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Vocabolario NBA: Cosa sono e come funzionano i Playoffs?

I Playoffs NBA costituiscono la seconda parte del campionato NBA, dopo la Regular season o stagione regolare. Ai Playoffs accedono 16 squadre che si scontrano in serie a eliminazione al meglio delle 7 partite. Il vincitore finale guadagna il titolo di campione NBA. Ci si può riferire ai Playoffs anche con il termine post-season.

Vocabolario NBA si concentrerà questa volta sul funzionamento dei Playoffs NBA. Dopo aver compreso come un giocatore entra in NBA (Draft e Lottery) ed esserci soffermati su chi gestisce la lega (Commissioner) e come è organizzata (Conference/Division), cerchiamo ora di capire quale sia il percorso per arrivare all’agognata vittoria. Se si mastica poco di NBA, sarà particolarmente utile aver già letto l’ultima puntata di #Vocabolario NBA.

NE RESTERÀ SOLTANTO UNA – Ai Playoffs NBA accedono 16 squadre, otto della Eastern Conference e otto della Western. In ognuna delle due Conference le squadre vengono accoppiate secondo il ranking finale della Regular season. La #1 con la #8, la #2 con la #7, la #3 con la #6 e la #4 con la #5. I turni totali sono quattro, a ogni turno si dimezzano le squadre partecipanti. Nell’ordine sono: primo turno (o quarti di finale di Conference, termine leggermente complicato), semi-finali di Conference, finali di Conference, Finali NBA o The Finals. Oltre al Larry O’Brien Trophy, assegnato ai vincitori assoluti, esistono anche i trofei per la squadra vincitrice della propria Conference.

Il bracket finale dei Playoffs NBA 2016. Le sentite le lacrime che cadono ancora oggi sui pavimenti di San Francisco? Credits to: www.si.com, via Google.

FORMATO – Ogni turno consiste in una serie al meglio delle 7 partite, con il “fattore campo” sempre a favore della squadra con record migliore nella stagione regolare. Passa al turno successivo il primo team che raggiunge le 4 vittorie. Il formato è 2-2-1-1-1. Ciò significa che si disputano prima due partite in casa della squadra con posizione nel ranking migliore, altre due in casa di quella con il seed più basso, infine (se necessario) una a testa fino alla settima partita. Si può quindi vincere e passare il turno con i seguenti risultati: 4-3, 4-2, 4-1 e 4-0. Quest’ultimo viene definito sweep, in quanto la perdente viene simbolicamente spazzata via.

UPSET – Cos’è l’upset? Con questo termine si indica la vittoria di una squadra nettamente sfavorita. Nella fattispecie dei Playoffs NBA, si applica alla vittoria della squadra con un seed molto più basso dell’altra. I casi più eclatanti avvengono quindi nel primo turno, quando la squadra #8 del ranking riesce a eliminare la #1. Eventualità che negli ultimi anni si è ripetuta più volte. Non era ancora di moda lo slogan #maiunagioia, ma devono averlo pensato i tifosi dei Dallas Mavericks nel 2007. Nowitzki e compagni arrivavano da una cocente sconfitta alle Finals 2006, quando la festa era stata rovinata dai Miami Heat di Shaq e Wade. Quell’anno invece i Mavs erano lanciati alla riscossa forti di un primo posto a Ovest, con un record di 67-15. I Golden State Warriors di Baron Davis, però, avevano altri piani e decisero di mettere fra le ruote dei texani non un bastone, ma una trave, vincendo la serie per 4-2. Nel 2011 invece furono i San Antonio Spurs ad essere schiantati da i solidi Memphis Grizzlies del grit&grind. 21,5 punti e 9,2 rimbalzi a partita furono la ricetta di Zach Randolph per addolcire i primi della classe di Coach Popovich (primi nella Western Conference con 61-21). I texani, dopo sei partite, si ritrovarono a guardare in TV il resto dei Playoffs di quell’anno. Per l’ultimo esempio ci spostiamo nella Eastern Conference, Playoffs NBA 2012. I Philadelphia 76ers del pre-tanking, dal basso del loro record 35-31 (66 partite quell’anno, causa lockout), superarono la corazzata Chicago Bulls, primi a Est e nella lega (a pari con i soliti Spurs) con 50-16. I Sixers di Andre Iguodala, Elton Brand e Evan Turner eliminarono per 4-2 i Bulls, che a roster potevano vantare Derrick Rose, Luol Deng, Carlos Boozer, Joakim Noah, Rip Hamilton e Kyle Korver. Gente che nel 2012 faceva la differenza e puntava senza timidezza al titolo NBA. Si mise in mezzo, a 1 minuto e 22 secondi dal termine di Gara 1, un torn ACL. Ma questa è un’altra storia.

