Categorie: Primo Piano

What if, il Draft del 2003: LeBron, Melo e Darko Milicic

Immaginatevi l’NBA in un momento di stallo. È il 2003, Michael Jordan si è ritirato (questa volta definitivamente) e, oltre ai Los Angeles Lakers di Kobe e Shaq, la lega scarseggia di superstar. Per darvi un’idea concreta, le Finals tra i San Antonio Spurs e i New Jersey Nets sono state le meno seguite nella storia dell’NBA, perdendo più del 50% di audience rispetto alle Finals del 1998, quelle in cui His Airness conquistò il suo ultimo anello.

D’altra parte c’era la convinzione, o perlomeno la speranza, che le cose stessero per cambiare. A detta di tutti, infatti, la futura classe dei rookie 2003 conteneva una nuova generazione molto promettente.

Tutti vestiti in maniera davvero sobria

In particolare un diciottenne proveniente da Akron, Ohio, stuzzicava la fantasia dei Front Office di tutta l’NBA. Giusto per non caricarlo di pressioni e lasciarlo vivere serenamente, già durante il suo ultimo anno alla St. Vincent – St. Mary High School, ESPN aveva trasmesso live, in tutta la nazione, alcune partite della sua squadra del liceo. E anche la carta stampata non era da meno…

THE CHOSEN ONE

In uscita dai college, invece, c’erano altri tre prospetti piuttosto interessanti: un certo Carmelo Anthony, in grado di guidare Syracuse, da freshman, fino al titolo NCAA, un certo Dwyane Wade, che trascinò Marquette alle Final Four con una prestazione da sogno contro Kentucky e un certo Chris Bosh, che in un solo anno alla Georgia Tech aveva fatto intravedere un potenziale incredibile.

Non era, però, solamente una sfida tra giocatori americani. Con l’ascesa di Dirk Nowitzki e Yao Ming, i General Manager erano alla ricerca di talenti oltreoceano e uno in particolare aveva attirato la loro attenzione: il serbo Darko Milicic.

Insomma, il Draft del 2003 aveva tutte le carte in regola per dare nuova linfa vitale all’intero movimento e gli addetti ai lavori ne erano pienamente consapevoli. Queste furono le parole di Pat Riley, GM dei Miami Heat, in merito a quel Draft:

Quando sei da tanto tempo nel giro, appena vedi un potenziale giocatore franchigia te ne accorgi. Avevamo tutti capito che c’erano alcuni ragazzi davvero fuori dal comune. Lo percepivi. E tutti ne volevamo almeno uno. 

Con così tanto talento in gioco nella stagione 2002/2003 parecchie franchigie tankarono spudoratamente. Di conseguenza, l’interesse intorno al Draft crebbe a dismisura, tanto che la Lottery, evento solitamente seguito da nerd e addetti ai lavori, divenne un vero e proprio show televisivo trasmesso in prima serata da ABC.

La Lottery si svolse il 22 maggio 2003 e le seguenti squadre erano particolarmente curiose di conoscere gli esiti del sorteggio:

Grazie al terribile record di 17 vittorie e 65 sconfitte, le due franchigie con maggiori chance (22.5%) di assicurarsi la prima scelta erano i Cleveland Cavaliers e i Denver Nuggets. Però, nonostante la matematica fosse dalla loro parte, la cabala li preoccupava notevolmente: infatti era dal 1990 che la franchigia con il peggior record non vinceva la first pick.

Rispetto a tutte e tredici le squadre elencate qui sopra, i Memphis Grizzlies si trovavano in una strana situazione. Come potete vedere, i 28 successi ottenuti in stagione permettevano a Memphis di avere la sesta migliore chance di accaparrarsi la prima scelta. Il problema però era un altro: la prima scelta era l’unica scelta in cui potevano sperare. Nel 1997, difatti, Stu Jackson, GM dell’epoca dei Vancouver Grizzlies, scambiò una futura scelta al prima giro con i Pistons ottenendo in cambio Otis Thorpe.

