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Offseason Preview: la situazione di tutte le 30 squadre NBA

 

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I Miami Heat si approssimano a una offseason bollente, che facilmente potrà rappresentare un momento chiave per il prossimo futuro della squadra. Ci sarà moltissimo lavoro per il plenipotenziario, Pat Riley, chiamato a costruire una squadra all’altezza delle aspettative a cui i tifosi di South Beach si sono ormai abituati. Ma la situazione di Miami è caratterizzata da numerosissime aree di criticità, che rendono questa estate 2016 un passaggio non soltanto incerto, ma oscuro per la franchigia.

La stagione

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Una stagione positiva quella 2015/16 per i Miami Heat, chiamati a invertire fin da subito la tendenza negativa iniziata nel 2014/15 dopo l’addio di LeBron James e a tornare immediatamente nel novero delle migliori squadre della lega. Gran parte del merito è da ascrivere a una buona organizzazione di squadra, al sistema che coach Erik Spoelstra ha saputo mettere a punto per gestire i suoi giocatori, distribuendo ottimamente lo sforzo durante la stagione regolare e i Playoffs, con una rotazione ragionata, anche se spesso decimata dagli infortuni. In questo modo Miami è riuscita anche a far fronte alla grave assenza (dalla pausa dell’All Star Game in poi) di Chris Bosh, una tegola che, nella stagione precedente, aveva messo fine a tutti i sogni della franchigia della Florida. Il record finale (48-34) ha portato gli Heat alla vittoria del loro dodicesimo titolo di Division, e quindi al terzo posto in Conference. Buono, pur se molto (troppo?) sofferto, il percorso ai Playoffs, che ha visto gli Heat faticare nel primo turno contro i Charlotte Hornets (superati solo a gara-7) e venire poi eliminati – di nuovo a gara-7 – nelle Conference Semifinals dai Toronto Raptors. Ma con la fine dell’avventura in postseason, il pensiero dell’establishment si volge già alla difficile estate 2016, quando le scadenze contrattuali e l’impennata del Salary Cap porteranno la squadra alle soglie di una svolta decisiva nella propria storia.

Il mercato

Luol Deng, Hassan Whiteside e Chris Bosh, solo tre dei grandi protagonisti dell’estate degli Heat; credits to: gettyimages.com via Google

Estate di scadenze in casa Heat, che dovranno innanzitutto blindare Hassan Whiteside, centro 26enne, sul quale Pat Riley aveva deciso di scommettere nella difficilissima stagione 2014/15. Doveva essere un innesto temporaneo, un panchinaro da decadale, ma in due stagioni Whiteside si è guadagnato di diritto il rango di centro top class nella lega, finendo anche terzo nelle votazioni per il Defensive Player of the Year. Unrestricted free agent a luglio, è naturale che il centro ambisca a un max contract, e chiaramente ci sono già squadre che si sono dichiarate più che disposte a offrirglielo: in prima fila i Portland Trail Blazers. Miami non ha maturato i Bird rights su Witheside, che avrebbero concesso una corsia preferenziale per trattenere il giocatore, e questo rende il prodotto di Marshall University completamente padrone del suo futuro. Perciò è interesse primario degli Heat quello di riuscire a convincere Whiteside a rimanere a South Beach, per avere una solida base sulla quale costruire la squadra nel prossimo futuro. Altro nome importante alla voce rinnovi è quello del capitano, il miglior Heat di sempre: Dwyane Wade. In questa stagione Flash ha preso per mano la squadra nei momenti peggiori, trascinandola verso lidi luminosi, anche se gli è mancata la forza per quel guizzo finale che avrebbe portato i suoi alle Conference Finals. A 34 anni, questa estate Wade dovrà rinegoziare i termini del suo contratto con Miami e bisognerà capire quale sarà la sua scelta: se monetizzare l’ultimo contratto di una certa rilevanza della sua carriera, oppure fare un passo indietro accettando una riduzione – anche importante – dell’ingaggio (in questa stagione Wade ha percepito 20 milioni $), favorendo la flessibilità finanziaria della franchigia, più libera così di lavorare sul mercato. Una sola cosa sembra però certa: Wade e Miami sono destinati a rinnovare il loro lungo connubio per una nuova stagione d’amore reciproco. Altro contratto in scadenza è quello di Luol Deng, che sarà unrestricted free agent. Se l’ex Chicago Bulls dovesse decidere di firmare per un’altra squadra, sarebbe una perdita importante per gli Heat, ma non sanguinosa, vista l’ascesa continua e costante del rookie Justise Winslow, pronto forse per un posto da titolare. Scadranno anche i contratti di Tyler Johnson, Amar’e Stoudemire, Gerald Green, Udonis Haslem e Joe Johnson, i componenti di una panchina che è stata spesso la forza della squadra. Al di là di Haslem, la cui fedeltà alla causa Heat è indubitabile, ma che all’età di 35 anni dovrà valutare attentamente se continuare la propria carriera, la permanenza di questi giocatori è tutt’altro che scontata. Joe Johnson ha dichiarato apertamente di voler restare, bisognerà vedere se Iso-Joe sarà in grado di trovare un accordo economico con la franchigia. Anche Tyler Johnson sembra interessato a non lasciare South Beach, ma sarà necessario un congruo aumento salariale per trattenerlo. Nulla si sa invece delle intenzioni di Gerald Green né di quelle di Stoudemire. I due potrebbero rimanere, ma solo con contratti al minimo salariale per veterani.

