Prima del “I’m coming home” di LeBron James e del dominio Warriors, sarebbe stata una partita da “25 dicembre”. Uno scontro tra l’élite NBA. Oggi però diventa obbligatorio usare il condizionale. Perché in poco più di due anni cambiano un mare di cose e se assieme a LBJ vanno via anche gli altri due per motivi diversi e contrastanti non venendo sostituiti da stelle altrettanto luminose, in Florida di ragioni per andare all’American Airlines Arena ce ne sono sempre meno.
Chi è andato questa notte a vedere Miami-San Antonio non si è di certo annoiato, anche se alla fine vincono sempre loro, gli altri.
Eh già perché “Via Duncan, via le vittorie” sarà un modo di dire veritiero quando Duncan lo sostituisci con dente, ma in casa Spurs non sembrano davvero aver voglia di smettere di vincere. San Antonio tira il giusto e bene da tre punti (10 su 18), si affida quando serve ad un Leonard clinico e chirurgico nel segnare (27 punti e 6 assist) e fa assaggiare almeno 15 minuti di parquet a ben 10 giocatori diversi.
L’emblema della gara ideale di regular season sognata da Popovich, nonostante nel finale gli Heat si rifacciano sotto, senza però riuscire a mettere la testa avanti.
Alla fine il tabellone recita: 106-99 in favore degli Spurs. Sapessi che novità…