Quella che nel 1997 era una protected pick, nel corso degli anni divenne sempre meno protected, fino ad arrivare al 2003, anno in cui la protezione riguardava esclusivamente la prima scelta assoluta. Morale della favola? A meno che i Grizzlies non avessero vinto la lottery, avrebbero dovuto cedere la propria scelta ai Pistons.

Bravi Bravi Bravi Braaavi

Arrivò quindi la sera del 22 maggio e l’estrazione iniziò, come sempre, dalla posizione più bassa. Il deputy commissioner dell’NBA, Russ Granik, si occupò in prima persona del sorteggio e dalla pick numero 13 alla numero 7 non ci regalò sorprese. Vennero estratte le squadre esattamente nell’ordine in cui dovevano essere estratte.

13) Rockets

12) SuperSonics

11) Warriors

10) Wizards

9) Knicks

8) Hawks

7) Bulls

Giunse quindi il momento della sesta scelta e dalla busta nella mano di Granik, invece del simbolo dei Grizzlies, spuntò quello dei Los Angeles Clippers. Il Grizzly, non soddisfatto di aver guadagnato una sola posizione, restò nascosto anche nelle due estrazioni successive, e al suo posto furono sorteggiati il pallone infuocato di Miami e il dinosauro di Toronto. Ricapitolando, l’estrazione proseguì in questo modo:

6) Clippers

5) Heat

4) Raptors

Visto che la matematica non è un’opinione, rimanevano soltanto tre franchigie da estrarre: Nuggets, Cavaliers e Grizzlies. Granik prese allora la terzultima busta, da cui tirò fuori un foglio con sopra disegnate…le montagne del Colorado, il simbolo dei Denver Nuggets. Direttamente dallo studio televisivo in cui si stava svolgendo la lottery, Jerry West, allora GM dei Grizzlies, non poteva credere ai suoi occhi: Memphis aveva l’incredibile e inaspettata opportunità di aggiudicarsi la prima scelta (che voleva dire LeBron) senza quindi doverla cedere ai Pistons.

La tensione era altissima e tutti erano in attesa di scoprire come sarebbe finita la lottery. Granik maneggiò la penultima busta, la aprì delicatamente e…eccolo lì il Grizzly. In quel momento furono due i Front Office ad esplodere, quello di Detroit e quello di Cleveland. Sotto lo sguardo disperato di Jerry West, Memphis perse la possibilità di cambiare il proprio futuro, futuro che, al contrario, i Cavaliers iniziarono a scrivere esattamente in quel momento.

Poco più di un mese dopo, esattamente il 26 giugno, al Madison Square Garden di New York si tenne il Draft. Così come per la lottery, la tensione era alle stelle. Finalmente David Stern, per la prima volta nella serata, salì sul palco pronto ad annunciare l’esito della first pick:

With the first pick in 2003 NBA Draft, the Cleveland Cavaliers select LeBron James

Cinque minuti dopo arrivò il turno dei Detroit Pistons. Dopo lunghe riflessioni Joe Dumars, in accordo con Larry Brown, decise di puntare sul talento di Darko Milicic. E così David Stern, davanti al microfono per la seconda volta, chiamò il serbo sul palco, stringendogli la mano con un sorriso stampato sulla faccia. Da questo punto in poi fu semplicemente un effetto a cascata. I Nuggets chiamarono Carmelo Anthony senza battere ciglio, e Miami e Toronto si accontentarono rispettivamente di Wade e Bosh.

Immagino che, leggendo il paragrafo precedente, una domanda vi sia sorta spontanea:

Ma come è possibile che, potendo scegliere tra Melo, Dwyane e Chris, Detroit abbia scelto proprio Darko Milicic? E sottolineo Darko Milicic?

Anche se vi sembra impossibile, una spiegazione esiste. Il 21 maggio, giorno prima della Lottery, il front office al completo dei Pistons (e anche qualche giocatore) assistette per una strana coincidenza ad un workout del Serbo in una palestra di Manhattan. A quanto dicono i presenti, l’allenamento fu grandioso. I dirigenti dei Pistons furono talmente impressionati che si ripromisero, se ne avessero avuta la chance, di sceglierlo al Draft.

