L’arena NBA è il “santuario” di squadre e fan, il teatro dello spettacolo attorno a cui tutto ruota: la partita. Negli ultimi anni, tuttavia, hanno assunto un’importanza sempre maggiore anche altre strutture di vitale importanza per una franchigia: la practice facilities, ovverosia i centri di allenamento nonché basi operative dell’intera organizzazione. Qui nascono vittorie e sconfitte. Il luogo di training camp, sedute di allenamento, riunioni dei coach, lavoro individuale dei giocatori. E negli uffici affiliati si sviluppano quei processi invisibili all’occhio esterno ma decisivi per la squadra, dallo scouting al mercato. Le facilities, inoltre, si configurano come veri e propri centri di innovazione, in cui si sperimentano nuove tecnologie applicate alla preparazione o nuove terapie di recupero dagli infortuni.

Numerose franchigie hanno costruito in tempi recenti il proprio centro. Altre lo stanno facendo. Le practice facilities, situate in città o più spesso nei sobborghi, sono complessi sportivi all’avanguardia, dotati di tutto ciò che è necessario per competere al top. Si tratta della base essenziale da porre per perseguire l’eccellenza in uno scenario sempre più esigente, innovare e costruire una cultura vincente e condivisa dalla superstar più pagata fino all’ultimo dei dipendenti.

Iniziamo un viaggio attraverso le practice facilities delle 30 squadre NBA, partendo dall’Atlantic Division.

Philadelphia Sixers – 76ers Training Complex

Credits to: NBA.com

Trust the process. Così predicava Sam Hinkie, il controverso GM dei Sixers dimessosi dopo tre stagioni poco gloriose. Trust the process forse, guardando il nuovo centro di allenamento, un senso lo potrebbe pure avere.

Il 76ers Training Complex, in attesa dei naming rights che porteranno ulteriori soldi alla causa, è stato inaugurato nel settembre 2016, pochi mesi dopo l’addio di Hinkie. La facility della franchigia della Pennsylvania è la più grande fra le practice facilities della NBA con i suoi quasi 12 mila metri quadrati. E non si trova in Pennsylvania bensì in New Jersey, a Camden. Sobborgo che però sta proprio di fronte alla Città dell’Amore Fraterno, sull’altra sponda del fiume Delaware che divide i due stati. La struttura nasce in una zona fortemente urbanizzata e industriale e fa parte di un progetto di rivitalizzazione e risanamento di una parte della città fino ad oggi poco raccomandabile.

L’insegna, ampia 370 metri quadrati, è ben visibile da Philadelphia. Un campus enorme, in cui lavorano 250 persone (i Sixers hanno il maggior reparto commerciale della NBA) e dove i giocatori godono di un ingresso riservato, di un ristorante privato e uno spogliatoio extralarge. La sala stampa è affiancata da un modernissimo studio di produzione multimediale. Nel 76ers Training Complex è esposto il Larry O’Brien Trophy conquistato nel lontano 1983, tanto per ricordare che qui, comunque, si lavora per vincere il titolo.

Credits to: Everylite.com

 

Toronto Raptors – BioSteel Centre

Credits to: YouTube.com

Cinema e serie tv d’oltreoceano ci hanno fatto familiarizzare con il concetto di War Room. Una grande sala operativa iper-tecnologica – in ambito politico, militare, investigativo, spaziale e quant’altro – piena di maxi-schermi, computer e postazioni in cui si tiene il controllo delle operazioni e si prendono le decisioni chiave.

Ebbene, il BioSteel Centre di Toronto, practice facility dei Raptors inaugurata in città a febbraio 2016, ha trasferito questo concetto nel mondo dello sport. L’avveniristica War Room della franchigia canadese rispecchia pienamente il livello di attenzione riservato oggi all’analisi dei big data e allo scouting. Si può immaginare quanto siano brillati gli occhi a Masai Ujiri quando ha messo piede per la prima volta in questo ambiente tappezzato di schermi e tavoli interattivi e con device mobili sincronizzati per lavorare in ogni angolo dell’intero centro. La piattaforma tecnologica, targata IBM, consente a staff e management di monitorare performance e condizioni dei giocatori, operare con le statistiche avanzate, simulare Draft, scambi di mercato e quant’altro.

Nei suoi 6300 metri quadrati il BioSteel Centre comprende due campi di allenamento, strutture medico-sanitarie, palestre e tutti i comfort possibili per la squadra: dal ristorante al coiffeur. È costato 30 milioni di dollari e, come avviene anche in altre città, è usufruibile dalla comunità locale e dalla nazionale canadese. Tutto nuovo, tutto bello, ma anche un serio incentivo al lavoro duro:

Io corro sulla strada molto prima di danzare sotto le luci

è la frase di Muhammad Alì che campeggia sulla sala pesi.

