NBA Summer Time!

Se anche voi soffrite di una malattia che si chiama NBA ― che non sta per Non-Brontolare-Antetokounmpo ― avrete sicuramente difficoltà a farvi piacere l’estate. Sì, okay il sole, le feste in spiaggia, la sabbia finissima, il mare trasparente. Va bene che le ragazze sono meno vestite. Ma il senso di vuoto lasciato dallo scricchiolio di scarpe sul parquet è incolmabile.

Certo, la notte del draft ha sempre il suo fascino, così come la free agency e i suoi colpi sempre clamorosi. Se siete nella fase terminale della malattia vi state preparando con la Summer League e già iniziate a riempire le bacheche dei vostri amici con commenti su quanto sia migliorato DeAngelo Russell o di come Ben Simmons vi ricorda già Magic Johnson. Niente, quel vuoto è sempre lì.

Ma dove sono i nostri eroi durante l’estate? Cosa fanno? Come si preparano in vista della prossima stagione e soprattutto come si riprendono dopo una delle stagioni più storiche di sempre?

Come negli shootaround pre-gara anche qui ognuno ha la sua routine. Per esempio: mentre LeBron James continua il suo tour dei caraibi in sella al suo Banana Boat dell’Amicizia, Kevin Love non ha ancora smesso di festeggiare e voci dicono che passi il tempo a giocare a beer-pong schiacciandosi in fronte i bicchieri finiti. J.R Smith invece ha deciso che passerà tutta l’estate senza maglina e che organizzerà una festa non appena rinnoverà il contratto coi Cavs che durerà fino al 2019.

 

Se andate alla festa di JR ricordatevi che senza questa maglina non potete entrare. (Credits to balltribe.com)

 

Giustamente i giocatori di Cleveland stanno festeggiando un titolo storico, ma non pensate che tutti siano così allegri. Basti pensare a Draymond Green sconfitto in finale coi suoi Warriors ed ancora molto adirato per la sconfitta in gara-7.

Alcuni sono stati impegnati a definire i termini economici del loro futuro ― che si può tradurre più semplicemente in $$$$$ ― altri come detto devono già sudare sui campi di Orlando o Las Vegas; alcuni usano l’estate per annunciare al mondo la nascita dei loro figli; altri invece pongono fine alla loro incredibile carriera, uscendo sì dalla porta di servizio ma dopo aver cambiato per sempre la storia del Gioco. Alcuni tipo Ray Allen annunciano di voler tornare in campo, altri invece come Kawhi Leonard… No, su Leonard sappiamo poco. Se avete notizie di Kawhi alzate la mano.

 

 

Come ogni estate molti di loro hanno organizzato dei Summer Camp dove, dopo una quota d’iscrizione (se avete problemi economici cercate di fare breccia nel Cuore Gigante di Damian Lillard e penserà a tutto lui), bambini e ragazzi di varie età possono allenarsi e mettersi in mostra, spesso di fronte ai loro idoli assoluti.

Quest’anno però le Super Star NBA hanno deciso di portare ad un nuovo livello questi incontri, passando dal duro-ma-affettuoso You Ain’t Dunking on Me at my Camp di Kobe Bryant di qualche anno fa a vere e proprie sedute di spacconeria e torte in faccia in molti dei casi. La stagione appena passata è stata storica sì, ma anche molto faticosa: quale modo migliore per scaricare un po’ di frustrazione ed elettricità su dei poveri bambini indifesi?

 

 

Aaron Gordon apre con qualcosa di semplice: doppio cross-over con cambio di mano, e sul secondo cambio di direzione il bambino finisce con lo sdraiarsi nonostante una velocità non irresistibile. Gordon forse non avrebbe voluto essere cattivo ― pensiamo che l’outfit del piccolo fan avrebbe potuto persino salvarlo dalla brutta figura ― ma poi si è ricordato che in questa free agency i Magic hanno firmato Serge Ibaka e Biyombo e la schiacciata ― niente di che per uno in grado letteralmente di volare ― è diventata inevitabile conclusione.

Ma la cattiveria è veramente molto poco marcata, segnale di una comunque buona sicurezza nel proprio futuro dati i soli vent’anni d’età. Situazione simile a quella di Karl-Anthony Towns che dopo una stagione da favola, il premio di Rookie Of the Year, avere Tom Thibodeau come prossimo allenatore ed essere un unicorno maestoso, lascia lì una chase down terrificante su un ragazzino dell’elementari (che in parte se lo è meritato per via della finta telefonatissima).

 

 

Chi invece ha iniziato ad alzare l’asticella è James Harden, che dopo una stagione tra poche luci e molte ombre ha deciso di mandare un segnale forte alla lega. È finito il tempo in cui me ne stavo buono a subire gli euro-step anche dai bambini delle medie. Ed a farne le spese è un povero ragazzino che rappresenta il più classico dei cliché: bianco, un po’ paffutello, ingenuo e senza una grande chimica per il Gioco; di quelli che si prendono solo urla e rimproveri ad ogni partita al campetto.

Harden dopo una serie infinita di ball-handling opta per un Finish Him mortale, lanciandogli il pallone alle spalle e sfruttando la distrazione del giovane che invece di guardare il pallone si lascia incantare dagli occhi da cerbiatto del Barba.

