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Sarà che la nostalgia fa sempre brutti scherzi ma vedere le squadre di New York così in difficoltà dà sempre quella sensazione di incompiutezza alla stagione sportiva americana. Specialmente se parliamo dei Knicks. Sono passati ormai due anni dall’arrivo di Phil Jackson e nonostante un tiepido entusiasmo iniziale i risultati (il record dice 49-115) sono lì a dimostrare un progetto che stenta a decollare e soprattutto un sistema di gioco da rivedere.
Il – breve – regno di Derek Fisher è già finito, la squadra non ha mostrato grandi segni di miglioramento, anzi ha forse evidenziato quelle che sono le difficoltà dell’attuare il Triple Post Offense nella NBA contemporanea per grande dolore del Primo Pastore Della Dottrina Del Triangolo. Gli arrivi della scorsa free agency (Afflalo, Robin Lopez, ecc.) non hanno portato granché – se si considera che quasi tutti potrebbero lasciare New York – ad una squadra che aveva bisogno di ben altro e la stella della squadra Carmelo Anthony è stato a lungo costretto ai box, cosa che gli capita spesso negli ultimi anni. Ah, la pressione di giocare al Madison Square Garden resta sempre piacevolmente insostenibile.
La notizia positiva nella Grande Mela è stata una sola. Ha la pelle chiarissima, lunga braccia da fenicottero e parla una delle lingue più ostiche al mondo.
Kristaps Porzingis ha dimostrato di essere un vero gronchi rosa. Ha convertito i fischi del draft in ammirazione in pochi mesi mostrando di essere un giocatore di pallacanestro moderno, completo; capace di costruirsi un tiro dal palleggio come di tirare con i piedi ben oltre l’arco; potendo giocare in più ruoli e saper proteggere il ferro con decisione nonostante un tonnellaggio non esorbitante così come planare sugli avversari a rimbalzo d’attacco. E’il presente ed il futuro della franchigia.
Per la panchina è stato scelto Jeff Hornacek, esonerato a Febbraio dai Suns. Il suo curriculum non è eccezionale ma ciò che più conta è che i giocatori più importanti si sono detti felici del suo arrivo e pronti a mettersi a disposizione del nuovo sistema di gioco. Hornacek non fa parte della Chiesa di Phil Jackson ed è possibile che si vada incontro ad una rivoluzione tattica, anche se non è detto che il Triangolo venga abbandonato del tutto. Di sicuro c’è che i Knicks cercheranno di implementarlo con più “corsa” (solo 95.83 di PACE quest’anno) e maggior uso del pick-and-roll (ultimi per utilizzo di P-N-R quest’anno). Jackson sa benissimo di dover rinforzare uno dei back-court più scarsi della lega e neanche il tempo di entrare in clima free agency che ha piazzato il primo grande botto della sessione estiva: Derrick Rose è un nuovo giocatore dei New York Knicks.
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La trade che lo ha portato nella Grande Mela assieme a Justin Holliday ha coinvolto Calderón, Jerian Grant e l’oneroso contratto di Robin Lopez, partiti destinazione Chicago. Grande presa o colpo nostalgico? Sicuramente quello di Rose sarà uno degli affari più grossi di tutta l’estate: il valore del giocatore non si discute e per i Knicks è sicuramente un bel upgrade rispetto al duo Calderón-Grant. Inoltre il suo contratto è si un rischio (circa 21M) ma in scadenza tra dodici mesi, con i Knicks che in caso di fallimento potrebbero tornare sul mercato.
Ma oltre ai discordi economici e sentimentali sorgono pure molti dubbi di carattere fisico-tecnico. Il giocatore fulmineo, imprendibile, esplosivo ammirato a Chicago se n’è andato insieme ai legamenti di un ginocchio malandato e per di più Rose viene dalla sua peggior stagione di sempre, accumulando numeri molto preoccupanti e risultando essere uno dei giocatori con il minor impatto in una squadra già di per sé con molti problemi come i Bulls. Difficile prevedere ad oggi come si evolverà la sua esperienza a New York, ma se sano – considerate che Rose ha saltato oltre duecento partite negli ultimi quattro anni – può essere il giocatore adatto per giocare il sistema offensivo di Hornacek e ancora più importante potrebbe giovare e molto a Carmelo Anthony. Con D-Rose in campo, oltre ad una buona dose di leadership in più, Carmelo non dovrà preoccuparsi della gestione del pallone, bensì di giocare una pallacanestro offensiva più libera. Il P-N-R tra loro rischia di essere un grosso problema, considerando anche la presenza del fenicottero lettone.
