4 chiacchiere con Flavio Tranquillo “Golden State la migliore sulla carta, ma in campo è tutto da vedere”

Domenica 4 a Milano è andato in scena il secondo giorno dell’NBA Zone. Nel corso del pomeriggio, a bordo del campo dove avveniva il tutto, è stato presente, a titolo esclusivo di spettatore, anche Flavio Tranquillo.

Un uomo così non ha bisogno di presentazioni e lo testimonia l’enorme ammirazione di tutti i presenti che gli hanno chiesto in massa autografi e foto. Tranquillo, ancora una volta, si è dimostrato uomo di grande disponibilità, cordialità e gentilezza accontentando tutti i suoi fan e regalando qualche battuta ai presenti.

Un ulteriore gesto, fortemente apprezzato, è stata la disponibilità nello scambiare 2 chiacchiere e rispondere a qualche domanda per il quale gli siamo molto grati.

L’argomento dell’estate è indubbiamente Durant ai Warriors; secondo te, il titolo possono solo perderlo o è comunque tutto da giocare?

“Possono solo perdere il titolo potrebbe dirlo solo uno che crede che la pallacanestro sia quello che non è. Oltretutto non mi sembra che l’anno scorso senza Durant abbiano fatto fatica in regular season, oppure che abbiano tradotto tutto ciò che è successo, fino all’ultima settimana di playoffs, in una vittoria. Quindi l’idea di vincere o non vincere non ha niente a che vedere con l’essere la squadra, diciamo, ‘più forte dell’NBA‘. Certo, sul foglio di carta o come somma del potenziale offensivo individuale, sono la prima, la seconda e la terza squadra più forte dell‘NBA. Vincere o non vincere è tutto un altro discorso.”

Secondo te, sarà Durant ad “adattarsi” al gioco dei Warriors o sarà quest’ultimo a cambiare intorno a 3 giocatori chiave come Curry, Thompson e Durant?

“Beh, questo non lo può dire nessuno, probabilmente neanche Steve Kerr in questo momento. Parlare dell’arrivo di un giocatore come Durant, in teoria, senza aver visto niente, è impossibile. È ovvio che Steve Kerr avrà un’idea e saprebbe rispondere su come lui comincerà a fare le cose. Poi, però, anche lui aspetterà il primo mese, vedrà come va e corregerà la rotta. Noi che siam fuori possiamo vedere e guardare. Ma se il problema è ‘chi si adatta a chi?’ è già un disastro, non è un problema di adattarsi è un problema di capire qual’è la maniera migliore di fare le cose.”

Chiaro, come vedi invece squadre come i Timberwolves, giovani con poca esperienza ma molto talentuose?

“Ci sono alcune squadre così, ad esempio i Timberwolves che hanno giocatori avanti nel loro sviluppo, il cui minimo comun denominatore è che ‘potenziale’ è una parola bellissima, ma tanto è bella quanto è pericolosa nell’NBA. Non c’è nessuna garanzia che ad un elevato potenziale corrisponda il raggiungimento di un’ elevata quota del potenziale stesso.”

Quale potrebbe essere la squadra rivelazione di quest’anno?

“Questo è difficile. Diciamo che Chicago da una parte, Denver dall’altra, potrebbero fare più di quel che hanno fatto l’anno scorso.”

Un commento sulla nazionale, potremmo essere alla fine di un ciclo e dover ricostruire, o i giocatori di maggior esperienza, che comunque non sono troppo in là con gli anni, quali Datome, Gallinari, Belinelli e Bargnani hanno ancora molto da dare?

“Hanno ancora da dare sicuramente. Ovviamente se il problema Olimpiade è una delle maniere di guardare alla cosa… L’anno prossimo agli Europei vanno giocatori che sono nel pieno del loro sviluppo. Il problema di finire un ciclo è che non è mai iniziato, non tanto per le vittorie, ma questa squadra ancora non quaglia e prima deve quagliare.”

Una cosa più passionale all’ultimo, il tuo giocatore preferito e perché?

“Non ho un giocatore preferito. L’identikit del mio giocatore preferito? Al di là del fatto che non sono molto originale e benché ricordi che Curry, James, Durant o Leonard siano molto bravi, il mio giocatore preferito deve essere in grado di giocare in entrambe le metà campo e saper aiutare, davvero, la sua squadra a vincere!”

Citando una delle sue tipiche frasi: un saluto e un ‘grande’ ringraziamento a Flavio Tranquillo.

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Pubblicato da
Claudio Chirurgi

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