Offseason Preview. Brooklyn Nets: si stava quasi meglio nel New Jersey

Non sono state per nulla esaltanti le ultime stagioni dei Brooklyn Nets e se da una parte del ponte si piange, dall’altra c’è ben poco da ridere. L’universo della palla a spicchi americana è stato travolto dai megalomani progetti del miliardario Mikhail Prokhorov, il quale ha provato a fare a modo suo, prima di capire che forse non basta scucire assegni per arrivare a giocarsi il titolo.

La stagione e il draft

Lionel Hollins ha provato a tenere le fila del discorso il più possibile, ma inevitabilmente questa era una squadra destinata ad implodere. La situazione stessa del Barclays Center è lo specchio di una franchigia che naviga a vista. Uno dei più magnifici palazzetti degli Stati Uniti (dare a Mikhail ciò che è di Mikhail) viene bazzicato da poco più di 15 mila spettatori a partita. Meno spettatori paganti nell’ultima stagione li hanno collezionati soltanto Nuggets, T’Wolves e Sixers. Oltre alle poche vittorie, la squadra non diverte, arranca in un gioco molto statico in cui Brook Lopez e Joe Jhonson tengono la palla per farne un po’ quello che vogliono. Il 46,8% dei punti della squadra vengono dal pitturato, il che vuol dire che o Lopez e Young (a tutti gli effetti secondo violino dopo la dipartita di Jhonson) sono in serata, oppure di vincere non se ne parla. Anche perché se non funziona l’attacco, e non è un’eventualità così recondita, non ci si può certo aggrappare a un sistema difensivo al limite del presentabile. La squadra subisce 110,9 punti ogni 100 possessi, con Bargnani e Bogdanovic in campo si arriva addirittura a 115. Hollins resiste fino ai primi di Gennaio, poi il suo assistant Tony Brown ne rileva l’incarico ad interim. Prokhorov decide di sbarazzarsi anche di Billy King, il GM che ha dilapidato il futuro della franchigia, per poi chiedere aiuto allo stesso King per trovare un nuovo General Manager. Teoricamente King è ancora stipendiato da Prokhorov, le mansioni specifiche dell’ex GM (sostituito da Sean Marks) le sa solo l’istrionico owner. La squadra termina penultima ad Est, con appena 21 vittorie all’attivo. Sul pino si siede Kenny Atkinson, assistant ai Knicks, agli Hawks e attuale head coach della Repubblica Dominicana.

NetsNets

In bocca al lupo Kenny!

Come anticipato la possibilità di costruire un futuro partendo dal draft non è un opzione dalle parti di Brooklyn. La trade che ha portato Pierce, Garnett e Terry nella Grande Mela ha richiesto un sacrificio in termini di scelte troppo elevato per il reale contributo che i tre campioni, piuttosto avanti negli anni, sono riusciti a dare in maglia Nets. Quindi Sean Marks ha dovuto ingegnarsi per portare a casa un paio di scelte durante l’ultimo draft. Con Thadeus Young spedito ad Indianapolis, la franchigia continua il suo processo di rebuilding, privandosi di un contratto da oltre $12 milioni, e acquisendo la pick 20 dai Pacers, con la quale viene chiamato Caris LeVert. Senior da Michigan, arriva in NBA con un curriculum di tutto rispetto che lo vede come ottimo realizzatore (16,4 a partita) e discreto rifinitore del gioco (4,9 assist con appena 1,3 perse), il tutto in un corpo che sfiora i due metri. Molto pericoloso sia dal mid-range che da oltre l’arco, le sue percentuali calano quando deve attaccare il ferro, specialmente contro giocatori più grossi di lui. Anche in difesa deve lavorare, soprattutto negli 1vs1, ma la vera incognita che tormenta LeVert sono le sue condizioni fisiche. Nelle ultime due stagioni ha giocato appena 33 partite, di conseguenza sarà compito dello staff medico dei Nets occuparsi di questo ragazzo tanto fragile quanto mortifero al tiro.

Le manovre del GM Marks non finiscono qui, dal momento che scambia la 55 più soldi in cambio della 42 dei Jazz, spesa poi per Isaiah Whitehead. Il ragazzo, nato e cresciuto a Brooklyn, aveva attraversato il ponte per giocare con Seton Hall University. Adesso può tornare a casa, desiderio mai celato da Whitehead. Soprassedendo sui motivi personali, la scelta dei Nets può non essere la peggiore, poiché un apertura alare di 205 cm in una guardia non è così banale trovarla. Le lunghe leve gli permettono di essere efficace sulle linee di passaggio, inoltre i pariruolo ne subiscono l’elevazione quando tira e le sue percentuali sono più che discrete. Quando riesce a prendere la giusta decisione è anche un buon passatore, tuttavia questo non capita spesso e deve migliorare nella gestione dei possessi, così come deve migliorare nella difesa sul perimetro dove abbocca troppo facilmente a finte o serie di blocchi. In ogni caso questo è un tiratore vero, vedere per credere.

Isaiah Whitehead Full Highlights vs Villanova (3-13-16) 26 Pts 3 Asts, BIG EAST MVP!

