Nato il 18 marzo 1994 a New London ( Connecticut ), Kris Dunn è un playmaker di grande prospettiva, che in molti quotano come una delle prime 5 chiamate del prossimo Draft, messosi in gran luce durante il periodo liceale a New London High School prima e, successivamente, al College dove ha militato nelle fila dei Providence Friars: campione statale nel 2011 quando, con una spaventosa media di 26.5 punti, 10 rimbalzi, 5 assist e 5 recuperi, ha trascinato i suoi ad un record di 27-0; più difficile l’esperienza collegiale nel Rhode Island con i Friars, costellata di infortuni abbastanza seri nelle prime due stagioni.
Infortunatosi una prima volta nel giugno 2012, fu costretto a saltare buona parte della preparazione e dell’inizio stagione del suo anno da Freshman, potendosi rendere disponibile a Coach Cooley solo a fine dicembre, collezionando quindi solo 27 presenze nella stagione di debutto nel mondo collegiale; non andò meglio per Dunn nel suo anno da Sophomore, che fu costretto ad abbandonare per un nuovo intervento alla spalla nel dicembre 2013 dopo aver disputato solo 4 incontri in maglia Friars.
Questi infortuni iniziavano a pesare come un macigno per le possibilità NBA del talento del Connecticut ma, una volta tornato con costanza sul parquet, questi è riuscito a diradare i dubbi che si erano andati accumulando sulla sua integrità fisica a suon di punti, assist e difesa: 15.6 punti, 7.5 assist, 5.5 rimbalzi e 2.7 recuperi al suo terzo anno, medie buone a guadagnarsi il Big East Defensive Player of the Year ed il Big East Player of the Year; riconoscimenti che conquista anche nel suo quarto ed ultimo anno nel Rhode Island, dove decide di rimanere per conseguire la laurea, viaggiando ad una media di 16.4 punti, 6.2 assist, 5.3 rimbalzi e 2.5 recuperi, ed al contempo trascinando i suoi Friars al Second Round del torneo NCAA.
Un talento puro nel ruolo di playmaker dove ha saputo mostrarsi costantemente in grado di migliorarsi e di acquisire una sempre maggiore versatilità in tutte le fasi del gioco: un fisico ed un atletismo davvero notevoli per il ruolo, Dunn infatti ai suoi 193 cm. e 100 kg. aggiunge un’esplosività di livello assoluto, buona per confrontarsi già in NBA, che gli permette un’ampia gamma di soluzioni con la palla in mano; innanzitutto va sottolineato come non abbia difficoltà alcuna ad andare sopra al ferro ( come potrete vedere nei video che seguiranno ) ed inoltre, questi suoi dirompenti mezzi fisici gli danno modo di attaccare in campo aperto a velocità incredibili, che lo rendono sicuramente il migliore playmaker di questo Draft nell’attacco in transizione, suo vero fiore all’occhiello, se pensiamo che 49 dei 207 assist smistati in stagioni sono stati prodotti in questa situazione.
Questo strapotere fisico dimostrato contro i pari ruolo a livello collegiale ha messo in luce anche altri aspetti interessanti del suo gioco offensivo, come la possibilità di attaccare con facilità dal gomito o di avere un’ampia visione dell’attacco, potendo osservare il diramarsi della manovra al di sopra della testa del proprio difensore: i vantaggi per Dunn non finiscono certo qui se è vero che il meglio del suo bagaglio atletico lo esprime nella metà campo difensiva; il potenziale difensivo dell’ex Friars è enorme e decisamente noto agli scout NBA, abbacinati dalla possibilità per questa PG di poter difendere 2-3 posizioni grazie anche ai velocissimi piedi che gli permettono gli spostamenti laterali necessari a sbarrare la strada agli avversari, i quali a loro volta debbono guardarsi bene dalle tremende doti in anticipo del ragazzo nonché dalla sua costanza nel cercare la palla.
Un playmaker forte, veloce, difficilmente superabile in difesa che ha messo in mostra inoltre un discreto gioco di pick&roll e un tiro dalla lunga migliorabile ma già affidabile ( 37,2% da 3 pt. ): un gran giocatore che farà venire l’acquolina in bocca a molti GM che dovranno necessariamente tenere conto però di qualche deficit mostrato da Dunn nella sua parentesi in Rhode Island.
Uno dei punti di forza di Dunn risulta essere anche la sua debolezza: parliamo dell’aggressività che mette in campo; se da un lato ne fa un ottimo agonista già pronto per il palcoscenico professionistico, dall’altro lato lo porta a strafare in alcune situazioni di gioco.
Detto della tendenza a correre velocemente il contropiede per cercare il gioco in transizione, spesso questa lo porta ad un elevato numero di palle perse ( 4.2 a partita, il dato più alto tra le PG di rilievo di questo Draft ) causate vuoi dalla scarsa accuratezza nei passaggi, dove eccede in soluzioni no-look e “proiettili” ai compagni, vuoi per la ricerca frettolosa del ferro, nei pressi del quale fa sì valere un ottimo atletismo ma non una pari pulizia nelle conclusioni; questa voglia di fare più del dovuto in difesa si traduce istantaneamente in un grande quantitativo di falli commessi, problema con cui Dunn e, di conseguenza, Providence ha dovuto confrontarsi durante tutto l’arco della stagione.
A quanto detto va aggiunto anche un tiro dalla media poco consistente che mal cela le sue doti di penetratore, ma il punto di domanda più grande che pende sulla candidatura nelle zone nobili del Draft di un ragazzo che viene costantemente paragonato al primo Wade è un altro: la salute; gli anni passati ai box non sono pochi per un atleta di 22 anni e l’arrivo in una lega di super atleti in cui, oltre allo sforzo nel gioco, vanno tenuti in considerazione fattori psicologici e di tenuta come le 82 partite ed i continui spostamenti non sono incoraggianti per la scelta di un giocatore il cui talento rimane comunque lì da vedere.
I pro sembrano essere maggiormente influenti dei contro ed è presumibile che Dunn venga scelto molto alto nel Draft 2016 dove in molti credono verrà selezionato alla chiamata numero 3 da Boston: chi vi scrive, tuttavia, crede che i Celtics abbiano necessità maggiori nel ruolo, anche se Dunn bene si potrebbe adattare al gioco di Stevens; è più plausibile che per lui spenda la chiamata qualcuno che abbia voglia di un playmaker di prospettiva in grado di portare da subito il suo contributo per la franchigia, come Minnesota alla #5 qualora decidesse di tradare Rubio o LaVine oppure i New Orleans Pelicans alla #6, questi ultimi necessiterebbero davvero molto di un giocatore come Dunn, ma difficilmente questi scenderà così in basso nella Draft Chart.