Credits to: BlogTo.com

 

Brooklyn Nets – HSS Training Center

Credits to: Reddit.com

Quando ti alleni su un campo in parquet lucidissimo all’ottavo piano di un edificio di Brooklyn, in un’ex zona industriale che oggi è diventata cool, piena di loft e modernissime sedi di startup, con vista sullo skyline di Manhattan, l’essere una delle squadre più perdenti della NBA potrebbe passare in secondo piano. Lo HSS Training Center, il nuovo centro di allenamento dei Brooklyn Nets, occupa oltre 6500 metri quadrati ricavati dalla riqualificazione di uno storico magazzino del complesso di Industry City, un tempo noto come Bush Terminal. È in funzione da febbraio 2016.

Una facility dal design molto industrial combinato con le soluzioni più moderne è diventata la sede di tutta l’organizzazione dei Nets che, in tal modo, hanno sposato pienamente l’attuale vocazione di Brooklyn come epicentro di innovazione, economia e cultura. Come in molte altre situazioni, il centro di allenamento di una squadra NBA è realizzato in stretta partnership con una o più strutture mediche di eccellenza, in questo caso lo Hospital for Special Surgery, il cui acronimo dà il nome all’impianto. Il centro dei Nets annovera due campi, una grande palestra, un’area relax da quasi 300 metri quadri e ogni strumento possibile che invogli a lavorare sodo per diventare finalmente una squadra vincente. Il tutto a pochissime fermate di metro dal Barclays Center. E se le cose continuassero a non girare, c’è pur sempre New York e la sua vista mozzafiato dalle finestre.

 

New York Knicks – MSG Training Center

Credits to: Jmcpllc.com

Se le mura del Madison Square Garden Training Center ― non l’arena di Manhattan ma la facility dei New York Knicks a Greenburgh, contea di Westchester ― potessero parlare, chissà quante ne avrebbero da raccontare sulla squadra NBA più chiacchierata in assoluto e più esposta al fuoco dei media. Tra clamorosi insuccessi e discutibili personaggi, tra coach e giocatori mandati allo sbaraglio e squadre senza futuro, dal 2002 ad oggi il centro di allenamento blu-arancio ne ha viste delle belle. Niente di nuovo dalle parti della Grande Mela, e nuova non è più neppure la facility.

In ogni caso, il MSG Training Center rimane una struttura fra le migliori delle practice facilities NBA, grazie ai suoi quasi 10 mila metri quadri con due campi da basket per gli allenamenti (più uno di hockey per i Rangers), tutti dotati di tribuna stampa per accogliere al meglio i giornalisti, quelli che poi non avranno pietà nel raccontare le vicissitudini e le frustrazioni della squadra. Tutte le strutture necessarie per i giocatori stanno attorno, dalla sala pesi agli idromassaggi, dalla lounge con schermi giganti, divani e tavolo da ping pong fino a un vero e proprio auditorium per le sessioni video.

Tutto uguale da quindici anni e, nonostante tutte le funzionalità del centro, sembra sempre più difficile immaginare l’organizzazione dei Knicks che si metta a lavorare davvero alla costruzione paziente e razionale di una cultura vincente. Se in gergo l’espressione “a New York minute” indica il concetto di “tutto e subito”, confacente a una metropoli che non aspetta niente e nessuno, il livello di pressione sui Knicks, che non vincono il titolo dal 1973, è arrivato a livelli inimmaginabili.

Credits to: NyDailyNews.com

 

Boston Celtics – Sports Authority Training Center at HealthPoint

Credits to: BostonGlobe.com

Spotlight letteralmente significa riflettore, luce puntata su qualcosa. Anche se ne Il caso Spotlight, film che ha vinto il premio Oscar come miglior pellicola nel 2016 e ambientato a Boston, non si parla di sport (nonostante brevi accenni ai Red Sox di baseball) c’è stata una stagione, la 2007-08, in cui la Boston cestistica ha avuto a che fare con uno spotlight.

Il riflettore in questione si trovava su una parete del Sports Authority Training Center at HealthPoint di Waltham, la practice facility dei Celtics. Era costantemente acceso e puntato su uno spazio vuoto lasciato appositamente al termine dei sedici banner dei titoli NBA vinti fino ad allora. Una luce a illuminare lo stendardo che ancora non esisteva, quello del diciassettesimo titolo, la missione irrinunciabile di quell’anno. Un’abile mossa motivazionale: ogni giorno i giocatori, guardando quello spazio vuoto illuminato, avrebbero tenuto bene a mente l’obiettivo e visualizzato nelle loro menti un titolo che, con lo sforzo di tutti, sarebbe stato poi orgogliosamente conquistato.

What hurts more, the pain of hard work or the pain of regret?

si legge su un altro muro di Waltham: cosa fa male di più, il dolore del duro lavoro o il dolore del rimpianto? Ecco il vero spirito Celtics. La facility, aperta nel 1999, andrà in pensione dall’estate 2018 per lasciare il posto a una struttura al passo coi tempi: tutto l’entourage biancoverde si trasferirà all’Auerbach Center (sì, qui la tradizione conta, a meno che non sopraggiungano i possibili naming rights) nel complesso di Boston Landing, situato nel sobborgo di Allston-Brighton. Un centro di 6500 metri quadrati con vetrate trasparenti, la cui tecnologia sarà fornita dalla General Electric, prossimo jersey sponsor della squadra. Il complesso ospiterà anche la sede della New Balance e i Bruins di hockey.

Francesco Mecucci

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