Il mercato   

La rottamazione di una squadra che non si è mai spinta oltre le semifinali di conference da quando Mikhail Prokhorov ne è il proprietario, ha portato in dote a Sean Marks un capitale importante a disposizione. Il futuro di Jarret Jack è ancora in bilico e la deadline è fissata al 30 Giugno, quando i $6,3 milioni saranno garantiti per un altro anno. I Nets vogliono aspettare fino all’ultimo e capire se ci sono i margini per provare a prendere una point guard di livello superiore. Chi invece è uscito dal contratto è l’altro playmaker della squadra, ovvero Shane Larkin, il quale esplorerà la free-agency con Brooklyn che rimane un’opzione forte. Stesso futuro dovrebbe toccare a Wayne Ellington che ancora deve prendere una decisione, ma vista l’abbondanza nel suo ruolo (Kilpatrick, Bogdanovic, Markel Brown) e le scelte al draft, entrambe simili per caratteristiche ad Ellington, sembra difficile ipotizzare un futuro al Barclays Center per il prodotto di North Carolina. Così come non sarà un giocatore dei Nets la prossima stagione nemmeno Thomas Robinson, gestito malissimo dal coaching staff e in cerca di riscatto, e Sergey Karasev che giocherà allo Zenit per il padre Vasily. Al netto di queste operazioni, considerando anche i $5,4 milioni che andranno versati nelle casse di Deron Williams fino al 2020 (altra mossa lungimirante dell’ex GM King), lo spazio salariale a disposizione dei Nets si aggirerà intorno ai 55 milioni di dollari. Un’enormità.

Mi dovete dei soldi vero?

Archiviando subito i discorsi sui top free-agent, allettati da Brooklyn come un musulmano lo può essere da un cheeseburger, il GM Marks ha già trovato il backup naturale di Lopez in Egidijus Mockevicius. Lituano, ha passato quattro anni ad Evansville (sperduto college nell’Indiana) dove ha preso tutti i rimbalzi che poteva prendere, chiudendo il suo anno da senior con 14 (QUATTORIDCI!) di media che gli valgono il titolo di miglior rimbalzista in NCAA. Al draft non lo prende nessuno, così Marks gli offre un contratto di un anno parzialmente garantito che gli permette di sbarcare in NBA a 23 anni. Tuttavia il reparto lunghi è quello con più carenze e per assurdo quello meno battuto fino ad ora. Gli unici nomi fatti riguardano un interesse per Noah, il quale è al centro dei desideri di parecchi GM che potrebbero sicuramente assicurargli un contesto più competitivo, e un timido sondaggio per Lance Thomas che comunque può tornare utile come uomo di rotazione, sicuramente non come starter. Sarebbe un fenomeno coach Atkinson se riuscisse a strappare Al Horford, suo giocatore sia agli Hawks e soprattutto con la Repubblica Dominicana,  ad una concorrenza spietata. Tra i due il rapporto è ottimo ma difficilmente basterà questo per convincere uno dei centri più bravi ad aprire il campo ad accettare un contesto ad oggi perdente come quello dei Nets.

Più interessanti invece le voci che riguardano un paio di lunghi europei, Vesely e Bourousis, entrambi reduci da un’ottima stagione ed entrambi alla caccia di un contratto oltreoceano. Soprattutto l’ex Real Madrid potrebbe fare più che comodo alle esigenze di coach Atkinson dal momento che tira con oltre il 38% da 3 e risulta essere un fattore a rimbalzo quando riesce a rimanere sul pezzo. Infatti il grande merito di Perasovic è stato quello di plasmare mentalmente il greco, il quale ha qualità indiscusse ma concentrazione un po’ altalenante. Chi invece con il Real ci gioca ma non si sa ancora per quanto, è Sergio “Chacho” Rodríguez, sul quale i Nets sembrano in vantaggio. Il geniale playmaker di Tenerife vorrebbe tornare in NBA, dove ha raccolto pochi consensi tra il 2006 e il 2010 prima di tornare in Europa e diventare lo spettacolo in movimento più bello da vedere in questa decade. A proposito di point guard diciamo eclettiche; anche Rajone ha messo Brooklyn come meta preferita. Rondo aveva espresso il desiderio di giocare per una delle due franchigie newyorkesi, tuttavia l’arrivo di Rose al MSG ha esponenzialmente accresciuto le possibilità dei Nets. Qualora non si dovesse concretizzare l’opzione Rondo, Marks continua a monitorare le situazioni di Lin e Jennings, sperando magari che si possa aprire un pertugio anche per Conley.

“Dammi retta, lascia perdere”

Infine i Nets stanno pensando se aggregare Juan Pablo Vaulet alla Summer League, esterno argentino appena ventenne che la franchigia di Prokhorov ha draftato un anno fa. Il ragazzo non è ancora pronto per il grande salto ma rimane un prospetto interessante per il futuro, accostato più volte a Ginobili e allenato all’Estudiantes da Sebastian, fratello di Manu.

Scenari futuri 

Il bollettino meteo annuncia che l’uragano dovrebbe essere passato oltre ma adesso bisogna rimettere insieme i pezzi e il compito è tutt’altro che semplice. La prima cosa che coach Atkinson dovrà portare a Brooklyn è un’identità difensiva chiara, che permetta alla squadra di non subire parziali esorbitanti impossibili da colmare nel corso del match. La seconda mossa dovrà essere quella di responsabilizzare un gruppo piuttosto inesperto, tirando fuori tutta la leadership di Brook Lopez un po’ latente nel corso della sua carriera, per conferire alla franchigia una mentalità vincente (o Signore!). Se Atkinson riuscirà in queste operazioni, allora il GM Marks potrà usare tutto quel ben di Dio di spazio salariale per convincere qualche elemento di livello, ancora in cerca della sua dimensione, a sposare la causa Nets. Nella free-agency del 2017 due giocatori come Antetokounmpo e Hayward potrebbero rispondere a questo identikit, dal momento che non giocano per una contender e sono più che motivati ad aumentare il loro appeal nella lega. Tuttavia il vero capolavoro di Marks dovrà essere quello di dare un futuro ad una squadra che non potrà aggiungere prospetti dal draft fino al 2020! Su entrambi i lati del ponte l’anello sarà un miraggio per parecchi anni, ma almeno di là c’è Phil Jackson, qualcosa dovrà pur significare.

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Pubblicato da
Paolo Stradaioli

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