DeShawn Stevenson ha detto “basta”: dopo 13 anni e 6 squadre nella Lega, la guardia ma all’occorrenza anche ala piccola si ritira all’età di 35 anni. La notizia è stata riportata da Chris Haynes di ESPN.
Il nativo di Fresno, California, ha rilasciato queste breve dichiarazione a riguardo.
Sono felice per quello che ho fatto nella mia vita finora e fiero di quello che ho potuto dare al Gioco, ma adesso è tempo di andarsene. Non me ne vado con tristezza, sono consapevole che gli anni migliori ormai sono passati e non vedo l’ora di poter dedicare più tempo alla mia famiglia e ai miei figli.
Il nome di Stevenson inizia a finire sui taccuini degli scout dei maggiori College d’America e delle franchigie NBA verso la fine del XX secolo quando inizia a farsi conoscere a suon di canestri con Washington Union High School in quel di Easton, California, nella contea di Fresno. Nel suo anno da senior mette a referto statistiche strepitose: 30.4 punti, 9.7 rimbalzi e 6.2 assist di media a gara, attirando su di sé gli occhi di mezzo mondo.
A spuntarla è Kansas con cui Stevenson si lega l’anno precedente di finire l’high school. L’attenzione mediatica crescente attorno a lui, oltre alle sue indubbie qualità, lo portano alla convocazione al McDonald’s All-American Game edizione 2000 dove si prende l’intera ribalta: trascina la selezione del West alla vittoria 146-120 con 25 punti e si aggiudica lo Slam Dunk Contest.
Nonostante i consigli della madre che lo spinge al College, Stevenson non andrà mai a Lawrence – sede dei Jayhawks – e si dichiara eleggibile per il Draft del 28 giugno 2000 svoltosi a Minneapolis dove viene scelto dagli Utah Jazz con la 23esima chiamata assoluta. A Salt Lake City rimane per quattro anni, prima di trasferirsi agli Orlando Magic con cui però spende soltanto una stagione. Nell’estate 2005 passa ai Washington Wizards dove la sua avventura dura 5 anni fino all’annata della carriera: stagione 2010/2011, passaggio ai Dallas Mavericks con annesso titolo.
È il picco per Stevenson che durante le Finals contro i Miami Heat non le manda a dire a un certo LeBron James, etichettando The Chosen One come “un attore” e “un sopravvalutato”. La gloria è passeggera e la stagione successiva va ai Brooklyn Nets prima dell’ultima annata trascorsa agli Atlanta Hawks nel 2012/2013. Da allora non ha più trovato squadra ma dirige con successo una catena di negozi di barbieri in quel di Orlando, Florida.