Richard Jefferson, da bravo veteranissimo NBA, è molto versato nell’arte di leggere nelle pieghe della regular season. La 36enne ala piccola, intervistata da ESPN, ha parlato di LeBron James e delle trade richieste da quest’ultimo per migliorare il roster dei Cleveland Cavaliers, fornendo una visione molto trasversale della questione.
STIMOLI
Queste le parole di Jefferson:
LeBron è una di quelle persone che hanno bisogno di essere sempre sotto pressione, di sentirsi quasi a disagio per dare il massimo. Gli servono stimoli, gli serve sentirsi in difficoltà. La sua grandezza è dovuta proprio a questo: non è mai contento di sé stesso, di chi ha intorno e della situazione in cui si trova; aspira ad avere di più, a migliorarsi costantemente. Ogni volta trova il modo di spingersi a un nuovo livello di grandezza, a sfruttare i nuovi stimoli per ascendere ulteriormente.
Parole di stampo quasi biblico (non per nulla si parla del Prescelto), che però colgono il nocciolo della questione. LeBron, a Cleveland e in misura minore a Miami, si è sempre imposto come figura cardine e parafulmine, ma in cambio ha richiesto supporto incondizionato da parte di dirigenza e compagni.
Le difficoltà dei Cavs delle ultime settimane (6 sconfitte nelle ultime 8 partite) devono aver scatenato qualcosa nella complessa psiche del Prescelto. Cleveland si sta gradualmente involvendo, quando LeBron aspira a un’evoluzione costante. Per questo ha chiesto alla dirigenza di smuovere l’ambiente e di acquisire nuovi giocatori. Per non adagiarsi, per avere la possibilità di salire a un livello ancora più elevato.
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