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Vocabolario NBA: Cos’è e come funziona la Draft Lottery? – Parte 2/2

La scorsa settimana, per la rubrica “Vocabolario NBA”, abbiamo iniziato a parlare della Draft Lottery, cercando di spiegarne gli aspetti più tecnici. Vediamo ora quando avviene, cosa è possibile combinare con le scelte acquisite e un pizzico di storia con tanti particolari piccanti. Il piatto forte? Ovviamente il tanking.

Se non avete letto la prima parte sulla Draft Lottery, cliccate qui sopra.

QUANDO – L’estrazione avviene nella seconda metà di maggio, circa un mese prima della notte del Draft. Ecco l’emozionante momento dell’annuncio, in questo caso della Draft Lottery del 2014. Le squadre possono scegliere un rappresentante qualunque: un giocatore, un GM o un qualsiasi membro dell’organizzazione. Anche la figlia di un proprietario.

So che avreste preferito veder gioire Mallory Edens, figlia di Wesley Edens, proprietario dei Milwaukee Bucks. Con quella comparsata guadagnò qualcosa come 10’000 followers su Twitter. In un’ora. Ma bando alle facezie: in realtà l’estrazione vera e propria avviene qualche minuto prima, alla presenza di un referente per ogni squadra interessata, al fine di garantire l’imparzialità. Qui il video del momento reale in cui Cleveland ha vinto la pick n°1 del 2014. Che ha portato alla scelta di Andrew Wiggins. Che ha portato, dopo il Coming Home di LeBron James, allo scambio di Wiggins e Anthony Bennett per arrivare a Kevin Love, ovvero il terzo componente per la formazione dei Big Three dei Cavs. Che ha portato a… Vabbè, chevvelodicoaffare?

GLI SCAMBILe scelte al Draft possono essere scambiate. Anzi, sono asset strategici particolarmente preziosi. [Sam Hinkie who? Embiid, Okafor, Simmons what? #TheProcess when?] Per questo l’ordine individuato da classifica inversa e lottery viene spesso stravolto. Non ci addentreremo per il momento nello specifico, basti sapere che si possono proteggere delle scelte (es.: la futura prima scelta che i Kings offrono ai Lakers è fra le prime 5? Allora rimane ai Kings), una squadra non può non scegliere al primo giro per due anni consecutivi, una prima scelta scambiata e rimandata per più anni può diventare una seconda scelta, ECC. La scelta di scrivere “ecc.” in maiuscolo non è casuale. Sta a significare che la fantasia dei GM applicata alle regole NBA in questo campo può dare origine a una vastità incredibile di casi diversi.

Sam Hinkie. Un genio o un pazzo? Credits to: http://i.kinja-img.com

TANKING – Ovvero gli effetti concreti del sistema di scelta al Draft. Se una squadra non arriva ai Playoff, ha molto più vantaggio nel perdere che nel vincere, riuscendo ad accaparrarsi più possibilità di essere pescata in alto alla Lottery. La pratica di perdere il più possibile è chiamata appunto “tanking” e fornisce materiale di discussione per ore e ore al bar, per la gioia dei baristi. Nessuna squadra può dichiarare apertamente di tankare, sarebbe la morte dello sport. Ma per qualche General Manager, anche del passato recente, il sospetto che abbia deliberatamente puntato al tanking è – diciamo – molto forte. [Sam Hinkie who? Philadelphia 76ers what?]. Perdere, in fin dei conti, consente un forte vantaggio al Draft: la squadra con il record peggiore avrà nel più funesto dei casi la quarta scelta. E, in anni buoni, gente come Dwyane Wade è stata scelta alla #5.

PAZZIE DEL PASSATO – Arrivare alla formula attuale non è stata una passeggiata. Anzi, le critiche al sistema continuano a piovere (vedere i link sulla precedente frase “materiale di discussione per ore e ore al bar“). In passato si sono provate diverse strade, come il banale record inverso, che però dava la certezza della prima scelta al record peggiore [ovvero, per il tanking the sky is the limit]. A questo punto, tanto vale lanciare una monetina. Detto-fatto: Lew Alcindor e Hakeem Olajuwon vennero scelti così. Fra 1967 e 1984, infatti, le due squadre peggiori avevano il 50% di possibilità di vincere la prima scelta. Considerando che Lew Alcindor è il nome di Kareem Abdul-Jabbar prima della conversione e che nel 1984 oltre a Hakeem “The Dream” era a disposizione anche un certo Michael Jordan, forse l’idea della monetina non è proprio il massimo, in tema di equità. Anche gente come Bill Walton, Earvin Magic Johnson e James Worthy venne scelta con questa regola. Per qualche anno si pensò quindi di dare le stesse possibilità a tutte le squadre fuori dai Playoffs: addio tanking, ma veniva leggermente accantonato il concetto del favorire le squadre più deboli. Infine nel 1990 nacque l’idea della Lottery, con un sistema inizialmente più semplice di quello attuale. Le squadre da sistemare erano 11. Quindi 11 possibilità all’ultima, 10 alla penultima, 9 alla terzultima… E gli Orlando Magic si superarono. Vinsero la Lottery nel 1992 con 10 possibilità su 66. Shaquille O’Neal. Ri-vinsero nel 1993. Con 1 sola possibilità su 66. Chris Webber, girato a Golden State per arrivare a Anfernee Penny Hardaway. Boom, la neonata franchigia (i Magic erano in NBA solo dal 1989) diventa improvvisamente una corazzata. Dal 1994 quindi si passa al sistema attuale, con l’unica variabile del numero di squadre attive in NBA e quindi partecipanti alla lottery.

Shaquille O’Neal al Draft NBA 1993, con il Commissioner David Stern. Sembra che i pianti di gioia della popolazione di Orlando abbia dato origine a un’onda anomala nell’Atlantico. Credits to: www.worldstarhiphop.com

TERRITORIAL PICK – Per la vera perla del passato, bisogna tornare agli albori. Fino al 1966, per favorire il tifo locale, esisteva la territorial pick. Ancora prima del Draft, ogni franchigia aveva facoltà di selezionare un giocatore originario della zona, più precisamente entro le 50 miglia dalla sede della squadra. Stesso trattamento per tutti, quindi. Sistema equo. Tranne per il trascurabile particolare che nel 1960 New York aveva 7’781’984 abitanti e Syracuse 216’038. Il 1960 è stato scelto a caso, le città pure, e i Syracuse Nationals si trasferirono nel 1963 a Philadelphia, diventando gli odierni 76ers. Restando nella Città dell’amore fraterno, nel 1959 la territorial pick fruttò ai Philadelphia Warriors (poi San Francisco, poi Golden State) nientepopodimeno che… Wilt Chamberlain.

Concluso questo breve excursus storico, si conclude anche la puntata in due parti di Vocabolario NBA dedicata alla Draft lottery NBA. Dubbi, domande, passaggi poco chiari? Commentate e proveremo a rispondere! Non perdetevi i prossimi appuntamenti, ogni martedì alle 17.00, su NBAReligion.com.

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Pubblicato da
Alessandro Bonfante

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