Oltretutto la presenza nel roster di Billups, Hamilton e Prince, invogliò Dumars a rinforzare il reparto lunghi piuttosto che il backcourt. La commistione di tutti questi elementi diede vita alla scelta infelice di Milicic, che però, incredibilmente, risultò decisiva per la vittoria del titolo dei Pistons nel 2004 (ne parleremo meglio tra poco).

Rivediamo a grandi linee tutto ciò che è scaturito dalle scelte del 2003.

Dopo una prima esperienza a Cleveland senza ciliegina, LeBron ha deciso di abbandonare la terra natia per approdare in Florida proprio dal suo amico Dwyane, che intanto aveva già vinto un anello in compagna di Shaq. Dopo quattro anni passati a Miami, coronati da due titoli, LeBron è tornato a Cleveland, dove al secondo tentativo ha finalmente regalato il primo successo ai Cavaliers.

Con i Nuggets Carmelo non è mai riuscito a vincere un titolo, arrivando al massimo nel 2009 alle Finali di Conference. Per questa ragione nel 2011, Melo lasciò il Colorado per approdare nella Grande Mela. L’esperienza a New York non si è rivelata positiva come si poteva pensare all’inizio e i Knicks ormai hanno molte difficoltà anche soltanto a qualificarsi alla post-season.

E Darko Milicic? È considerato uno dei più grandi bust della storia dell’NBA Draft. Il Serbo ha girato diverse squadre (Detroit, Orlando, Memphis, New York, Minnesota e Boston) senza mai trovare la sua giusta dimensione. Nel 2013 ha abbandonato definitivamente la pallacanestro.

Sono il numero uno!

Dopo tanto inchiostro buttato, arriviamo finalmente al fulcro della rubrica: le nostre sliding doors.

What if n°1

Ritorniamo al 22 maggio 2003, giorno della Lottery. Russ Granik apre la penultima busta ed estrae il simbolo dei Cavs. Memphis, quindi, vince la prima scelta, l’unica che avrebbe potuto tenere. Un mese dopo si tiene il Draft e, come prevedibile, i Grizzlies chiamano LeBron James. A quel punto, alla numero due, i Cavaliers  scelgono Carmelo Anthony e i Nuggets alla tre Dwyane Wade (o Darko Milicic). I Raptors con la quarta chiamata avrebbero preso lo scarto tra il Serbo e Flash e Miami alla cinque sarebbe finita, per forza di cose, su Chris Bosh. Il resto del Draft sarebbe continuato come nella realtà.

Parliamo di un NBA totalmente diversa da quella che conosciamo.

Roster dei Grizzlies nel 2003/2004

Nell’Universo Reale la franchigia del Tennessee nel 2003/2004 conquistò cinquanta vittorie, uscendo poi al primo turno dei Playoff. Se avesse vinto la lottery? Aggiungete LeBron ad un roster con Pau Gasol, Shane Battier, Troy Bell, Mike Miller e James Posey. Probabilmente nella stagione da rookie di James, i Grizzlies avrebbero ottenuto delle W in più, forse una posizione più alta nella Western Conference, ma ancora non abbastanza per essere considerati una contender. Ma negli anni a seguire? Dal nostro punto di vista LeBron & Pau sono una garanzia, un certificato per competere ad altissimi livelli.

Consideriamo che, nell’Universo Reale, The Chosen One trascinò (da solo) i Cavaliers in finale nel 2007 e che Gasol giocò tre Finals consecutive tra il 2008 e il 2010 con i Lakers. Secondo noi è lecito pensare che se avessero giocato insieme (e si fossero messi d’accordo sul rinnovo del contratto) avrebbero conquistato almeno un titolo. Ah, quasi dimenticavo, se fosse andata così avremmo detto addio a Kobe & Gasol, addio al titolo numero quattro e cinque del Black Mamba

Per quanto riguarda Wade e Melo i pronostici sono più complicati. All’epoca i Nuggets non avevano abbastanza materiale per convincere i Lakers a scambiare con loro O’Neal, quindi difficilmente avremmo rivisto il duo Wade+Shaq. Per quanto riguarda Melo ai Cavs…beh se non ha vinto LeBron con quella squadra, con tutto il rispetto dubito che ce l’avrebbe fatta Carmelo.

