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Grande, grosso e Lonzo(ne)

Il nome “Lonzo Ball” mi fu sussurrato per la prima volta da Lorenzo Bottini attraverso un articolone da 13k battute sulla fiera dell’hype pubblicato su Ultimo Uomo e non mi uscì più dalla testa. D’altronde, quando leggi di un certo Lonzo figlio di LaVar, i cui fratelli sono LiAngelo e LaMelo, o sei Dennis Rodman o devi per forza incuriosirti. Se poi il ragazzo in questione è alto quasi due metri, ha portato la sua Chino Hills High School a livelli (quasi) mai visti per un liceo e parlano di lui come fisico da Westbrook e visione di Jason Kidd, beh, come si fa a non voler scendere più a fondo?

Lonzo è nato il 27 Ottobre 1997 ad Anaheim, California (sì, dove giocano le Papere) da papà LaVar e mamma Tina. Entrambi cestisti a livello universitario, la leggenda vuole che LaVar abbia deciso di passare da Washington State a Cal State per stare vicino a quella giocatrice di un metro e ottanta che sarebbe poi diventata la moglie.

Nonostante sia poi andato a giocare da professionista a football, LaVar si autoproclamò allenatore dei figli. Li vide insieme in campo per la prima volta quando avevano 7,6 e 4 anni. Mise una palla in mano a Lonzo quando ne aveva due, obbligò LaMelo (il più giovane) a saltare una classe, perché il suo sogno era vedere i suoi tre ragazzi giocare nella stessa squadra. Come giocava lui, coi fratelli LaFrance, LaValle, LaRenzo e LaShon.

#TheFamily

I Chino Hills Huskies hanno riscritto i libri dei record quest’anno.

Univocamente considerati #1 della Nazione, i ragazzi di Steve Baik hanno pareggiato il record dello stato della California per maggior numero di partite sopra i 100 punti, 18. Hanno segnato in media più di Jazz e Sixers, pur con 16 minuti in meno sul cronometro.

In 35 partite, Chino High School ha vinto per uno scarto totale di +994 e, prima delle loro partite, se non arrivi al palazzo con due/tre ore di anticipo neanche riusci ad entrare. Nel frattempo, il più giovane dei Ball, LaMelo, debutta in quintetto a tredici anni e segna 27 punti.

[Questa squadra] è la tempesta perfetta che il basket della California del Sud stava aspettando con impazienza

Parola di Eric Sondheimer, scrittore del LA Times che ha visto più di quarant’anni di sport liceale. Lonzo, il più grande e perscrutabile dei tre, è l’evoluzione della specie rispetto a Jason Kidd. La sua abilità migliore, un outlet pass da quarterback, è solo una minima parte dei 23.9 punti, 11.3 rimbalzi e 11.7 assist ad allacciata di scarpe. Ma, siccome Lonzo è uno che ha chiuso il McDonald’s All-American Game con zero punti e tredici assist, il miglior marcatore della squadra da 35-0 è LiAngelo.

Al suo penultimo anno di liceo, il fratello “di mezzo” ha registrato 27 di media e tira su 350 pounds di panca, ovvero quasi 160 chili. LaMelo, dal basso dei suoi 17 di media, vanta però un livello di precocità inaudito, essendosi sempre trovato a giocare con e contro i fratelli più grandi. In una delle partite più attese dell’anno, contro la Mater Dei dello storico coach Gary McKnight (alla trentaquattresima annata a Santa Ana), lo spettacolo fu impietoso per l’allenatore più vincente della storia dei liceo californiani: 102-54 senza diritto di replica.

Il centro della squadra, Onyeka Okongwu, ha anch’esso un grande potenziale, oltre che una bellissima storia alle spalle. E’ un grande amico di Lonzo, che lo chiama The Big O.

In questo bellissimo-ma-quasi-antico pezzo per The Ringer, Danny Chau parla di come i tre fratelli stiano provando ad essere like Steph. Se papà LaVar ammette tranquillamente che il figlio minore tira tranquillamente da più di dodici metri fin da quando aveva sette anni, Lonzo ha una meccanica da migliorare. Lo strambo modo di approcciare al tiro non è ovviamente sfuggito a Mike Schmitz di DraftExpress, che ne ha qui studiato i difetti.

