Offseason Preview. Minnesota Timberwolves: future is now

L’infortunio di Sam Cassell, l’eliminazione per mano dei Los Angeles Lakers, l’addio di Kevin Garnett. Poi il buio. L’impetuoso vortice delle sconfitte si abbatte furiosamente su Minneapolis e non c’è tentativo di ricostruzione che tenga, almeno fino all’anno scorso.

La stagione e il Draft

A dire il vero, neppure nella stagione appena archiviata la squadra è riuscita a scrollarsi di dosso leitmotiv della Lottery che da 12 anni ormai accompagna i Timberwolves nel loro affannoso peregrinare alla ricerca di un punto di svolta. Infatti, nonostante la presenza in squadra delle due ultime prime scelte al Draft (sarebbero state tre, se solo il povero Anthony Bennett avesse dimostrato di conoscere anche solo le regole della pallacanestro), tali Andrew Wiggins e Karl-Anthony Towns, i Timberwolves hanno concluso la stagione con il poco invidiabile record di 29-53, il 26° dell’intera Lega. La prematura scomparsa di un mentore del calibro di coach Flip Saunders, vero e proprio monumento in quel di Minneapolis, non ha sicuramente giovato al processo di crescita della squadra, che nonostante tutto ha saputo mostrare sprazzi di puro talento, alternati però a troppe pause fisiche e mentali, dovute sopratuttto alla giovane età media del roster. Per sviluppare al meglio le potenzialità del gruppo, la dirigenza ha deciso di scaricare il coach ad interim Sam Mitchell e di puntare su coach Tom Thibodeau, reduce da un anno sabbatico dopo un lustro di alterne fortune a Chicago. Noto per la cura maniacale della fase difensiva, Thib avrà il compito di trasformare una montagna di talento grezzo in una squadra che nel giro di pochi anni potrà legittimamente ambire a rimandare regolarmente le vacanze a fine giugno: avere a disposizione il Rookie of the Year e alcuni tra i giovani più promettenti del panorama americano aiuterà eccome.

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La Dea Bendata, in virtù degli scarsi risultati ottenuti nella stagione appena conclusa, ha affidato  ai Lupi del Minnesota la preziosa quinta scelta del recentissimo Draft, che il front office ha speso per assicurare un nuovo e talentuosissimo pezzo al prezioso giocattolo di Tom Thibodeau. Il nuovo arrivato risponde al nome di Kris Dunn, point guard in uscita da Providence, che nell’ultimo anno ha collezionato 16.4 punti, 5.3 rimbalzi e 6.2 assist. E’ sicuramente molto presto per i paragoni ma, volendoci sbilanciare, il ragazzo ricorda molto il primo Russell Westbrook e non possiamo che augurargli di seguire le sue orme, in virtù di quella esplosività che nel bene e nel male li accomuna (al netto dei pregi, l’aggressività resta un fattore da limare al più presto per limitare palle perse ed evitabilissimi falli). L’ottima struttura fisica, la buona predisposizione alla difesa (fondamentale per lavorare bene con Thibodeau, che proprio per questa sua caratteristica aveva messo il nome di Dunn in cima alla lista dei desideri) e una rispettabilissima capacità di tiro lo rendono molto probabilmente il migliore dell’intera Draft class dopo i più quotati Simmons e Ingram, ma non è detto che Dunn rimanga in Minnesota. Già da tempo infatti il front office dei Timberwolves ha aperto le trattative per portare Jimmy Butler in Minnesota: i contatti, che prevedevano l’inserimento della quinta scelta spesa poi per Dunn, sono proseguiti senza successo anche nel corso del Draft, ma nelle prossime settimane le cose potrebbero cambiare.

