Vocabolario NBA: Cos’è la Hall of Fame?

Hall of fame significa letteralmente salone della fama. Il termine viene usato per definire una lista di persone che si sono distinte in uno sport, nella musica o in qualche altro campo. Per la pallacanestro esiste il Naismith Memorial Basketball Hall of Fame, che non è solo una lista, ma anche un luogo fisico. Il museo e luogo simbolo del basket ha sede Springfield, Massachusetts.

In questa puntata di #VocabolarioNBA su NbaReligion.com andremo a scoprire la Basketball Hall of Fame: cos’è, quali sono i suoi obiettivi, come funziona.

OBIETTIVI E STORIA – La Naismith Memorial Basketball Hall of Fame, spesso abbreviato con HOF, è un’associazione senza scopo di lucro, che ha la missione di onorare e celebrare le persone hanno contribuito in modo maggiore allo sviluppo della pallacanestro. Per raggiungere questi obiettivi, la Hall of Fame garantisce la correttezza del processo di elezione, promette di intraprendere iniziative educative e di coinvolgimento della comunità, contribuisce ai migliori musei sullo sport, organizza mostre ed eventi in tutto il mondo per educare e coinvolgere i fan.

NON SOLO GIOCATORI, NON SOLO NBA – Dalla sua creazione nel 1959, sono state introdotte nella HOF più di 300 persone. Non solo giocatori, ci sono anche allenatori. Non solo atleti NBA, fra i membri c’è chi non ha mai avuto a che fare con la massima lega americana. Non solo uomini, ci sono anche donne. Non solo persone: anche animali quindi? No, niente da fare per Air Bud. Però ci sono squadre intere. L’associazione ha un complesso sistema di comitati e votazioni, che portano alla scelta dei nomi che ogni anno vengono introdotti nel prestigioso elenco. Vediamo di seguito tutte le categorie e i requisiti necessari per la nomina.

La locandina del film “Air Bud” del 1997. Pare avesse una meccanica di tiro migliore di quella di Michael Kidd-Gilchrist. Credits to: www.craveonline.com

GIOCATORI – Un giocatore deve aver smesso di giocare da almeno quattro stagioni complete. Nel quinto anno dal ritiro, può essere considerato per la nomina. Se il giocatore dovesse tornare in campo per un breve periodo, la sua posizione verrebbe valutata individualmente. I primi quattro cestisti, selezionati nel 1959, furono Chuck Hyatt, Hank Luisetti, George Mikan e John Schommer. Ovviamente i giocatori fanno la parte del leone nella Hall of Fame: sono oltre 150. Fra questi, 29 sono stati introdotti anche come allenatori o membri di una squadra. Tutte le più grandi stelle della storia NBA sono state nominate: Bill Russell nel 1975, Wilt Chamberlain nel 1979, Oscar Robertson e Jerry West nel 1980, Julius Erving nel 1993, Michael Jordan nel 2009. Non solo NBA, come si diceva: presenti anche Dino Meneghin (2003) e Oscar Schmidt (2013). Fra gli ultimi: Dikembe Mutombo nel 2015, Shaquille O’Neal, Yao Ming e Allen Iverson nel 2016.

ALLENATORI – Anche gli allenatori devono essere ritirati da almeno quattro stagioni oppure essere in attività da almeno 25 anni, come head coach o assistenti a tempo pieno in una high school, in un college o in una squadra professionistica. Sono un centinaio i nominati come allenatori. Quattro di loro possono vantare l’inserimento nella Hall of Fame anche come giocatori: John Wooden, Lenny Wilkens, Bill Sharman e Tom Heinsohn. Sei allenatori sono invece interessati anche dalla nomina come squadra. Dieci allenatori sono nati fuori dagli Stati Uniti e dieci sono donne. Due italiani: Cesare Rubini e Sandro Gamba.

ARBITRI – Categoria bistrattata, ma a buon diritto fa parte della Hall of Fame. I requisiti per l’inserimento degli arbitri sono uguali a quelli degli allenatori: quattro stagioni complete dal ritiro oppure almeno 25 di attività. Solo 16 i fischietti della HOF. Fra questi la leggenda Dick Bavetta, ritiratosi nel 2014 dopo 39 anni e 2’635 partite in NBA. Oltre a 27 partite delle Finals e 250 di Playoffs, è stato il primo arbitro NBA a dirigere una partita delle Olimpiadi, nel 1992. Obiezioni alla sua nomina?

