Klay Thompson, nella serata del career high da 60 punti arrivato due giorni fa contro gli Indiana Pacers, è stato inarrestabile, con un 21-33 (8-14 da tre) messo a referto in soli 29 minuti. Per fermarlo non sono bastati Paul George, Monta Ellis e CJ Miles, ma è servito l’intervento nientepopodimeno che di Steve Kerr, coach dei Golden State Warriors e di Thompson, che ha pensato bene di lasciare in panchina la propria guardia per tutta la quarta frazione per preservarne le energie (per la delusione dei fan dei Warriors e di chi ipotizzava un assalto agli 81 di Kobe Bryant). La partita, va detto, è stata comunque stravinta da Golden State per 142 a 106.
COME MJ
Kerr ha parlato della questione-Thompson con il San Jose Mercury News:
Dicevano che coach Dean Smith fosse l’unico a poter tenere Michael Jordan sotto i venti punti quando MJ giocava a North Carolina. Beh, io sono l’unico che può tenere Klay Thompson sotto gli 80 punti.
Thompson, nel pieno di una trance cestistica assolutamente jordaniano-kobesca, avrebbe preferito rimanere in campo e giocarsi la propria chance di diventare l’autore della seconda prestazione offensiva di sempre (coi 100 di Wilt Chamberlain che paiono sempre irraggiungibili). Gli sarebbero serviti 22 punti a referto nel quarto conclusivo, una cifra assolutamente nelle sue corde, considerando i 20 di media segnati nelle tre frazioni precedenti. I 60 punti in 29 minuti, in ogni caso, sono comunque un record: nessun giocatore, dall’introduzione del cronometro dei 24 secondi, aveva mai segnato più punti in meno di 30 minuti di gioco.
I Warriors continuano ad asfaltare (quasi) qualsiasi cosa abbia il coraggio di mettersi tra il loro cammino e il ritorno alle Finals, ogni volta con protagonisti diversi (Thompson, in teoria, sarebbe la terza opzione offensiva della squadra, dietro a Kevin Durant e Steph Curry). Finals a cui vogliono tornare più pronti sia mentalmente che fisicamente, dopo il calo improvviso subìto contro i Cavs nella scorsa edizione e le tre partite in fila perse contro LeBron e compagni. Coach Kerr è disposto a tutto, pur di rivincere, anche mettere la museruola a uno dei suoi sul punto di riscrivere la storia NBA.
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