Stephen Jackson si è ormai messo il cuore in pace e ha appeso le scarpette al chiodo: il veterano classe ’78 aveva prima paventato un ritorno in campo nella passata stagione, poi un possibile nuovo ruolo da assistente allenatore in qualche franchigia della NBA. Ipotesi entrambe sfumate e che lo rendono a questo punto un “ex” a tutti gli effetti.
La sua carriera è stata lunga e ricca di avvenimenti significativi: dall’anello conquistato con gli Spurs nel 2003 all’infausta notte del 19 novembre 2004 con la rissa colossale al The Palace of Auburn Hills tra Pacers e Pistons, poi l’era dorata a Golden State con quella squadra spettacolare guidata da Don Nelson. Un personaggio, tante storie e una in particolare è stata raccontata da Jackson di recente durante il The Dan LeBatard Show su ESPN.
Argomento della trasmissione era Phil Jackson e le sue dichiarazioni a proposito della posse di LeBron James con annesse polemiche. Da lì Stephen Jackson è partito per narrare un episodio alquanto curioso avvenuto nel 2013 quando visse la sua seconda esperienza ai San Antonio Spurs, con protagonista coach Gregg Popovich.
Un giorno coach Pop ci sottopose ad alcune domande. A me chiese di nominare alcuni miei compagni che a mio avviso fossero migliori di me, il tutto per aiutarli ad avere maggiore sicurezza nei loro mezzi e quindi giocare meglio assieme. Fu la cosa più irrispettosa che avessi mai sentito pronunciare da un coach nella mia vita, ma allo stesso tempo mi trovavo di fronte al coach più intelligente che avessi mai incontrato. Fatto sta che mi aveva chiesto questa cosa per farmi ammettere la loro superiorità e che ci sarebbero serviti nei Playoffs. Io risposi che non potevo farlo, Pop mi rifece la domanda ma ribadii che non potevo farlo e me ne andai. Forse è per questo che subito dopo venni tagliato poco prima dell’inizio dei Playoffs. Chi erano i giocatori in questione? Uno Danny Green e l’altro Manu Ginobili che in quel periodo stava giocando molto male perdendo un sacco di palloni: io volevo solo che Pop mi desse maggior spazio proprio per quel motivo.