Porta la palla troppo a sinistra in fase di caricamento, ma tutto sommato, se la mette dentro, va bene così. Il secondo video (quello dei pregi) di DraftExpress fa sembrare questo breve dibattito sul tiro una versione post-moderna del famoso dialogo coach ti piace come la passo? tra Cousy e Auerbach.

In una scala da Kwame Brown a Manu Ginobili, quanto sono poetiche le ombre sul parquet?

Eletto miglior giocatore liceale della Nazione, Lonzo si è fregiato di quel titolo di Mr. Basketball che negli ultimi anni avevano vinto, tra gli altri, da Andrew Wiggins e Ben Simmons. Finito il liceo col record ogni epoca di assist per lo Stato della California, nello stato della Silicon Valley e dei Golden State Warriors sono sicuri: un giocatore così non passa tutti i giorni, nemmeno qui.

E per fortuna (loro) in California resterà, avendo firmato con i Bruins di UCLA. Sarà suo compagno di squadra TJ Leaf, uno che ha abbondantemente sculacciato quando il nativo di Tel Aviv era a Foothills Christian High School. Su UU, L. Bottini lo definisce come l’unico vero stretch-4 della incombente classe di universitari. Preparatevi a clip su clip di giochi a due tra Lonzo e TJ. Leaf, che non ha vinto il premio di giocatore dell’anno di Cali solo perché quell’altro è sceso da Marte, è anch’esso figlio di giocatori, è un All-American e ci sa davvero fare. Peccato che i Bruins non abbiano messo la ciliegina sulla torta per colpa del caso Paras, che ha proibito a Kobe Lorenzo di formare dei big three con nomi da urlo.

Siccome per tanti sarà già una pick da lottery nel Draft 2017, sarà dura vederlo giocare col fratello LiAngelo al Pauley Pavilion. E’ scontato, infatti, che entrambi gli altri figli di LaVar diventeranno, prima o poi, dei Bruins.

Ai miei ragazzi dico sempre che qualcuno dovrà pur essere meglio di Jordan. Perché non loro? Hanno tutto. Tutto. Diamo loro tutto perché ne conosciamo valore. I miei ragazzi non si prendono vacanze. Neanche per Natale. Nulla.

Lonzo arriva in una UCLA che ha finito 70esima per pace e 331esima per tentativi da 3 la passata stagione. Steve Alford, che ha appena chiesto di lasciare in pace il ragazzo, avrà i riflettori puntati addosso, non solo perché dovrà gestire il rapporto col figlio-giocatore Bryce: i Bruins saranno la squadra collegiale più national televised d’America. Nel suo debutto pre-stagionale nel ruolo che una volta aveva Russell Westbrook, ha segnato 9 punti con 4 assist. Non un esordio da favola per chi deve cambiare radicalmente le sorti di una squadra tanto attesa quanto prestigiosa. Giusto per togliere pressure, UCLA ha appena firmato con Under Armour (il cui atleta di punta è…) il più presidenziale dei contratti nella storia NCAA.

LaVar, però, insiste:

Tutto ciò, non è Stephen Curry. Sono i fratelli Ball – la nuova, evoluta specie.

In un’intervista che letta tra dieci anni potrebbe rivelarsi profetica, LaVar “the architect of this no-shot-is-a-bad-shot game plan, the co-producer of this frenetic Ball brother show” parla di come Lonzo fosse promesso a UCLA fin dal suo primo anno di liceo. Coach Alford ne ha potuto osservarne le qualità, costruendogli attorno la squadra.

Il grande rodeo, però, si è riversato sul Coach di Chino Hills, Steve Baik. Secondo LaVar, uno che gioca otto possessi a quarto. La verità che trapela dall’intervista è che, una volta trovatisi tre fratelli sì fenomenali ma poco adatti alla sua pallacanestro, il Coach abbia lasciato fare. Ha visto LaVar impossessarsi della sua squadra. Gli Huskies sono passati dalla mediocrità al #1 in Nazione, ma LaVar poteva evitare frasi del tipo “Chino Hills non era nulla prima che arrivassero i Ball”. E così, Baik ha salutato.

Perché vincere è importante, ma il rispetto lo è di più.

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Pubblicato da
Michele Pelacci

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