino alle vicende di Cleveland, Jason Lloyd dell’Akron Beacon Journal. Resta da capire invece con che ruolo tornerà nelle rotazioni di coach Tyronn Lue, che parrebbe intenzionato a riproporre Richard Jefferson in quintetto anche in gara 4 con l’ex giocatore dei Timberwolves che partirebbe dalla panchina.
L’apporto di Love è quanto mai importante nel corso della serie e il suo ritorno non può far altro che piacere a LeBron James e compagni, ma forse la soluzione di escluderlo dallo starting five può essere più che una bocciatura, un vantaggio per il nativo di Santa Monica che nella second unit dei Cavs potrebbe fare più male ai Warriors, viste anche le difficoltà – soprattutto difensive – palesate nei primi due episodi delle Finals in quel di Oakland.