Gara 5, James&Irving impongono il 3-2. Recap&Pagelle.

CLEVELAND CAVALIERS

LeBron James, NOVE PIÙ: Il Re che disputa una partita regale. Nei primi frangenti sembra essere poco incisivo, poi inizia a smistare palloni, a coinvolgere i compagni (quando non si mette in proprio, come il più delle volte) e poi la sua prestazione evolve lentamente in quello che ci si aspetta da LeBron James. E forse anche un po’ di più. 41 punti,16 rimbalzi, 7 assist,3 stoppate e 3 rubate per l’all around per eccellenza. Ci inchiniamo al Re.

Kevin Love, QUATTRO: Seriamente ha giocato quasi 33 minuti? Se LeBron può essere “fantasmagorico”… Love si ferma al “fantasma”.

Tristan Thompson, SETTE: Il referto dice rimbalzi e 6 punti. Solita dose di gomitate sotto i tabelloni. Certo, senza Green e con l’infortunio di Bogut è tutto più semplice.

J.R. Smith, QUATTRO E MEZZO: Parte bene, molto bene. Poi si perde, non si sa dove e come. Oggi c’erano i super-LeBron e super-Kyrie, ma se i Cavaliers vogliono andare avanti avranno bisogno anche di un – almeno – J.R. nella media.

Kyrie Irving, NOVE ABBONDANTE: L’unico a produrre qualcosa in attacco, insieme a James. E che produzione. I due si trovano e guidano la squadra. Irving mette particolarmente in mostra il talento. Si resta a bocca aperta, da tanto che ce n’è. Prestazione mostruosa, con il 70% dal campo!

Richard Jefferson, SETTE: Nonostante la vittoria, sono in pochi dei Cavs che si salvano. Il veterano è uno di questi, si notano la freddezza e l’esperienza.

Iman Shumpert, QUATTRO: All’inizio è come se non ci fosse in campo, poi per i Cavs sarebbe meglio che tornasse a sparire. Perché in difesa crea qualche buco e in attacco si possono contare sulle dita di una mano le scelte giuste. Magari sarebbe anche un QUATTRO E MEZZO, ma ci sentiamo di confermare il QUATTRO anche solo per la capigliatura.

GOLDEN STATE WARRIORS

Andre Iguodala, OTTO: Importantissimo in difesa, molto positivo in attacco. Quante ne sa. Ma contro questo LeBron James è difficile fare di più, se non hai almeno una catena per legargli le gambe. Con l’assenza di Green, ancora più indispensabile.

Harrison Barnes, CINQUE: Prima non si fa vedere in attacco, poi forza, poi ci prova senza risultato. Entra in partita tardissimo, troppo tardi per accorgersi che senza Green e Bogut il suo apporto era richiesto e necessario.

Andrew Bogut, S.V.: Esce presto per un infortunio. Lo citiamo per fargli i migliori auguri, sperando non sia nulla i grave.

Klay Thompson, OTTO MENO MENO MENO QUASI SETTE E MEZZO: Si guadagnerebbe un NOVE E MEZZO se la partita fosse finita con i primi due quarti. Pulito, efficiente, prende i tiri giusti (e ne prende tanti), contribuisce seriamente in difesa. Ma il secondo tempo?

Steph Curry, SETTE: Normale amministrazione? Non è quello che ci si aspetta da Steph Curry. Per la prestazione, vedere l’inverso dell’altro Splash Brother. Cresce lentamente, ma gli intangibles ci sono tutti. La difesa è buona, ma la selezione di tiri non eccelle. Poco coinvolto e poco coinvolgente nel gioco con i compagni. Warriors comunque più organizzati dei Cavs, ma la fluidità non è quella delle partite migliori.

Shaun Livingston, SETTE: Ci regala alcune giocate spettacolari (vedi poster su Jefferson) e tanta concretezza e proposività.

Anderson Varejao, Marresee Speights, CINQUE (lasciamo al lettore la scelta di considerarlo un voto comune o sommato): La forma non è al massimo. Se dovranno sostituire Bogut in pianta stabile, vedremo Tristan Thompson sfregarsi le mani pregustando dominazione sotto i tabelloni. Varejao trova comunque il tempo di imbarazzare la pallacanestro con quel contropiede.

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Alessandro Bonfante

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