In teoria poi, a margine, si sarebbe giocata anche una partita “vera e propria” tra Warriors e Thunder. E quella l’ha dominata in lungo e largo Golden State che, spinta anche da extra-motivazioni non abituali in regular season, ha giocato di certo il miglior quarto (il secondo) e in generale la miglior gara di questa primissima parte di stagione.
KD a parte, è stata una prova corale di primissimo livello, in un match vinto 122 a 96.
Una produzione offensiva imbarazzante, non solo quella nella seconda frazione di gioco, con Curry e Thompson (21 e 18 punti rispettivamente) che hanno volentieri lasciato il proscenio a KD.
L’unico punto debole è stato (proprio come nelle Finali di Conference di maggio), la difesa su Steven Adams e più in generale l’affanno che la sua presenza su entrambi i lati del campo genera su una squadra che fatica in alcune situazioni a difendere in senso lato il canestro.
Per i ragazzi di Steve Kerr la fortuna è stata che, nei minuti in cui il neozelandese è rimasto seduto in panchina, Donovan non è riuscito a trovare il giusto rimpiazzo. Sintomatica la fugace apparizione di Kanter: passato sul parquet per meno di 3 minuti, è riuscito ad accumulare un plus/minus di -11. Quanto basta per tornare a sedersi e non alzarsi più nel corso dell’incontro.
Frustrato di certo il turco, così come tutta la squadra arrivata palesemente in campo con una carica aggiuntiva che però è tornata utile soltanto nei primi 10 minuti di gara. Alla fine Westbrook è stato costretto ad alzare bandiera bianca già all’intervallo lungo: per lui alla fine sono 20 punti, 10 rimbalzi e 6 assist (con 4/15 al tiro). E una faccia che è tutta un programma.