Un altro caso raro è quello di una squadra in vantaggio per 3-1, che poi finisca per essere sconfitta 3-4. Significa dover perdere ben 3 partite consecutive che invece possono dare la vittoria. Tale caso è ancora più raro se durante le Finals. Motivo per cui così tanto scalpore ha fatto il recupero di LeBron James e dei suoi Cleveland Cavaliers alle Finals 2016. Segue una diapositiva di chi si è visto sfumare un vantaggio di 3-1.

Steph Curry durante Gara 7 delle Finals dei Playoffs NBA 2016. Si nasconde, ma è lui. Credits to: www.sports.inquirer.net

UN PO’ DI STORIAPrima del 1984, quando il numero di squadre partecipanti si assestò a 16, vennero sperimentati diversi formati per il bracket dei Palyoffs NBA. Il numero delle squadre variava negli anni a seconda delle squadre totali in NBA. In alcuni periodi le prime squadre di ogni Conference entravano in gioco solo al secondo turno: un vantaggio considerevole. Le Finals sono sempre state al meglio delle 7 partite, ma gli altri turni hanno visto variare il formato al meglio delle 5 o addirittura delle 3 partite, con un susseguirsi di cambiamento di regole nel corso del tempo. Le squadre vincitrici della propria Division avevano i primi posti del ranking garantiti. Dal 1984 al 2002 il sistema era molto simile a quello attuale, tranne per il primo turno al meglio delle 5 e per i primi due posti garantiti alle vincitrici di ogni Division (che all’epoca erano appunto due per Conference). Nel 2003 anche il primo turno (o quarti di finale di Conference) divenne al meglio delle 7 partite. Con l’edizione 2005 le Conference erano state riorganizzate: tre Division a Est e tre a Ovest. Le tre vincitrici delle Division guadagnavano i primi tre posti nella propria Conference. Ciò dava origine a possibili scenari poco convenienti: le due migliori squadre della Conference (e magari della lega!) si potevano incontrare già al secondo turno. Nel 2007 si pose rimedio a questa eventualità modificando la regola che proteggeva i primi tre posti nel ranking di Conference per le vincitrici delle Division: il seed protetto diventava il #4. In questo modo si salvaguardava il vantaggio della vincitrice della Division, che non poteva scivolare oltre la quarta posizione, ma si permetteva alla seconda squadra della Conference di mantenere la propria posizione nel tabellone dei Playoffs. Il risultato? Le due migliori squadre dell’Est o dell’Ovest si sarebbero potute incontrare solo nella finale di Conference. Infine nel 2016 è venuto completamente a mancare il valore del piazzamento nella propria Division: il bracket del primo turno viene compilato a partire dalla semplice classifica di Conference.

INDOVINA IL BRACKET – Uno dei passatempi preferiti dei tifosi NBA è quello di provare a prevedere tutti i passaggi di turno, magari indovinando il numero di partite vinte da ogni squadra.

Il bracket dei Playoffs NBA 2010: scelto per la prima apparizione alla post-season dei Charlotte Bobcats. Furono sweeppati senza pietà dagli Orlando Magic. Notare che sesta, settima e ottava a Ovest hanno lo stesso record della quarta a Est. Così, tanto per.

Vocabolario NBA torna la prossima settimana con una nuova puntata. Sempre di martedì, sempre alle 17 su NbaReligion.com.

La rubrica #VocabolarioNBA:

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Pubblicato da
Alessandro Bonfante

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