Strength of schedule è l’espressione con la quale in gergo NBA si è soliti definire un periodo particolarmente intenso, fatto di partite ravvicinate, lunghe trasferte, back-to- back. I fattori sopraelencati, pur non andando a referto, possono condizionare pesantemente il risultato di una partita e portare a scelte impopolari, come quella di far riposare i giocatori migliori a disposizione del roster.
La situazione, sicuramente spiacevole per i fan, si è riproposta più e più volte nelle ultime settimane: in contumacia Kevin Durant, Steve Kerr ha deciso, ad esempio, di tenere a riposo Steph Curry, Draymond Green, Klay Thompson contro gli Spurs, in una sfida al vertice della Western Conference, poi vinta largamente dai neroargento.
Un caso analogo si è riproposto anche allo Staples Center di Los Angeles, dove nella notte è andata in scena la sfida tra i Cleveland Cavaliers, campioni in carica «rimaneggiati», poiché privi dei Big Three, e i Clippers padroni di casa. La scelta di coach Tyronn Lue non ha fatto sicuramente piacere alla NBA che, come confermato dal GM dei Cavs David Griffin, ha fatto prontamente sentire la propria voce. Riportiamo le dichiarazioni raccolte da Ramona Shelburne di ESPN:
[La NBA ha chiamato] 7 minuti dopo l’ufficializzazione della scelta. Sì, non erano felici. Mi dispiace per la Lega, davvero, ma per noi è quel che è dal punto di vista degli infortuni. Avevamo letteralmente un solo ragazzo a riposo questa notte. Tutti gli altri erano ragionevolmente infortunati. Non sento che abbiamo fatto qualcosa di spropositato. [I Cavs sono attesi da 5 trasferte in 6 partite n.d.r.]
Il Commissioner Adam Silver aveva preso posizione sul tema già lo scorso novembre, nel corso di un intervento su SiriusXM NBA Radio:
Capisco questi tifosi delusi. Una parte di me preferirebbe che se fai riposare un giocatore tu lo faccia riposare per i tuoi tifosi di casa, perché [loro] possono vedere quel giocatore tutte le volte. Sono super riluttante a cominciare a dire a questi grandi allenatori come gestire i minuti dei giocatori.
La questione «calendario» è stata sollevata anche da Doc Rivers, amareggiato, nonostante la vittoria con ampio margine dei suoi Clippers (108-78). Così ha parlato ‘Doc’ ai microfoni di Kevin Arnovitz di ESPN:
Dobbiamo proteggere il nostro prodotto. È dura, è impossibile. […] Mi dispiace per i fans, Davvero. Odio farlo. Lo faccio. Noi tutti lo facciamo. Voglio dire, è brutto. Io l’ho fatto l’altra sera a Denver e c’erano persone con le maglie di Blake [Griffin] e DJ [Deandre Jordan] ovunque.
Secondo Rivers, una soluzione sarebbe evitare di programmare partite di cartello ad una distanza troppo ravvicinata da altre partite:
Penso che dobbiamo trattare queste partite come partite pomeridiane. Non giochi la sera precedente e poi non giochi la sera successiva.
Sarà sufficiente anticipare l’inizio della Regular Season 2017-2018 per risolvere il problema?
Leggi anche- Rockets, sfogo D’antoni: «il nostro calendario è assurdo»