Dick Bavetta, in NBA per 39 anni, dopo aver arbitrato nelle high school e in altre leghe minori. Una volta ha espulso tutti e 10 i giocatori in campo. E non sarete mai fighi quanto lui. Credits to: www.si.com

CONTRIBUTOR – Ecco la categoria meno scontata. Si tratta di persone che abbiano dato un contributo significativo al gioco del basket. Con la prima edizione (1959) è stato introdotto James Naismith, inventore della pallacanestro e colui che dà il nome alla Hall of Fame stessa. Anche qui, dubbi sulla nomina non dovrebbero essercene. Di questa categoria fanno parte tutti i Commissioner NBA del passato e figure con le più disparate motivazioni. C’è Amos Alonzo Stagg, autore dell’unico canestro della squadra perdente nella prima partita pubblica di basket disputatasi a Springfield, finita 5-1. C’è Charles H. “Chuck” Taylor, quello delle scarpe. C’è Abraham M. “Abe” Saperstein, proprietario della squadra-spettacolo degli Harlem Globetrotters. L’ultimo introdotto (2016) è Jerry Reinsdorf, proprietario dei Chicago Bulls dagli anni ’80, che negli anni ’90 ha reso la sua squadra un fenomeno mondiale.

SQUADRE – Con criteri non ben specificati, ma evidentemente simili a quelli dei contributor, sono state inserite nella Hall of Fame anche 10 intere squadre. Nel 1959 furono inserite il mitico First Team, un gruppo di 18 persone noto per aver disputato la prima partita della storia, e gli Original Celtics, la prima squadra professionistica (che non c’entra nulla con i Boston Celtics). Presenti anche i già nominati Harlem Globetrotters. Significativa la nomina della squadra della University of Texas at El Paso del 1965–66, nota come Texas Western: sconfissero Kentucky nella finale del torneo NCAA. Che c’è di strano? La squadra di Kentucky era all’epoca composta rigorosamente da soli atleti bianchi. Texas Western in finale decise di schierare solo afroamericani. La loro storia ha ispirato il libro e film Glory Road. Il loro allenatore, Don Haskins era già nella HOF come coach dal 1997, quando la squadra venne introdotta nel 2007. Fra le altre squadre nominate, ci sono il Dream Team (la squadra olimpica USA del 1992) e la squadra femminile dell’Immaculata College dominatrice negli anni ’70. Tutti i membri del Dream Team – giocatori, allenatore e assistenti – sono stati nominati anche singolarmente nella Hall of Fame (tranne Christian Laettner e l’assistente P.J. Carlesimo). Fra questi anche l’allora assistente Lenny Wilkens, per la terza volta hall-of-famer (già come giocatore e allenatore).

6 gennaio 1995, Omni Coliseum di Atlanta. Gli Hawks superano i Washington Bullets per 112-90. Si tratta della vittoria n°939 per Coach Lenny Wilkens, che diventa l’allenatore più vincente della storia NBA superando Red Auerbach. Per omaggiare la leggenda dei Boston Celtics, Wilkens festeggia il risultato con un sigaro, il marchio di fabbrica di Auerbach. Oggi Wilkens e Auerbach sono rispettivamente secondo e undicesimo per numero di vittorie in panchina. (Tratto dalla pagina Facebook “Le storie di NbaReligion“)

ALTRE HALL OF FAME – Esistono altre Hall of Fame nel mondo della pallacanestro. Le principali sono la versione femminile, quella dei college e quella della FIBA, l’associazione internazionale della pallacanestro. Molte nazioni ne hanno una propria. Lenny Wilkens, manco a dirlo, fa parte anche della College Basketball Hall of Fame.

L’appuntamento con Vocabolario NBA è per la prossima settimana: sempre di martedì, sempre alle 17.00. L’elenco completo dei nominati alla Hall of Fame è disponibile sul sito ufficiale.

La rubrica #VocabolarioNBA:

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Pubblicato da
Alessandro Bonfante

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