10-72. I Sixers ripartono da qui, dal fondo di un barile tutto vuoto, il prodotto di un tanking cavalcato sino all’inverosimile; a tal punto da irritare non solo tifosi e dirigenza, ma i piani alti della Lega stessa. C’è lo zampino del Commissioner Silver in persona dietro lo sconvolgente restauro avvenuto lo scorso aprile in casa Phila. Il guru dell’”Arte di Perdere”: l’ex visionario GM Sam Hinkie ha fatto i bagagli, dopo 3 anni di Process inconcludente, silurato tra lavative strette di mano in favore del figliuol prodigo Bryan Colangelo.
Il nuovo dirigente sportivo, in un diumvirato con il padre Jerry, non raccoglie però solo uno dei record peggiori della storia, ma anche il frutto che queste stagioni fallimentari non avevano ancora comportato. L’agognata prima scelta alla Lottery, che ha ossessionato le utopie sfrenate di Hinkie, è finalmente giunta senza che però, ironia della sorte, l’artefice possa usufruirne.
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Le doti di Ben Simmons sono già state decantate ai quattro venti a sufficienza. Lodi per il momento vane. Perché se è vero che la sfortuna nella Città dell’Amore Fraterno ci vede con tre occhi, quest’anno non avremo il piacere di gustare le doti dell’ex-LSU, causa infortunio al piede che la franchigia non può permettersi di prendere alla leggera.
In compenso, dopo due anni di sosta forzata ai box, vedremo invece debuttare l’obelisco camerunense da Kansas, al secolo: Joel “The Process” Embiid. Sì, è così che il centrone tutto muscoli ha espressamente richiesto di essere annunciato prima delle partite al Wells Fargo Center. Una maniera neanche troppo sibillina per manifestare il proprio rispetto e completa fiducia nei confronti dell’una volta manager-statista dall’Università dell’Oklahoma.
Oggi Philadelphia si presenta come una franchigia riformata laddove si muovono le fila e sbilanciata nel compartimento che dovrà vestire la maglia e scendere nel rettangolo. Il nucleo giovane gronda di talento sotto le plance, tanto che un paio fra: Embiid, Okafor, Noel e Saric si vedrà il minutaggio decurtato. Lo stesso purtroppo non si può dire fra i piccoli, dove non brillano certo eccellenti prospettive.
La speranza è pur sempre l’ultima a morire. Chissà se una volta svernato, questo gruppo saprà portare quell’auspicata rivoluzione all’interno del panorama NBA che potrebbe avere il sapore da Ottobre Rosso di Russia.
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