Se ti sei perso il precedente episodio su Kevin Durant lo puoi trovare a questo link.
Shaquille Rashaun O’Neal nasce a Newak, New Jersey, il 6 marzo 1972 da madre Lucille O’Neal e padre Joe Toney. I problemi di Toney riguardo l’uso ed il possesso di droga lo hanno portato all’arresto quando il piccolo Shaq era ancora in fasce.
Il padre putativo, un certo Phillip Harrison, era un sergente dell’esercito degli Stati Uniti e non ha mai fatto rimpiangere la figura del padre biologico al piccolo O’Neal.
C’è una canzone del 1994 dal titolo Biological Didn’t Bother che nel ritornello recita: “He took me from a boy to a man so Phil is my father ‘causa my biological didn’t bother”. L’album si chiama Shaq Fu: Da Return ed è il secondo album da solista di Shaquille O’Neal: se sei caduto dalle nuvole probabilmente dovresti recuperare questo articolo immediatamente.
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The Big Fella viene draftato dagli Orlando Magic nel 1992 come prima scelta assoluta e a 20 anni Shaq aveva già il 53 di piede. Cinquantatre.
Membro effettivo della Naismith Memorial Hall Of Fame, settimo miglior marcatore di sempre, 4 anelli NBA vinti e 15 apparizioni all’All Star Game: la vita cestistica di Shaq è di certo qualche gradino sopra la sufficienza.
O’Neal non è mai stato un rookie fuori dal campo. A breve distanza dal Draft 1992, The Big Fella era già corteggiato da Nike e da Reebok, con quest’ultima favorita.
Shaq si presenta all’incontro in casa Nike indossando abbigliamento firmato Reebok dalla testa ai piedi e rischia realmente di essere cacciato dal campus. Nike aveva già ingaggiato Alonzo Mourning ma non era disposta a dare ad un altro big man la libertà che desiderava. Reebok invece crede in Shaq e dopo i fatti di Nike e qualche contrattazione riesce ad ottenere un contratto da 5 milioni di dollari, un logo personale registrato che comparirà su tutte le sue scarpe personalizzate e la totale libertà creativa su ogni tipo di pubblicità.
Le prime scarpe Reebok dedicate ad un atleta sono proprio le Reebok Shaq Attaq, disegnate dalla designer Judy Close. Il prezzo di lancio era di ben $130, al pari delle scarpe di Michael Jordan che erano già arrivate alle loro ottava edizione. Le Shaq Attaq sono supportate dalla tecnologia “Pump”: nata nel 1988, consiste nell’inserire una camera d’aria all’interno della fodera che si gonfia tramite l’apposita pompetta sulla linguetta della scarpa. The Big Maravich (uno dei suoi tanti soprannomi) si è divertito anche a modificare un’opera di Rudyard Kipling; la soletta interna della Shaq Attaq riporta la scritta “All Men Count On You, But None Too Much”, ripresa dalla poesia “Se” del 1985 che recitava, in inglese, “if all men count with you, but none too much”. Il senso è diametralmente opposto, si passa dal “Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo” originale al “Ogni persona conta su di te, ma nessuno troppo” di O’Nealiana memoria.
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La prima pubblicità ideata da Shaq è proprio sulla Shaq Attaq e viene ricordata con il claim “Don’t Fake the Funk on a Nasty Dunk”. Un giovanissimo O’Neal effettua l’accesso a quella che sembra una palestra segreta dove troneggiano Bill Russell, Wilt Chamberlain, Kareem Abdul-Jabbar e Bill Walton. Shaq schiaccia rompendo il canestro, ostenta soddisfatto il suo bottino ma gli viene brutalmente ricordato di essere ancora solo un rookie.
La Shaq Attaq 2 è senza dubbio la pecora nera della signature line dedicate a The Big Fella. L’altezza diminuisce divenendo una low top, il supporto della tecnologia Pump svanisce.
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La Shaq Attaq 3 del 1994 invece segna il debutto dell’Instapump, un’evoluzione del sistema Pump che consiste sempre in una camera d’aria all’interno della scarpa ma gonfiata attraverso una pompetta esterna con anidride carbonica. La Shaq Attaq 3 inoltre introduce la tecnologia Hexalite, un’intersuola a esagoni che ammortizza il peso distribuendolo nel modo più uniforme possibile in tutta la lunghezza della scarpa.
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Le Shaq Attaq 4 sono il secondo vero successo dopo l’egemonia delle 1. Il taglio è alto, aggressivo e ardito. In ambito tecnologico riportano l’Instapump e l’Hexalite del modello precedente ma con queste ai piedi Shaq arriva per la prima volta alle Finali NBA con gli Orlando Magic.
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L’ultima scarpa che O’Neal ha indossato per gli Orlando Magic è forse la più rappresentativa. Shaq voleva il suo primo anello, e nella pubblicità della sua ultima Reebok Shaqnosis non ha usato mezzi termini.
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Il design è estremamente appariscente con una tomaia in scamosciato con dei cerchi concentrici bianchi e neri e il classico logo sul retro. La versione che Shaq usa in campo è leggermente più alta e ha la tecnolgia Pump ma quel prototipo non verrà mai commercializzato. Nel 2015 è stata riproposta sul mercato la Reebok Shaqnosis con il Pump ma non nella stessa posizione del sample originale.
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Dopo il passaggio ai Lakers Shaq viene salutato da Reebok con le Dunkmob, una scarpa estremamente ingombrante con quattro sezione Hexalite visibili, ma il brand era già concentrato su Iverson e le scarpe non godono di un qualche tipo di fama.
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Shaq esprime il desiderio di poter vendere scarpe a prezzi abbordabili e firma un contratto con ACI International, una società cinese produttrice e distributrice di scarpe da basket. Il primo anno vende 2 milioni di scarpe ad un prezzo di listino inferiore ai $30, decide di mettersi in proprio e aprire il suo e-shop nel 2000 “Dunk.net”, ma fallisce. Nel 2001 riprova con ACI, crea il marchio Dunkman e si accorda per vendere le scarpe a Payless ShoeSource. Complice la striscia di vittorie dei Lakers che poi diventerà il Three-Peat, il marchio va a gonfie vele e la persona di Shaq era l’unica pubblicità del marchio. I modelli prodotti sono più di 100 anche se alcuni non sembrano essere proprio originali.
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Come un ottimo affarista, Shaq vende quando è al picco: i compratori sono i cinesi della Li-Ning, che lo sponsorizzeranno per i restanti anni da pro e gli daranno 2 milioni di dollari di royalty annuali.
“I remember in college, my marketing professor told me ‘Big guys will never sell’”
“Mi ricordo al college, il mio professore di marketing mi disse ‘I ragazzi grossi non fanno vendere’”
Come se non bastasse quanto detto fino ad ora a sconfessare il suo vecchio professore, Shaq ha un accordo con la catena di supermercati a basso costo USA Walmart e ha venduto più di 120 milioni di scarpe nell’ultimo anno.
Articolo a cura di Alessandro Mandracchia