Come già avevamo raccontato qualche giorno fa, l’inizio della nuova avventura newyorchese di Derrick Rose potrebbe essere più complicato del previsto, per una volta però non a causa degli infortuni. A preoccupare l’ex giocatore dei Bulls (e i suoi legali) difatti è l’inizio del processo per stupro a suo carico, accusa mossa contro di lui da una ex fidanzata. Una vicenda complessa, che porta in dote diversi interrogativi ancora irrisolti.
Partiamo dall’accaduto. Il fatto risale al 2013: Jane Doe (nome fittizio che negli USA viene utilizzato per indicare tutte le persone che vogliono mantenere riservatezza negli atti giudiziari) racconta di aver subito le violenze nella casa californiana di proprietà del giocatore dei Knicks durante una festa con delle amiche. Secondo la ricostruzione fatta dalla vittima, è stata aggredita e costretta ad avere un rapporto sessuale nonostante fosse visibilmente ubriache, svenuta e incosciente. Ad abusare di lei anche due amici dell’ex playmaker dei Bulls.
A far storcere il naso alla difesa un particolare: il fatto che la ragazza abbia aspettato 2 anni prima di sporgere denuncia, sintomo del fatto di come questa a detta di Dan Werly, esperto avvocato specializzato nell’assistenza sportiva (un vero e proprio “legale sportivo”), sia un vero e proprio “tentativo di estorsione”.
La richiesta avanzata dalla ragazza che con l’inizio del processo sarà costretta a rivelare la sua identità, è difatti quella di un risarcimento da 21,5 milioni di dollari. Cifra che secondo la difesa è il motivo che ha portato a far credere che quello che “a tutti gli effetti era un rapporto consensuale” (dice il diretto interessato), diventasse una violenza.
L’inizio del dibattimento a Los Angeles potrebbe obbligare Rose a fare avanti-e-indietro da una costa all’altra degli States, costringendolo a saltare qualche gara dei suoi Knicks. Non è successo con la gara di questa notte di preseason (in cui farà l’esordio in maglia Knicks a Houston) perché ha deciso di non essere presente alla scelta dei giurati, ma potrebbe accadere in futuro. Bisogna precisare che il processo riguarda la giustizia civile e non penale, per cui non c’è il rischio di finire dietro le sbarre. Ma un’eventuale condanna potrebbe far scattare la squalifica da parte della NBA.
Un nuvolone enorme insomma all’orizzonte, che Rose spera non porti burrasca.