Se ci fosse solo l’NBA

Escluso di lusso: Paolino Dybala, che segna più e meglio di Marc Gasol.

Che differenza c’è tra questo…

… e questo?

PLAYMAKER: RONALDINHO

Nelle favelas di Ronaldinho, e in tutte le altre a dirla tutta, si cresceva con uno e un solo mito: Oscar Schmidt. Il brasiliano è Hall of Famer FIBA e Hall of Fame NBA: per quest’ultima, fu necessario che si muovesse Larry Bird in persona, che di lui disse:

Non correva, non saltava, ma giocava meglio di chiunque altro. Per questo è il più grande giocatore di sempre, secondo me

Risulteranno un attimo disorientati i bambini del 2025, quando a far loro da idolo non c’è più quello di tutte le generazioni precedenti. Il nuovo beniamino passa no-look ogni volta che può (quindi sempre), bacia la palla prima di chiamare il gioco a metà campo e tira solo dopo aver crossoverizzato il suo diretto marcatore. E’ un misto tra Stephon Marbury, Tim Hardaway e Allen Iverson, con la mollezza e bonarietà di chi si frega del fatto che, bene o male, i riflettori saranno ancora una volta puntati su di lui.

E non è vero eh, quando vi dicono che Ronaldo de Assis Moreira si è chiamato Ronaldinho perché di Ronaldo già ce n’era uno. Una leggenda metropolitana che si sono inventati gli argentini. Il Gaucho ha cambiato la desinenza del proprio nome per seguire il giocatore feticcio della sua gioventù, diventato poi suo compagno di nazionale: Leandro (detto Leandrinho) Barbosa. I pochi minuti passati insieme in campo sono da museo del Gioco.

NBA comparison: Kyrie Irving. NBA nickname: The Brazilian Chocolate.

GUARDIA: ODELL BECKHAM JR.

Non serve aggiungere altro, vero? Vediamo un po’… Di secondo nome fa Cornelious, questo sì che è interessante. E’ nato a Baton Rouge, Louisiana, dove ha sede anche la sua alma mater, LSU. Oh, eccone un’altra: ha sfidato la madre, una ex velocista, sulle 40 yard. Se avete recuperato dalla schiacciata di prima, ne mette un’altra qui, giusto per i fan del genere “salto tanto e schiaccio potente”.

NBA comparison: DeMar DeRozan. NBA nickname: ODBaller

ALA PICCOLA: DANIEL RICCIARDO

Sto Tony Parker è proprio ovunque.

Ricciardo non è il più grosso, né il più atletico, né il più nulla. E’ un giocatore di indubbio affidamento, che non va mai sotto la sufficienza. Non forza una conclusione, difende forte ed è il primo a muovere la palla in attacco. E’ un gran simpaticone e fa gruppo, forse perché viene da Perth, Australia, e chi viene da Perth trasmette un empatico sorriso. Andiamo, come si può non volere bene ad un ragazzo così?

“Contali Chris che non mi fermo più”.

La tecnica di tiro di Ricciardo non sembra neanche così male vista da qua, ma va molto peggio se allarghiamo l’inquadratura. Ed è proprio questo il dilemma che lascia aperto l’australiano: se non fosse così forte? Se in realtà fosse solo generoso, ma in fondo anche egoista perché facendo il generoso maschera i suoi mostruosi limiti? Se facesse orrendi selfie in macchina come i comuni mortali? Se a Perth in realtà avessero tutti quella barba orrenda?

NBA comparison: Mike Dunleavy JR. NBA nickname: Dan The Kangaroo

ALA GRANDE: DIDIER DROGBA

Il basket africano è forse quello più povero tra tutti i continenti, anche perché appena uno può, sceglie altra nazionalità, vedi Serge Ibaka. Questo ivoriano qui, però, è anche più forte del congolese ex Thunder. Solido e potente, ha una meccanica di tiro notevole nonostante baschetto e sciarpa. Nativo di Abidjan, la capitale cristiana della Nazione, è un grande credente e, dopo ogni canestro, indica il cielo. Steph Curry chi?

“Watch yo’ass, Big Ticket”

Gioca un basket furioso, come la sua terra gli ha insegnato. Difende come un matto, palleggia muovendosi con tutto il corpo come se stesse danzando attorno ad un falò. Il che gli fa spesso perdere il controllo, ma nessuno si ricorda di un giocatore così. Le treccina ricordano DeMarre Carroll, quando fa la coda è un Jae Crowder minimal.

“Beh LaMarcus, sarai anche una delle migliori ali grandi in circolazione, ma solo perché io non ho più tempo”.

NBA comparison: Marvin Williams. NBA nickname: Ivory’s Finest.

CENTRO: PAUL WIGHT

Il nome è un tantino privo di significato, me ne rendo conto. Ma allargando la foto potreste arrivare allo pseudonimo con cui il ragazzone con 50 è famoso: The Big Show. Chi ha visto segmenti come questo, o questo, sa bene che Big Show non è esattamente la persona che vorresti far arrabbiare. Ma, possiamo immaginare, non è nemmeno quello che vorresti fronteggiare sotto i tabelloni. Registrato a due metri e tredici per un peso che si aggira sui duecento chili, il Gigante è l’incarnazione meno dinamica ma ancor più corpacciuta di Shaq.

Come dite? I due si sono incontrati già?

The Big Show, nonostante debba qualcosa in termini di esplosività a The Shaqtus, ha due mani meno ferro-da-stiro-esque. Grazie ad una breve carriera da centro a Wichita State, The Giant potrebbe superare quel 0.452 ai liberi che Mr. Li Metto Quando Conta ha racimolato in carriera. Non ha due mani fatate neanche Show eh, sia chiaro, ma è più che accettabile in visione di gioco e passaggio. Anche perché è quasi venti centimetri più alto del suo marcatore Tsonga.

NBA comparison: Sim Bhullar. NBA nickname: The White Diesel.

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TEAM RESTO DEL MONDO

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Pubblicato da
Michele Pelacci

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