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Il mercato

L’ingaggio di Thibodeau e le enormi potenzialità del gruppo proiettano i Timberwolves in una dimensione totalmente diversa da quella degli anni passati. Se infatti l’appeal di una città come Minneapolis rimane comunque non esattamente irresistibile, le ottime prospettive di crescita fanno sì che diversi free agent di medio-alto livello facciano più di un pensierino su un eventuale trasferimento nella città dei laghi. Ci sarà da vincere la concorrenza di Knicks e Wizards, ma il primo nome sulla lista è quello di Joakim Noah, fedelissimo di Thibodeau e reduce da una deludente stagione vissuta nel caos dirigenziale e tecnico di Chicago. Il lungo francese, oltre a portare energia in difesa e presenza a rimbalzo, andrebbe a formare un formidabile duo di mentori per i giovani lunghi della squadra insieme al leggendario Kevin Garnett. Pare infatti che The Big Ticket non sia ancora pronto ad appendere le scarpe al chiodo e che abbia tutta l’intenzione di mettere la sua sconfinata esperienza al servizio della squadra, il tutto alla non proprio modica cifra di 8 milioni. Al di là di questioni puramente economiche, il problema numero uno in casa Timberwolves ha un nome e un cognome: Ricky Rubio. Il playmaker spagnolo nei 5 anni trascorsi sui parquet americani non è ancora riuscito a passare da giovane di belle speranze a fuoriclasse, che è forse la metamorfosi più complessa per un giocatore di basket. I tifosi e la dirigenza sono ormai stufi delle sue ormai celebri difficoltà al tiro, che lo costringono a subire umilianti “battesimi” da parte delle difese avversarie, pertanto in caso di buone offerte verrebbe messo alla porta senza troppe smancerie: in quest’ottica si spiega la scelta di Kris Dunn al Draft, un affidabile playmaker in grado di sopperire senza problemi all’eventuale partenza dell’ex Barcellona. Un’altra situazione spinosa è quella che riguarda Nikola Pekovic: il centro montenegrino è ormai fuori dal progetto tecnico, ma sarà difficile trovare qualcuno disposto ad accollarsi il suo contrattone da 12 milioni di dollari. E’ di qualche giorno fa la voce che vorrebbe i Timberwolves sulle tracce di Kenneth Faried, lungo dei Denver Nuggets. Esiste un profondo rapporto di stima tra The Maniman e coach Thib che risale ai Mondiali 2014, ma per convincere il front office dei Nuggets a cedere uno dei suoi uomini migliori bisognerà mettere sul piatto qualche asset particolarmente invitante. Chiudiamo con il botto: sono sempre più insistenti le voci di un fortissimo interesse dei Timberwolves per Jimmy Butler, stella dei Chicago Bulls e pupillo di coach Thib. Come già detto, la dirigenza di Minneapolis sembra addirittura disposta a cedere Kris Dunn pur di arrivare al prodotto di Marquette, ma nella Windy City preferirebbero che nell’affare venga inserito anche il promettente Andrew Wiggins. Considerando l’attuale distanza tra le parti, le numerose pretendenti e il recente scambio di Derrick Rose (difficilmente i Bulls si priveranno di entrambi i giocatori simbolo, ma mai dire mai), non è detto che la trattativa vada a buon fine, ma di certo un colpo del genere farebbe salire non poco le quotazioni dei Timberwolves per gli anni a venire.

“Chi vuole venire con me a Minneapolis?” (credits to www.bullnation.net via Google)

Il futuro

Con l’arrivo di innesti di qualità del calibro di Butler, la squadra, guidata da un coach esperto come Thibodeau, potrebbe fare il salto di qualità e tornare a disputare i Playoff dopo 12 anni di attesa. Naturalmente le aspettative per la postseason non saranno alte, soprattutto in una Conference agguerrita come quella occidentale, ma il coach e la sua truppa potrebbero comunque togliersi qualche soddisfazione dopo anni di vacche magre. Tuttavia, potrebbe essere necessario un ulteriore anno di rodaggio per i pur talentuosi ragazzi del Minnesota, forse troppo acerbi per competere con squadre più esperte ed attrezzate per staccare il pass per la postseason.

L’intero Minnesota si augura che Towns, Wiggins, LaVine, Dunn e l’intero branco di enfant prodige riesca finalmente a riportare i Timberwolves ai fasti del 2004. Solo il tempo ci dirà se i nuovi beniamini di Minneapolis rappresentano la luce in fondo al tunnel della delusione in cui da troppo tempo i Lupi sono intrappolati, ma una cosa è certa: stavolta sognare è lecito.

LEGGI ANCHE: Cleveland Cavaliers; Miami Heat; Golden State Warriors;Oklahoma City Thunder; Portland Trail Blazers; San Antonio Spurs; Los Angeles Clippers; Toronto Raptors; New York Knicks; Philadelphia 76ers; Los Angeles Lakers; Chicago Bulls; Phoenix Suns; Boston Celtics; Houston Rockets; Denver Nuggets

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Pubblicato da
Federico Ameli

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