Il Draft

Non ci sarà Draft per i Miami Heat questa estate, dal momento che la squadra ha ceduto i diritti per la propria scelta al primo giro ( la #21) ai Philadelphia 76ers. Privo anche di una scelta al secondo giro, l’establishment di Miami si presenterà a Brooklyn per dovere di firma, o per cogliere qualche occasione dell’ultima ora, magari partecipando a una o due trade interessanti.

Il futuro

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Moltissimo del futuro degli Heat dipenderà dalle condizioni di Chris Bosh che è stato fermato per la seconda stagione consecutiva da coaguli di sangue nei polmoni che, nel febbraio 2015, avevano messo a rischio ben più della sua carriera. Dopo la scoperta di nuovi coaguli quest’anno, gli Heat hanno deciso di esplorare in modo molto cauto le possibilità di un rientro in campo di Bosh (nonostante le sue insistenze in tal senso durante i Playoffs). La situazione non è stata gestita in modo ottimale dal front office degli Heat, che hanno creato un’aura di mistero intorno alle reali condizioni del giocatore. L’entità dei problemi di Bosh non sembrerebbe essere grave come l’anno scorso, ma la preoccupazione del medical staff degli Heat è palpabile, con alcune indiscrezioni che parlavano addirittura del timore, nutrito dalla dirigenza, che Chris Bosh non possa più ricevere l’ok per tornare a giocare. Illazioni non confermate, certo, ma bisognerà fare chiarezza su questa vicenda, che costituisce un passaggio chiave per il futuro della squadra. Al contrario, vero punto fermo per le prossime stagioni è il posto di point-guard titolare, affidato a Goran Dragic, firmato a peso d’oro nella scorsa offseason (65 milioni $ in 5 anni). Lo sloveno ha vissuto una stagione molto positiva, approcciando senza timori reverenziali anche le gare di Playoffs. Una stagione sicuramente buona la sua, anche se gli è mancata la concretezza nel momento decisivo, quando un suo acuto avrebbe potuto cambiare le sorti della squadra. La certezza delle sue qualità in cabina di regia, nel bel mezzo dei tanti punti interrogativi di Miami, costituisce un pilastro dal quale ripartire. Così come un pilastro importante sarà sicuramente Justise Winslow: il prodotto di Duke, scelta #10 al Draft 2015, ha dimostrato di essere pronto per questa lega, e di avere margini di crescita imponenti su entrambi i lati del parquet. C’è sicuramente qualche aspetto da migliorare (come il tiro in sospensione), ma Justise è già una certezza.

Sul mercato gli Heat dovranno puntare tutte le loro fiches nella free agency. Al di là della conferma di Whiteside, l’obiettivo è la firma di un top free agentPat Riley non ha mai nascosto di voler fare un tentativo per Kevin Durant. La lista dei pretendenti a KD è lunghissima, e comprende anche squadre del calibro di San Antonio e Golden State, ma Miami vorrebbe inserirsi, cercando magari di proporre un progetto analogo a quello che nel 2010 portò alla formazione dei Big Three, James, Wade e Bosh. Riley potrebbe chiedere un sacrificio economico a KD e Whiteside (e anche a Wade) con il fine di costruire una vera armata da titolo, che conterebbe anche sulle forze di Bosh e Dragic. Un progetto intrigantissimo, anche se molto difficile da realizzare, che comporterebbe comunque sacrifici, come la rinuncia a una panchina efficace, al di là di Winslow. Si tratta però soltanto di pure ipotesi. E possiamo essere sicuri dell’esistenza di un “piano B” già definito nella mente di Pat Riley, nel caso sfumasse la pista Durant.

Rimane il fatto che questa estate 2016 sarà uno snodo fondamentale per i Miami Heat, un appuntamento da non fallire, nel quale il raggiungimento degli obiettivi farà la differenza tra il rimanere nella élite della lega nei prossimi anni, o dover ricominciare da capo tutto il buon lavoro fatto nelle ultime due stagioni.

A cura di Simone Simeoni

Miami Heat

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Pubblicato da
Andrea Falcetti

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