L’NBA è una Lega in cui il non essere né carne né pesce è il peggior oblio nel quale poter sprofondare. Pianificazione, crescita, progetti. Anche rebuilding sfrenato. Ma mai assecondare le fasi di stallo.
Lo sanno bene gli Atlanta Hawks, ai quali poco più di un anno fa non sembrava vero di essere riusciti a fare così tanti passi in avanti in così breve tempo: una regular season con i fiocchi, condita dal record di franchigia di vittorie consecutivo (19), il primo posto ad Est conquistato grazie ai 60 successi racimolati e la nomina dell’intero quintetto come “giocatore della settimana” per la prima volta nella storia NBA.
Gioco di squadra, a tutti gli effetti.
Soltanto la cronica incapacità da parte di Lebron James di perdere una serie ad Est ha fermato la corsa Playoff della squadra di coach Budenholzer nelle finali di Conference 2015. Non una semplice battuta d’arresto però, ma una vera e propria sberla in pieno volto. Un 4-0 senza appello.
Una sventola che gli Hawks si sono portati dietro per tutta la passata stagione, in cui oltre a salutare DeMarre Carroll (il loro miglior difensore) destinazione Toronto, hanno visto “andare via” anche 12 vittorie (48 quelle raggiunte lo scorso aprile). L’incrocio con il solito Lebron è quindi arrivato prima, in semifinale, ma il risultato non è cambiato neanche questa volta: 4-0 e tutti a casa.
In un mondo che cambia così in fretta, due indizi fanno decisamente una prova. E per coach Budenholzer e il suo staff è arrivato (anche questo con inaspettata rapidità) il tempo di rifondare.