3 giugno 2013. Gli Indiana Pacers sono eliminati dai Miami Heat in gara 7 della finale di Eastern Conference. Una delle serie di playoff più belle e incerte degli ultimi anni: i favoriti Heat di LeBron James, Dwyane Wade e Chris Bosh, detentori del titolo, messi alle corde dai solidi Pacers e dal loro basket difensivo e senza fronzoli impostato da coach Frank Vogel. I Pacers arriveranno fin lì anche nel 2014, uscendo di nuovo, questa volta 4-2, sempre contro Miami. Da oltre dieci anni infatti Larry Bird è il President of basketball operations della franchigia di Indianapolis.
Nominato nel 2003 da Donnie Walsh e subito distintosi per aver caldeggiato l’esonero di Isiah Thomas a beneficio dell’ex assistente Rick Carlisle, Larry Bird aveva lasciato il ruolo di allenatore tre anni prima per curare alcuni problemi di salute. Ma di nuovo il richiamo della competizione fu irresistibile. I Pacers devono gestire una fase tipica del ciclo di vita delle franchigie NBA, la ricostruzione, e dal 2006 al 2010 restano fuori dai playoff. La situazione inizia a volgere in meglio prima con l’arrivo di Paul George dal draft e poi dal 2011 dalla promozione di Frank Vogel a capo allenatore. Con la regia di Bird viene allestita una squadra tutta sostanza, che nel 2012 gli vale il premio di executive dell’anno. Sono i Pacers di George Hill, David West, Lance Stephenson, Roy Hibbert, Danny Granger e più tardi Luis Scola: un gruppo in controtendenza con il basket spettacolare che ha preso piede nel decennio, ma molto efficace.
Le finali di conference 2013 e 2014 sono il culmine del recente ciclo positivo degli Indiana Pacers, a cui segue una nuova fase di assestamento. Mancati i playoff nel 2015 e non superato il primo turno nel 2016, la nuova sfida di Larry Bird è quella di “aggiornare il software” e rendere la squadra più futuribile, attraverso l’innesto di un gioco più rapido e small ball. La sostituzione prima di alcuni giocatori e poi di coach Vogel con Nate McMillan sono mosse indirizzate in tal senso. I Pacers attualmente sono un cantiere aperto, ma con Larry Bird nella stanza dei bottoni si può star certi che, con pazienza, lavoro duro e perseveranza, raggiungeranno di nuovo risultati importanti. Perché se in tutti questi anni c’è qualcosa che lo ha identificato più di tutti è stato l’amore sconfinato per il gioco.
Auguri, Larry The Legend!
Francesco Mecucci