Oggi, 7 dicembre 2016, Larry Bird compie sessant’anni. “Non ci sarà mai un altro Larry Bird”, disse di lui al momento del ritiro il suo rivale di sempre, ma anche amico, Magic Johnson. Probabilmente è così: la storia dell’ex 33 dei Boston Celtics è talmente unica che non si è più visto niente di simile. Bird non appartiene solo al passato: è stato coach degli Indiana Pacers per tre stagioni, sfiorando il titolo, e da oltre un decennio è president of basketball operations sempre della franchigia della sua terra d’origine, l’Indiana, lo Stato del basket per eccellenza.
Il luogo dove nacque il 7 dicembre 1956 in un piccolo centro rurale, West Baden Springs, crescendo poi nella vicina French Lick. È l’unico ad aver vinto il premio di miglior giocatore, allenatore ed executive dell’anno. Anche Kevin McHale, che con Bird e Robert Parish formava i big three, ha vissuto le tre esperienze, ma in maniera più discontinua. Larry, invece, è stato ed è tuttora un esempio di efficacia e di regolarità: quasi non ci si accorge più di lui, invece è sempre là, schivo e riservato, nonostante sia un’icona della NBA.
Larry Bird in campo è stato tutto quello che si può chiedere a un giocatore di basket: tiro, passaggio, visione di gioco, senso della posizione, rimbalzi, stoppate, recuperi, ma soprattutto leadership, carisma, lavoro duro, sacrificio. Si buttava su ogni pallone e dava il massimo anche con gli infortuni addosso, resistendo stoicamente alle dolorose conseguenze fisiche di un impegno così estremo. Una gigantesca fiducia in se stesso, unita a una forza mentale che lo portava a sottoporsi ad allenamenti massacranti, gli ha consentito di primeggiare nonostante un corpo poco atletico e aggraziato e persino un dito storto nella mano destra, eredità di una frattura mal curata da ragazzo. Di lui, ala di 2,05 metri per 100 chili di peso, si è sempre detto che non saltava, non correva, faticava in difesa nell’uno-contro-uno, ma sapeva giocare a basket, sapeva fare tutto e meglio di ogni altro.
La storia di Bird è anche quella di un biondo e introverso ragazzone di campagna dalle abitudini semplici, che partendo da una situazione familiare non facile (famiglia numerosa e piuttosto povera, padre suicida) attraverso il basket e tanti sacrifici è riuscito a lasciare uno sperduto paesino per calcare i palcoscenici più prestigiosi, senza mai abbandonarsi agli eccessi della vita da star e senza mai rinunciare al legame con le sue origini, in quanto French Lick rimarrà sempre il suo rifugio personale, dove si sente a casa e gli hanno persino intitolato una strada. Giocatore, allenatore, dirigente: ripercorriamo la vita di Larry Bird attraverso tre momenti chiave.