Nel 2007, alla scadenza del contratto da rookie, Dwyane Wade, stanco dei risultati mediocri ottenuti con Denver, decide di lasciare il Colorado per andare a giocare insieme al suo amico LeBron a Memphis. Ed ecco quali sarebbero state le Finals tra il 2008 e il 2010:

Wade-James-Gasol VS Big Three di Boston

Mica male…

What if n°2

Partiamo con l’Universo Reale. Cleveland vince la lottery. Memphis piange mentre Detroit ride con la seconda scelta. Intanto Joe Dumars ha visto Milicic allenarsi ed è rimasto innamorato. I Pistons quindi scelgono il Serbo, che però, contrariamente alle aspettative, non fornisce alcun contributo al team guidato da Larry Brown. Allo stesso tempo gli equilibri in campo e nello spogliatoio di Detroit restano inalterati e si trasformano nel punto di forza che porta la squadra a vincere il titolo nel 2004.

Ora l’Universo Parallelo. Cleveland vince la lottery. Memphis piange mentre Detroit ride con la seconda scelta. Al Draft Joe Dumars sceglie Carmelo Anthony. A questo punto si aprono due scenari:

2a) Melo approda a Detroit e, nonostante la giovane età, vuole essere il leader della squadra. La chimica nello spogliatoio si rompe e Ben Wallace vuole uccidere Anthony con le sue stesse mani. I Pistons non arrivano neanche alle Finals e Kobe & Shaq conquistano il loro quarto titolo. Le divergenze tra le due superstar di Los Angeles si appianano e restano entrambi ai Lakers. Intanto a Detroit Larry Brown non ne può più, si dimette e insieme a lui chiedono la cessione anche Prince, Rasheed e Ben Wallace. In un solo anno Melo ha distrutto una contender.

2b) Melo approda a Detroit e resta affascinato dall’impegno che i suoi compagni mettono in campo. Anthony quindi riesce a gestire il proprio talento senza farlo pesare sugli altri e, spinto dall’entusiasmo dei membri del roster, diventa anche un discreto difensore. In ogni caso, Melo intacca leggermente gli equilibri dei Pistons che nel 2004 non riescono a laurearsi campioni. Negli anni successivi però la crescita di Melo è inesorabile e Detroit diventa una contender non solo per un paio di stagioni, ma per 6-7 anni.

What if n°3

LeBron va a Cleveland. Detroit con la seconda scelta chiama…Wade. Inizia una dinastia destinata a durare almeno un lustro. Il talento sul parquet di Wade insieme alla sua capacità di essere uomo-spogliatoio si inseriscono perfettamente nel contesto di Detroit, che nel giro di quattro-cinque anni vince almeno due-tre titoli.

Effettivamente però, per quanto possa sembrare strano adesso, qualunque GM nella posizione dei Pistons alla numero 2 avrebbe chiamato uno tra Melo e Darko. Erano, semplicemente, i due prospetti migliori dopo LeBron. Se Joe Dumars avesse scelto Dwyane lo avrebbero preso tutti per pazzo.

È complicato trovare un Draft tanto influente come quello del 2003. La lottery del 22 maggio e il Draft del 28 giugno hanno inciso pesantemente sulle ultime tredici stagioni NBA. Avremmo potuto vedere LeBron lontano da Cleveland, Memphis diventare una contender, Detroit perdere il titolo del 2004 e vincerne tanti altri in futuro, Wade senza Shaq Kobe senza Pau. E forse Darko Milicic, se fosse stato scelto da Denver, sarebbe entrato nell’Olimpo degli Dei della pallacanestro…

Un nuovo smanicato per Darko.

…o forse no.

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Pubblicato da
Alberto Calò

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