Difficilmente la carriera di Ferdinand Lewis Alcindor jr può aver bisogno di presentazioni. Sei titoli NBA, altrettanti sei MVP della regular season, 19 volte All-Star, miglior marcatore di sempre in NBA (38387 punti). Merita una riflessione la sua conversione all’Islam nel maggio del 1971 (militava ancora nei Bucks), quando cambiò il suo nome in Kareem Abdul-Jabbar, il nome che lo avrebbe poi consacrato alla gloria eterna, ma che non gli ha evitato atteggiamenti ostili
Molti fan hanno preso la mia decisione molto sul personale, come se avessi bombardato la loro chiesa e contemporaneamente fatto a pezzi una bandiera americana. Il passaggio da Lewis a Kareem non è stato un mero cambio di nome dettato dalla celebrità, come Sean Combs è diventato Puff Daddy, poi Diddy e infine P. Diddy, ma una trasformazione della mente, del cuore e dell’anima. Ero Lewis Alcindor, il pallido riflesso di ciò che l’America bianca si aspettava da me. Oggi sono Kareem Abdul-Jabbar, la manifestazione della mia origine africana, della mia cultura e della mia fede. E ancora oggi difendo la mia scelta.
Abdul-Jabbar è sempre rimasto molto sensibile a questo tema, ricordando come fu convinto nel 1964 quando era ancora a UCLA e difendendo sempre la scelta di chiunque decidesse di diventare “a Muslim in America“, tra uno skyhook e l’altro.
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