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Vocabolario NBA: Cosa significa roster? Come funziona?

Roster in inglese significa lista, elenco. Viene usato per indicare l’elenco dei lavoratori in un turno di lavoro, anche in ambito militare. In NBA, e in generale nel contesto sportivo, indica la lista dei giocatori che fanno parte di una squadra.

Una parola molto comune nel lessico NBA: roster. Questo il tema di #VocabolarioNBA questa settimana. Parola comune, ma cosa indica? Come è composto? Quali limiti esistono? In fondo alla pagina si trovano i link agli altri capitoli della rubrica, per chiarimenti su altri aspetti della lega più internazionale del mondo.

ATTIVI E INATTIVI – Il roster di una franchigia NBA è composto in genere da un minimo di 12 a un massimo di 15 giocatori, ufficialmente sotto contratto con la squadra. Esistono però alcune eccezioni e limitazioni. Durante l’offseason (la pausa fra una stagione e l’altra) gli atleti possono essere anche di più, a volte anche 20, in quanto le squadre vogliono “provare” i giocatori duranti i training camp e gli allenamenti al fine di valutarne la preparazione. I giocatori, a causa di infortuni o indisponibilità momentanee, possono essere dichiarati “inattivi” (inactive). Entrano così in gioco le limitazioni e le eccezioni. Se si contano quattro giocatori inattivi, la squadra può espandere il roster a 16 giocatori. In questo caso, eccezionale, è necessaria l’approvazione della NBA. Solitamente sono 12-13 i giocatori attivi. Non possono scendere a 11 per più di due settimane: in quel caso dovranno correre ai ripari mettendo qualche nuovo atleta sotto contratto. Devono essere almeno 8 i giocatori convocati per una partita.

INATTIVI ANCHE PER POCO – La lista dei giocatori inattivi può cambiare per ogni partita. Un atleta può essere inattivo anche per una sola partita. La squadra deve però segnalare i nomi degli attivi almeno un’ora prima della palla a due. La seguente tabella riassume le varie possibilità di composizione di un roster, secondo attivi e inattivi.

GIOCATORI TOTALI ATTIVI INATTIVI NOTE
16 12 4 Necessaria approvazione della lega
15 13 2
15 12 3
14 13 1
14 12 2
14 11 3 Limite di due settimane
13 13 0
13 12 1
13 11 2 Limite di due settimane
12 12 0 Limite di due settimane
12 11 1 Limite di due settimane
11 11 0 Limite di due settimane

ALTRE LISTE – Esistono varie altre liste che permettono alle squadre di non intasare il proprio roster di giocatori inservibili. C’è la Suspended List, la lista dei giocatori sospesi. Possono rientrarvi i giocatori sospesi dalla propria squadra per 4 o più partite (ma per le prime 3 devono rimanere nella lista degli attivi o inattivi). Anche i giocatori sospesi dalla NBA possono rientrarvi, ma solo quelli sospesi per 6 partite o più (e per le prime 5 devono rimanere a roster come attivi o inattivi). Poi c’è la NBA Draft list, la lista degli atleti su cui quella franchigia può vantare diritti esclusivi per la negoziazione di un contratto. I giocatori volontariamente ritirati hanno una lista dedicata. Non possono essere scambiati né tornare in attività prima di un anno, se non con consenso unanime del consiglio di amministrazione della NBA. Inserire un giocatore ritirato in questa lista, invece che chiudere il contratto, lascia alla franchigia alcuni vantaggi e diritti. Ad esempio l’atleta non può firmare per un’altra squadra, se decidesse di tornare in attività. Infine esiste una lista che nulla ha a che fare con la pallacanestro: la Armed Services List. Qui possono essere inseriti gli atleti che devono prestare servizio obbligatorio di leva nelle forze armate del proprio paese.

Ecco due roster abbastanza competitivi. Quello di Team USA alle Olimpiadi del 1992, il leggendario Dream Team, e quello di 20 anni dopo.

PERCHÉ TUTTE QUESTE REGOLE? – I regolamenti qui indicati provengono dal CBA del 2011, il contratto collettivo pluriennale che i cestisti firmano con la NBA. Il motivo di tutte queste regole ed eccezioni è di tutelare squadre e atleti, oltre che prevenire gli abusi. Da un lato, la squadra non può rischiare di avere più giocatori infortunati senza la possibilità di mettere a contratto dei sostituti. Dall’altro, la squadra non può approfittare di certe regole per fare i “comodi propri”. In passato esisteva una Injured List, al posto della Inactive List, per inserire i giocatori infortunati. Sebbene fosse necessario un certificato medico, la NBA non richiedeva che questo fosse rilasciato da un medico indipendente. Le squadre quindi sfruttavano il sistema per poter avere a disposizione più giocatori di quanto consentito. Poco prima che il numero dei atleti a roster venisse limitato a 12, molti giocatori apparentemente in salute, sviluppavano improvvisamente – in genere quelli meno importanti per le sorti della squadra – dei tremendi mal di schiena (back spasms). Con il CBA del 1995 venne modificato il sistema, introducendo la lista degli inattivi. I fan più cinici della NBA potranno aver notato la drastica diminuzione di back spasms fra i cestisti

FANTASIA – Coach Gregg Popovich è noto per la fantasia e l’astuzia che usa per raggiungere i propri obiettivi. Il leggendario allenatore dei San Antonio Spurs ha inventato, per dirne una, l’Hack-a-Shaq. Spesso è stato criticato per aver fatto riposare le stelle della squadra durante alcune partite di stagione regolare. Ebbene il 25 marzo 2012 gli Spurs misero a segno un colpo memorabile. Non certo per la vittoria sui Philadelphia 76ers per 93-76. Cory Joseph, Patty Mills e Thiago Splitter erano in lista infortunati. Gary Neal non giocò per una distorsione. Tim Duncan non giocò a causa… dell’età. Vecchio. Sì, sul referto scrissero: DNP – OLD (dove DNP sta per “Did Not Play” e OLD… Non è una sigla!).

Il referto degli Spurs del 25 marzo 2012. Tim Duncan: DNP – OLD. Credits to www.yahoo.com, via Google.

L’appuntamento con Vocabolario NBA è per la prossima settimana: sempre di martedì, sempre alle 17.00.

AAA LETTORI CERCASI – Vorresti che la rubrica #VocabolarioNBA fosse ancora più interessante, frizzante, user-friendly? Sai che puoi contribuire a renderla migliore? Ti basterà impiegare un paio di minuti a rispondere a dieci domande del questionario a questo link. Se non lo fai, ti ritroverai un Darko Milicic arrabbiato sotto casa!

La rubrica #VocabolarioNBA:

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Pubblicato da
Alessandro Bonfante

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