A oggi, LeBron James è già uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi seppur la sua carriera non sia vicina alla conclusione. Ciò nonostante, il fenomeno di Akron è sempre nel mirino di stampa, giornalisti, addetti ai lavori, tifosi, non tifosi, haters perché lo sport nazionale statunitense e non è quello di paragonarlo – sempre e comunque – a Michael Jordan, il più grande di tutti.
Qualsiasi cosa faccia LeBron, salta subito fuori il raffronto con MJ con cui è difficile reggere il dualismo e The Chosen One lo sa bene fin da ragazzino, fin da quando l’NBA gli ha messo gli occhi addosso e una pressione gigantesca si è posata sulle spalle del leader dei Cleveland Cavaliers. Spalle rinforzate nel tempo dalla forza mentale e dalla consapevolezza di voler raggiungere The GOAT (Greatest Of All Time) a tutti i costi, come ammesso dallo stesso LeBron James in un’intervista rilasciata a Lee Jenkins di Sports Illustrated.
La mia motivazione perenne è il fantasma che sto inseguendo, quel fantasma che ha giocato a Chicago. La mia carriera è del tutto diversa rispetto alla sua: quello che ho affrontato io è diverso da quello che ha dovuto affrontare lui. Quello che è riuscito a fare Jordan è qualcosa di incredibile, e da bambino lo guardavo a bocca aperta. Ho cercato di ispirarmi a lui il più possibile agli inizi. E’ bello essere considerato uno dei più grandi giocatori del Gioco, fa piacere: certo che se riuscissi a diventare il più grande, sarebbe straordinario ma so bene quanto è difficile riuscirci.