Nato il 19 settembre 1996, Dejounte Murray, altri non è che l’ennesimo prodigio fuoriuscito da quella fucina di campioni che è Seattle, al quale è legatissimo come la gran parte di quei campioni che hanno solcato i parquet della NBA ed i campi della NFL e della MLB: dalla Rainier Beach High School al palcoscenico più importante del basket pro il passo è breve e se pensiamo che a percorrere questo stesso tragitto sono stati personaggi del calibro di Jamal Crawford e Nate Robinson, non possiamo che immaginarci un futuro altrettanto roseo per il Freshman di University of Washington. Murray infatti, dopo aver condotto Rainier HS al titolo statale per ben 3 anni consecutivi, nonostante un discreto numero di offerte di borsa di studio, decide di rimanere nello stato natale per mettersi nelle mani di Coach Romar ed entrare quindi nelle fila dei Washington Huskies, al pari dell’altro Freshman meraviglia Marquese Chriss che vedremo più avanti nel nostro Road to Draft 2016.
L’aver citato Jamal Crawford non è stato assolutamente casuale, tant’è che il funambolico cestista dei Clippers ha già letteralmente preso da tempo Murray sotto la sua ala protettrice elevandosi a mentore e “Big Brother” di quest’ultimo che come andremo ad analizzare, ricorda molto lo stesso Crawford nelle movenze ed in determinate abilità: Murray è una combo guard ( PG/SG ) di 1.96 m. con un’impressionante apertura alare di 2.07 m. che ne fanno un eccellente rimbalzista per la posizione che occupa in campo ( 6 rimbalzi di media nell’annata a UW ) ed un discreto difensore sul perimetro, caratteristica che gli viene già riconosciuta di buon livello da parte di più scout NBA; la sua altezza, a cui va ad aggiungersi un’elevata intelligenza cestistica, gli permette, inoltre, di leggere molto bene la situazione di gioco al di sopra del suo difensore, facendone un passatore eccellente.
A livello atletico, detto dell’altezza e dell’apertura alare, va sottolineato come nonostante sembri essere un po’ leggero, Murray sia dotato di ampie spalle e sia ancora piuttosto acerbo dal punto di vista fisico, il che fa pensare a dei buoni margini di sviluppo una volta arrivato in NBA e come non disdegni già da adesso il contatto fisico buttandosi spesso in area di gioco accettando i contatti con giocatori più prestanti di lui: il suo istinto ad entrare in area comunque è supportato da qualità eccelse nel cambio di passo rapido ed un’agilità fuori dal normale, probabilmente la più impressionante tra tutti i talenti di questo Draft 2016; agilità, cambio di passo ed istinto che fanno il paio con le sue notevoli doti di ball handling, per le quali sembra ricordare davvero molto il suo mentore in maglia Clippers che, nella categoria specifica, ricordiamo essere forse il “peso massimo” nella NBA.
Qualità da funambolo che ne fanno un prospetto intrigante in fase offensiva nella quale, va detto, ha dimostrato notevole maturità non eccedendo mai in giocate spettacolari e fini a se stesse, impressionando gli scout per la capacità di sapersi contenere scegliendo sempre i momenti di gioco, qualità rara in un giocatore di questo tipo di cui rimangono lampanti la maestria nel crearsi il tiro dal palleggio e l’abilità nell’esecuzione del Floater che sembrano essere le sue principali armi d’attacco come vedremo nel video a seguire.
I dubbi su Murray non sembrano essere pochi anche se molti di questi vanno circostanziati alla giovane età ed al fatto che potrebbero essere facilmente dissoluti nell’approdo tra i pro: come abbiamo già detto il prodotto di UW non ha paura di buttarsi in area e cercare il contatto ma quasi mai riesce a concludere al ferro vista anche lo scarso atletismo e, qualora non riuscisse nello sviluppare un’impostazione fisica degna della NBA, il suo gioco potrebbe risultarne alquanto deficitario; inoltre, per quanto riesca a controllare i suoi istinti da playground, questo non si traduce automaticamente nella possibilità che qualcuno al piano di sopra decida di affidargli le chiavi dell’attacco della propria squadra, in virtù delle palesi carenze dimostrate nella gestione di situazioni di pressing e delle 3.3 palle perse di media con cui ha concluso la sua esperienza negli Huskies( a fronte di 4.4 assist ad allacciata di scarpe ).
Le perplessità maggiori Murray le solleva nel tiro: una buona forma su cui poter lavorare questo è certo, ma il rilascio del pallone sembra essere troppo lento e l’inefficacia delle conclusioni dalla media/lunga distanza hanno spesso portato i difensori ad adeguarsi passando sotto i blocchi e “battezzandolo” per non cadere preda del suo ball handling; qualora Murray non riuscisse a migliorarsi in un fondamentale decisivo come il tiro il suo gioco ne risentirebbe pesantemente, bloccando ogni suo eventuale sviluppo su altri versanti.
Per quanto riguarda la metà campo difensiva invece i dubbi circa Murray appaiono delineati per quanto riguarda la sua tenuta mentale: le potenzialità per veder fiorire un ottimo difensore ci sono tutte, vista la lunghezza delle braccia e gli istinti d’intercetto ma in questa stagione collegiale il ragazzo di Seattle ha palesato ampi spezzoni di “amnesie” e disinteresse per la difesa; spesso abbiamo assistito a momenti del gioco in cui Murray pareva come estraniato dalla partita non seguendo l’uomo lontano dalla palla o abbandonando il proprio dirimpettaio fin troppo velocemente rispetto ai tempi dell’azione.
Murray non è chiaramente un giocatore già pronto per l’NBA, gli scout gli riconoscono però un elevato “upside” e la possibilità, quindi, di poter diventare un giocatore decisivo per la franchigia che lo sceglierà negli anni a venire: in un ruolo molto delicato visti i possibili sviluppi da PG è supponibile che a sceglierlo sarà qualche franchigia che non necessiti di un giocatore in grado di poter dare da subito un contributo importante ma che abbia modo di poterlo sviluppare all’ombra di qualche guardia più esperta, inoltre, essendo tanto il talento da sviluppare, è difficile pensare che possa scendere al di sotto della chiamata 17-18; molti Mock Draft lo danno come possibile scelta per Denver alla chiamata numero 15 ma chi vi scrive non si sente di sposare questa teoria considerata la presenza di una giovane guardia come Mudiay, pensando Murray come un’opzione più valida per Chicago ( #14 ) e Memphis ( #17 ) qualora decidessero di affiancare a due play esperti, e non più al culmine della propria parabola, come Rose e Conley, un possibile crack per l’avvenire.