3 mesi. Sono già passati 3 mesi da quando la stoppata di LeBron James prima e la tripla di Kyrie Irving poi, hanno consegnato ai Cleveland Cavaliers il tanto agognato primo titolo nella storia della franchigia.
Eppure la stagione era stata costellata da diversi saliscendi, montagne russe non sempre piacevoli ma che si sono, nei fatti, protratte fino a Giugno. Certo, l’infortunio patito da Irving in gara-1 delle Finals 2015 aveva fatto sì che l’ex-Duke dovesse saltare i primi 2 mesi di regular season, ma Cleveland, guidata da un maturo LBJ e da un Kevin Love anche lui reduce dal lungo stop, aveva veleggiato in testa alla Eastern Conference con pochi patemi.
Annata tranquilla in vista della postseason? Nemmeno per sogno.
Già, perché nel giro di una settimana, a metà Gennaio 2016, ecco un cambiamento sostanziale. Dopo aver preso una batosta tra le mura amiche per mano dei Golden State Warriors, il front office propende per la soluzione drastica: via coach David Blatt e dentro il suo assistente, Tyronn Lue. La mossa, tra aspre critiche, non sembra nell’immediato dare una svolta decisiva ai Cavaliers. La squadra finisce al primo posto ad Est, ma con i soliti problemi difensivi, forse addirittura aumentati rispetto a 12 mesi prima.
In postseason nei primi due turni arrivano altrettanti sweep, ai danni dei Detroit Pistons e degli Atlanta Hawks, seppur con diverse partite tirate, soprattutto in trasferta. Dopo aver dominato alla Q le prime due partite casalinghe nella serie contro i Toronto Raptors, ecco arrivare i primi stop nei Playoffs, con altrettante sconfitte esterne in Canada ad evidenziare i soliti problemi. L’ostacolo Raptors viene però superato di slancio, facendo approdare la franchigia alla terza Finale della propria storia, nel rematch dell’edizione precedente contro gli scatenati Warriors delle 73 vittorie.
Il film della serie è cosa ormai nota ed arcinota: Cleveland umiliata (o quasi) nei primi due episodi, reazione d’orgoglio in gara-3 ma sconfitta nella partita successiva, che dava il match point a Golden State sul 3-1. Da lì in poi la serie è tramutata, trascendendo il lato prettamente tattico per tramutarsi in una questione di nervi, intensità e di chi voleva maggiormente vincere. A spuntarla, al termine di una drammatica gara-7, sono stati proprio James, Irving e soci, la prima squadra di sempre a rimontare sotto 1-3 nelle Finals. E l’ovvio, conseguente delirio di una città che aspettava da 52 anni di poter gustare l’ormai sconosciuto sapore della vittoria.