I Playoffs 2016 rimarranno nella storia per alcuni motivi: il primo titolo per i Cleveland Cavaliers, i Golden State Warriors “capaci” di farsi rimontare per la prima volta in assoluto da 3-1 avanti nelle NBA Finals e le tante, troppe polemiche sugli arbitri. Mai come nell’ultima postseason sono piovute critiche da allenatori, giocatori e addetti ai lavori sulle direzioni arbitrali, con polemiche più simili al calcio che al basket.
Ha fatto molto discutere il cosiddetto L2M, ovvero il last-two-minute report, la relazione redatta dalla Lega sulla rivisitazione delle chiamate arbitrali negli ultimi due minuti dei tempi regolamentari di ogni partita. Una relazione introdotta dalla Lega al fine di aumentare la trasparenza il più possibile, ma che a un certo punto è stata anche criticata dall’associazione arbitri che ne voleva l’abolizione o perlomeno la sospensione visto il vespaio di polemiche creato dopo alcune pubblicazioni e l’enorme pressione messa sulla classe arbitrale.
Pressione che c’è sui giocatori, figuriamoci sugli arbitri che tuttavia si sono rifatti alla grande nell’ultima partita della stagione: in gara 7 di domenica scorsa con l’anello in palio, sono state effettuate 18 chiamate negli ultimi due minuti di gioco. Ebbene, tutte e 18 sono state giudicate dalla NBA nel L2M report come corrette, segno di un’ottima direzione da parte della terna composta da referees esperti quali Mike Callahan, Dan Crawford e Monty McCutchen.
Una sorta di rivincita per la classe arbitrale, o forse no, soltanto una conferma della qualità e dell’elevata competenza degli arbitri che sono i migliori del mondo e non per caso fischiano nella Lega più importante del pianeta dove il ritmo è a tratti disumano. A volte capita la svista, l’errore, la mal interpretazione di una situazione di gioco ma non va mai messa in discussione l’integrità dei fischietti che sono professionisti super preparati e un vero e proprio fiore all’occhiello della NBA.