Nuggets, Faried impressionato dal pubblico di Londra

Dopo la partita giocata a Londra dai suoi Nuggets contro i Pacers, Faried si è detto impressionato dal pubblico della O2 Arena.

Con la vittoria per 140-112 i Nuggets si sono riportati in piena lotta playoff, a solo 1.5 partite di distanza dall’ottavo posto occupato dai Trail Blazers; già questo un motivo per cui essere felici in casa Denver, ma Faried si è detto ancora più contento dal fatto che il pubblico di Londra abbia spinto la squadra con un’energia incredibile durante tutta la partita.

Intervistato nel post partita, Faried ha ringraziato il pubblico di Londra, lanciando anche una frecciatina al suo pubblico del Pepsi Center di Denver.

Per noi questa è una novità; non abbiamo tifosi del genere a casa, a Denver, che riempiono il palazzetto o che sono famosi nell’Nba per la loro energia come possono essere per esempio i tifosi dei Warriors, o quelli dei Grizzlies o delle squadre al top della lega come gli Spurs. Quando abbiamo la possibilità di ricevere dell’energia positiva dagli spalti, come ci è accaduto a Londra, beh, questo è il risultato, perché la nostra squadra si ciba di questa energia e in campo si vede la differenza.

Anche se possono sembrare parole dure nei confronti dei propri tifosi, Faried non ha tutti i torti; il pubblico dei Nuggets infatti è ultimo per presenze al palazzo di tutta l’Nba con circa 13,7000 spettatori di media. Per Faried, che ha giocato a Denver per tutti i suoi 6 anni di Nba, Londra e il suo pubblico sono stati una prima volta su cosa voglia dire avere degli spettatori che ti supportano per tutta la partita.

Penso che tutta la squadra sia uscita, e una volta sul parquet abbiamo visto tutto questo pubblico, una cosa a cui nessuno di noi è abituato e che quindi questo abbia fatto scattare quella voglia di dare quel qualcosa in più in campo. Siamo una bella squadra, e ci meritiamo di avere un pubblico numeroso anche alle nostre partite casalinghe a Denver, e spero che la situazione possa cambiare al più presto.

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Pubblicato da
Marco Lorenzin

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