Dopo quattro secondi riprende la palla e finisce al ferro con rabbia, nella più tremenda delle Fatality. E mentre il poveretto rimane sconsolato sotto il tabellone Harden viene portato in trionfo dagli altri bambini, ignari che uno ad uno faranno la sua stessa fine.

 

 

Steph Curry dopo la delusione per il titolo sfumato ha deciso di fare visita ai ragazzini del suo camp. Dopo aver causato un paio di svenimenti con la sola presenza decide di fratturare i legamenti di entrambe le caviglie di un piccolo fan ― nonostante quest’ultimo avesse tentato di rabbonirlo vestendo la sua maglia numero 30.

Il numero di Curry non è niente di speciale, sembra uno dei suoi esercizi di riscaldamento pre-partita. Quello che balza agli occhi invece sono le reazioni dei bambini che assistono alle sue spalle. Sembra che nessuno di loro stia respirando ― e probabilmente è così ― nel tentativo di non rompere il flusso magico che sta scorrendo; come se cercassero di assorbire ogni atomo presente nella palestra.

Steph regala qualche high-five ma senza esporsi più di tanto. Le ferite di gara-7 sono ancora aperte e la testa sembra già andare alla prossima stagione.

 

 

Prossima stagione che lo vedrà lottare fianco a fianco con Kevin Durant. Dopo una decisione che rischia di cambiare il corso della storia del Gioco, Durant ha pensato bene di sfogarsi un po’ con i suoi piccoli fan, cancellando ogni tentativo di fare colpo su di lui. Se guardate tutto il video potrete vedere come KD sorrida appena, sembra distante, stanco, provato. Dopo aver stoppato chiunque con rabbia, ogni bambino/a, madre, sorella, cane e inserviente della palestra, finisce con una bimane rovesciata che fa crollare anche l’ultimo temerario, mandandolo al tappeto. Volendo potete vedere il momento esatto in cui gli frattura il cuore in mille pezzi.

 

 

Parlando di cuori fratturati, il caso di Oladipo è molto particolare. Se guardate il video per intero vedrete come nella parte iniziale un giovane molto spavaldo lo posterizzi senza pietà facendo impazzire i coetanei e facendo ridere anche il buon Victor. Ragazzo dal cuore d’oro si sa, e per di più appena preso dai Thunder e prossimo compagno di Westbrook e Dur…

Probabilmente al buon Victor deve essere suonato il telefono e dall’altra parte c’era un triste Sam Presti che gli comunicava la decisione di Durant di unirsi agli Warriors. Oladipo senza esprimere alcuna emozione esteriore chiede la rivincita e con una Windmill Dunk pazzesca si porta a casa il ferro e tutta la voglia di vivere del ragazzo. Pare che successivamente lo abbia costretto pure a lavargli la macchina.

 

 

Ma se c’è una persona che sta vivendo un’estate veramente difficile quella è Russell Westbrook. Dopo la rimonta subita nei playoff da parte di Golden State, le critiche e la solita estate di meditazione è arrivato anche l’addio di Durant, andando a sciogliere il duo dopo ben otto anni.

Russell ha decido di distrarsi un po’ recandosi al Summer Camp da lui creato, messo al corrente dai compagni che quest’estate vale tutto e si possono maltrattare i partecipanti.

Ma Westbrook è entrato in uno di quei periodi in cui niente va nel verso giusto. Quelli in cui la ragazza ti lascia senza darti una spiegazione, in cui sbatti il mignolo del piede in ogni spigolo della casa, dove perdi il cellulare e può capitare che un bambino invece di sfidarti in penetrazione decida di umiliarti con un missile da sette metri trovando soltanto il fondo della retina.

 

 

La reazione di Westbrook racchiude tutta la sua situazione sentimentale: prima guarda la parabola con un misto di malinconia ed incredulità e dopo il canestro segnato rimane due secondi fermo, immobile, sconsolato. Ma non abbatterti Russell sono cose che succedono e d’altronde si sa è sempre un po’ più buio prima dell’alba.

E soprattutto non pensarti l’unico. Il comitato che tutela i diritti dei Bambini Che Frequentano i Summer Camp delle Stelle NBA (o BCFSCSN se preferite) ha deciso di indire una riunione straordinaria, decidendo di rispondere al fuoco col fuoco. Le vittime illustri non mancano e dopo il numero 0 dei Thunder sono arrivati anche altri, tipo Shaquille O’Neal ― anche se il mio preferito in assoluto rimarrà per sempre Swaggy P Nick Young. Capolavoro.

Ormai è guerra aperta e la sfida è lanciata. L’inizio sembrava alludere ad una disfatta di proporzioni epocali e le motivazioni dei giocatori NBA sembravano essere troppo grandi, troppo intense per poter impedire loro di perdere. Ma adesso anche i BCFSCSN (o bambini se preferite) stanno giocando duro, e mai sottovalutare la voglia di sognare di chi è ancora giovane e non conosce bene limiti o restrizioni. Per di più se quest’ultimi sono allenati. D’altronde si sa, allenarsi bene porta sempre a grandi risultati.

 

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Pubblicato da
Niccolò Scarpelli

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