4 chiacchiere con Gallinari: “Golden State? Può solo perderlo il titolo NBA”

Passiamo alla prossima domanda..

Il sorriso sulle labbra di Danilo Gallinari non smorza la delusione, piombata d’un tratto sul suo volto appena viene pronunciata al parola “preolimpico”. La conferenza stampa organizzata da Ubi Banca per presentare la nuova partnership con NBA riprende come se nulla fosse, ma il giocatore dei Nuggets dopo qualche istante sente di dover puntualizzare:

Ovviamente scherzavo. Se c’è qualcuno che vuole fare delle domande sulla nazionale e sulle Olimpiadi faccia pure.

A quel punto il fortunato in platea a ricevere il microfono dopo l’osservazione del Gallo non può esimersi dal ritornare a commentare a quasi due mesi di distanza, la sciagurata finale del preolimpico persa contro la Croazia:

Ci sono mancate tante cose. Se perdi una partita del genere le pecche sono tante. Il dispiacere è enorme, ancor di più perché giocavamo in casa davanti a 15mila persone che facevano il tifo per noi: la prima volta nella mia carriera che ho giocato in un contesto simile. Nel momento clou ci sono mancate parecchie cose: responsabilità di tutti, a partire da me.

Al solito è un Gallinari che non fa sconti, anche se l’approccio è più morbido rispetto al discusso “Non riusciamo a qualificarci perché le altre squadre sono più forti” di qualche giorno fa, suonato troppo arrendevole alle orecchie dei tanti “tifosi” che l’assenza degli azzurri a Rio non riescono proprio a digerirla.

Una sconfitta alla quale sono seguite scelte particolari da parte dei suoi compagni di nazionale:

Andrea (Bargnani, ndr) ha fatto benissimo a tornare in Europa: è la scelta giusta per lui. Ale (Gentile, ndr) invece è il capitano della squadra per cui faccio il tifo, quindi un messaggino ogni tanto glielo mando. Con lui ho parlato spesso: purtroppo Houston non l’ha molto aiutato a partire, ma gli auguro di riuscire a fare un’esperienza in America. Per uno col suo talento le porte dell’NBA sono sempre aperte

Di certo, un traguardo non scontato per nessuno. Ma il numero 8 è persona abituata a combattere, a conquistarsi tutto quello che ha ottenuto in carriera:

Quando arrivi dall’altra parte dell’oceano da europeo, il trattamento che ricevi rispetto a quelli che vengono dal college è molto diverso. Devi riuscire ad ottenere il rispetto, perché loro agli inizi non ne hanno verso di te. Per quello essere riuscito a diventare un giocatore franchigia è per me un traguardo ancora più importante, uno dei più grandi obiettivi della mia carriera.

A questo punto ci siamo già defilati rispetto allo schema canonico delle “domande da posto”. In piedi, con Danilo accerchiato, le osservazioni diventano più incalzanti.

Sono molto fiducioso della squadra che abbiamo messo in piedi quest’anno. Alcuni giocatori importanti sono tornati dagli infortuni, altri giovani interessanti sono stati aggiunti al roster. Siamo una squadra che quest’anno deve puntare ai Playoff.

Obiettivo non da poco, ma il passaggio decisivo attraverso cui Gallinari deve passare anche per ottenere il giusto riconoscimento personale:

All’All Star Game vanno i giocatori delle franchigie che vincono. Quindi riuscire a conquistare un palcoscenico così importante passa anche da lì..

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Alla partita delle stelle di febbraio ci andrà certamente una folta rappresentativa dei vice campioni in carica, a cui Danilo aveva già fatto riferimento dal palco: un “Adesso c’è questa moda di fare i superteam..” buttato lì quasi a mezza bocca che vale la pena di approfondire.

Per me Durant sarebbe dovuto restare ai Thunder, semplicemente perché OKC è una squadra forte, con la quale si può provare a vincere.

“De gustibus” direbbe qualcuno, ma forse anche riflettendo sul pluricitato sistema Warriors qualche annotazione può essere fatta.

Golden State è di certo la squadra più forte, il titolo NBA possono soltanto perderlo loro. Non so come sarà l’impatto di KD a San Francisco: lui di certo è un giocatore che può abbracciare quel tipo di filosofia di gioco, ma il pallone con cui si gioca a basket è uno solo..

Cercare di passare l’arancia il più possibile, senza fare magari lo stesso con le domande. Proprio come fa (per fortuna) il nostro Gallinari.

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Pubblicato da
Stefano Salerno

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