Il ciclamino
Se c’è un fiore che ha bisogno di attenzioni particolari, quello è il ciclamino: un fiore che necessita di un terreno umido, tanto che si preferisce annacquarlo dal sottovaso.
Per vivere al meglio ha bisogno dunque di un buon ambiente intorno a sé; la stessa cosa avvenne con Kyle Lowry. Sbarcato a Memphis nel 2006, tre anni più tardi firmò con i Rockets, dal momento che ai Grizzlies non trovò lo spazio che pensava di meritare. A Houston Lowry lasciò intravedere segnali promettenti, ma gli screzi con coach Kevin McHale, l’ennesimo infortunio e la contemporanea ascesa di Goran Dragic limitarono ancora una volta il minutaggio del play di Filadelfia. Nel 2012 si accasò perciò ai Toronto Raptors, dove finalmente trovò il terreno umido di cui un ciclamino necessita: l’aiuto psicologico e motivazionale di Massai Ujiri e di Chauncey Billups, una ritrovata condizione fisica e una buona sintonia con i compagni di squadra hanno costituito una solida base dalla quale ripartire. Nelle ultime tre stagioni è infatti stato sempre convocato all’All-Star Game, mentre nelle ultime due ha tenuto medie superiori ai venti punti a partita; nonostante i suoi 31 anni Lowry pare non si voglia fermare qui.