Rudy Gay “prigioniero” a Sacramento: “Costretto a giocare per i Kings”.

Che i Sacramento Kings siano la franchigia più entropica dell’NBA contemporanea non è certo una novità dell’ultim’ora. Che Rudy Gay sia in rotta di collisione con la dirigenza californiana da tempo è ugualmente cosa nota. Ma, questa sì è una quasi-novità, ora Gay non si fa problemi a parlare della cosa “a microfono aperto”.

ROTTURA

Gay, in un’intervista rilasciata a ESPN, ha affermato:

Mi alleno fisicamente e mentalmente per scendere in campo e dare il massimo. Ma non ho scelta. Sono obbligato a stare qui, a giocare coi Kings. Il resto è fuori dal mio controllo: le speculazioni su un mio addio ovviamente mi riguardano ma non dipendono da me. Cerco di rimanere focalizzato sul presente, di dare il massimo anche nel rapporto con i miei compagni, come se dovessi rimanere qui fino a fine stagione. 

E ancora:

Non voglio la reputazione del giocatore lamentoso che cerca sempre di essere tradato nei momenti difficili. Quindi cerco di vivere alla giornata e di non dare pensieri ai miei compagni. Le cose funzionano così in questa Lega.

Dietro allo sbilenco tentativo di gettare acqua sul fuoco, pare chiaro come Gay sia focalizzato su tutto fuorché sul presente dei Kings. Queste le dichiarazioni che ha rilasciato un paio di mesi fa – pochi giorni dopo il Draft – a Sactown Royalty:

Non ho seguito il Draft. Non so neanche chi siano i nostri nuovi giocatori.

I Kings, che considerano Gay il secondo miglior giocatore della squadra (dietro a DeMarcus Cousins), continuano a dichiarare di non volerlo cedere. Ma è chiaro che, vista la situazione, se dovesse arrivare un’offerta sostanziosa l’ala 30enne sarebbe impacchettata e spedita senza troppi rimpianti, né di una parte né dell’altra.

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Pubblicato da
Elia Pasini

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