Con una squadra formata in gran parte da veterani affermati nella Lega, con tre giocatori che hanno già giocato multipli All Star Game (Rose, Anthony e Noah), uno che spesso l’ha sfiorato (Jennings) e uno che verosimilmente lo giocherà molto presto (Porzingis), a molti sembrava raccomandabile che il coach che avrebbe raccolto la non encomiabile eredità del duo Fisher-Rambis potesse vantare una certa esperienza e prestigio anche ad alto livello per guidare al meglio la potenziale fuoriserie.
Si è parlato a lungo di Thibodeau, peraltro già coach di Rose e Noah, ma alla fine Jackson ha optato per un profilo agli antipodi rispetto all’ex allenatore dei Bulls come quello di Jeff Hornacek. Da una parte, la decisione presa dall’ex coach Zen pare coerente con il suo progetto e anche tecnicamente condivisibile (allenatore giovane e in rampa di lancio che proponga un buon gioco offensivo basato sulla transizione, adattissimo alle tante bocche di fuoco sul perimetro presenti a roster); dall’altra, la scelta di un coach che ha iniziato ad allenare nel 2011, che ha fatto solo 2 anni e spiccioli da head coach a Phoenix senza mai fare i playoffs e senza riuscire a dare un’impronta difensiva apprezzabile (Def. Rating sempre oltre quota 106 punti per 100 possessi) non è parsa la più felice per una squadra intrisa di veterani carismatici che, in media, non fanno necessariamente della fase difensiva la propria arma principale, e che giocano pure al Madison Square Garden, con tutto ciò che ne consegue.
jeff Hornacek, credits to csnphilly.com
La difficoltà di dover amalgamare una squadra di grande talento ma comunque in gran parte nuova, di far coesistere e gestire alcuni caratteri non sempre semplicissimi (Jennings, Melo, a tratti anche Noah) unita alle già citate pressioni della Mela, risulterebbe una sfida notevole anche per il Jackson dei tempi d’oro: ad Hornacek il compito di ripagare la fiducia data dallo stesso ex allenatore di Jordan e di dimostrare di poter essere a sua volta un coach di alto livello.