Carmelo Anthony resterà, a meno di grossi colpi di scena. Ci sono stati rumors su presunte idee di trade (quest’anno la no-trade clause con la quale aveva il potere di impedire una sua trade non sarà più nel suo contratto) ma è molto improbabile un suo addio, specialmente dopo che Cleveland – forse l’unica davvero in grado ed interessata – ha appena vinto il suo primo titolo dopo oltre cinquant’anni e adesso potrebbe mantenere il suo core intatto (almeno nei Big).
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Come detto gli infortuni sono sempre dietro l’angolo – e per un giocatore di trentadue anni con ancora tre anni di contratto a 78M abbondanti non sono un bel biglietto da visita – e soprattutto in caso di trade Carmelo riceverebbe 9 milioni di bonus (pagati da New York) che andrebbero a colpire il suo contratto corrente; chiunque si dimostrasse interessato dovrebbe avere a disposizione uno spazio salariale di almeno una trentina di milioni abbondante per i primi due anni, visto che sul terzo c’è la player option. Difficile.
Carmelo ha sempre detto di amare la città e di voler riportare New York nell’élite della pallacanestro, come merita. Adesso, con i nuovi “Big Three” avrà la possibilità di farlo, o quantomeno provarci.
(Se volete fare i vostri incastri, conti, trade o supposizioni varie la situazione salariale dei Knicks la trovate qui.)
Per il backup di Rose una Linsanity 2.0 sembra più una suggestione mediatica che una reale opportunità mentre magari giocatori più rodati (Deron Williams? Felton-bis?) potrebbero rappresentare un opzione più concreta, anche se non di primissima scelta; attenzione a non affezionarsi troppo a giovani prospetti: il rischio di un overpaid è dietro l’angolo e i vari Fournier di turno si prestano bene (anche se poi magari lo indovini e ti ritrovi il franchise player per i prossimi cinque anni). Dellavedova potrebbe essere un nome interessante, con Cleveland che difficilmente potrebbe trattenerlo se l’asticella contrattuale dovesse andare a nord.
Il draft non potrà portare niente visto che New York non avrà scelte (la prima a Denver la seconda a Houston) e anche la free agency – Rose o non Rose – si preannuncia in salita per una franchigia che nonostante una delle città più belle del Mondo, il fascino del Madison, Eleven Rings e Spike Lee primo tifoso ha perso totalmente il fascino di un tempo. I giocatori più forti adesso non vedono in New York una metà dove poter costruire una carriera di successi, nonostante i media continuino con le suggestioni più disparate. Meglio iniziare a pensare a giovani che magari potrebbero esplodere o veterani dai quali spremere le ultime gocce di talento. Per il resto, diffidate dalle imitazioni.
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Lo scenario più probabile
Carmelo Anthony resterà, come già detto. I Knicks cercheranno di aggiungere pericolosità da dietro l’arco un po’ in tutti le posizioni: verranno fatte offerte per giocatori come Marvin Willams o Ryan Anderson o perché no Teletovic, che Hornacek ha già avuto a Phoenix e può usarlo come variabile impazzita uscendo dalla panchina. Verranno fuori delle voci su KD ma voi non credeteci. I soldi ci sarebbe pure ma è impensabile che Durant lasci una squadra da titolo per un progetto fumoso come quello dei Knicks. Più probabile si possa arrivare a Dwight Howard, in quella che sarebbe la squadra più Knicks della storia dei New York Knicks. Meglio tentativi per Dudley o magari un Terrence Jones (che non sarebbe un brutto colpo) con magari un ritorno di fiamma di Gasol, per il quale Jackson nutre profonda ammirazione dai tempi dei Lakers. anche se il top sarebbe un Batum/Barnes, se decidesse di lasciare la Baia.
Nel reparto esterni il top sarebbe un Batum/Barnes, se decidesse di lasciare la Baia, ma serve anche un giocatore esperto che predilige correre – e magari costa pure poco – à-la-Ty Lawson (con Isola che impreca come un posseduto) o tiratori giovani e che magari potrebbero ancora cascare nella ragnatela tipo Curry (Seth eh, prima che iniziate a sbraitare tipo il buon Frank) o Alex Crabbe (che non sarebbe un brutto colpo). Per l’esperienza direi che ad un Barbosa un veteran contract non si rifiuta mai, oppure Stephenson – che vecchio non è ma se gli Déi del Basket ci becchiamo almeno sei mesi di Lance al Madison Square Garden.
A cura di Niccolò Scarpelli