Senza Irving e Love il “re” è rimasto solo per una notte in cui la sua presenza è stata in dubbio fino a 20 minuti prima dell’inizio della partita. Le sue condizioni, infatti, non sono al top con problemi fisici e soprattutto con l’influenza patita negli scorsi giorni. Ma LeBron è un guerriero:
“Se riesco a camminare allora ci sarò sempre, finchè il coach non mi dirà di sedermi. La mia intenzione, per oggi, è sempre stata quella di giocare.”
I Cavs, però, non possono sopportare la tanta qualità seduta in panchina, ma in borghese, e cadono in casa contro i Chicago Bulls guidati da Jimmy Butler, spinto da Wade a prendere il controllo della partita e della squadra stessa:
“Wade è venuto da me dicendomi -vinci la partita-. Significava che dovevo cambiare passo nel quarto periodo e non potevo non farlo.”
Butler ha infatti segnato 14 dei suoi 20 punti nei 12 minuti finali della partita, proprio quando ce n’era più bisogno, permettendo ai Bulls di uscirne vincitori dopo che LBJ aveva provato a riavvicinare i suoi Cavs sul -1 a 6:48 dalla fine. Secondo realizzatore del team guidato da coach Hoiberg è stato Taj Gibson, anch’esso fondamentale nei momenti caldi della partita, con 18 punti e un ottimo 9/10 dal campo.
In casa Cleveland, escluso il solito LeBron autore di 31 punti, menzione d’onore è il play Jordan McRae che insieme a Frye è l’unico ad aver sostenuto l’attacco Cavs: 21 punti per lui e 7/15 dal campo.
Tabellini
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