L’intervista di Nbareligion.com a Danilo Gallinari

Sei il volto italiano di NBA2k. Come è nata questa partecipazione e come ti fa sentire? Ci giochi nel tempo libero? Che squadra scegli?

E’ un onore perché sono il primo atleta italiano in copertina su questo gioco e ne sono davvero onorato. Quando è venuta fuori l’opportunità ero molto contento, quindi spero di non essermi tolto solo una soddisfazione personale ma di aver dato anche una soddisfazione agli italiani che hanno il gioco. Io gioco abbastanza perché mio fratello è un gran giocatore quindi sono “costretto” (ride, ndr) a cercare di giocare con lui ma è troppo forte per me. Scelgo sempre i Nuggets, ovviamente.

A Denver quest’anno il mondo ha assistito all’esplosione del talento di Nikola Jokic. Come è cambiato il tuo modo di giocare ora che avete un centro con quelle caratteristiche?

Il mio modo di giocare è cambiato molto perché giocando nel nostro sistema, in cui in attacco spesso diamo la palla a lui, ci muoviamo molto di più senza la palla e lui è bravissimo a trovarci nel momento giusto con questi passaggi.

Purtroppo la tua carriera negli ultimi anni ha sempre dovuto fare i conti con qualche infortunio o comunque con problemi fisici in generale. Come vivi questa situazione? Ha cambiato il tuo modo di giocare nel corso degli anni?

Ora come ora sto molto bene, ormai è un po’ di tempo che sto bene, l’ultimo problema grave è stato qualche anno fa quindi è qualche stagione che salto qualche partita solo per piccoli acciacchi fisici che capitano a tutti. Sto bene e son contento, quindi speriamo di finire questa stagione in modo positivo provando ad arrivare ai playoff.

Durante una stagione ti trovi spesso a marcare i giocatori più forti del pianeta. È più difficile segnare un canestro contro Kawhi Leonard in 1vs1, contenere Lebron James in penetrazione o contestare un tiro a Kevin Durant?

Sono giocatori che riescono a fare cose incredibili con molta facilità e lo fanno in ogni partita, con una costanza spaventosa ed un’efficienza incredibile. Tutti e tre hanno caratteristiche diverse, ma personalmente quello che trovi più difficile da marcare è Durant perché offensivamente non ha punti deboli.

Ci sono stati molti rumors sul tuo conto durante gli ultimi giorni di mercato, a febbraio. C’era qualcosa di fondato o erano soltanto indiscrezioni? Come hai vissuto quei giorni? Pensavi di restare a Denver?

C’era molto movimento, era tutto vero perché c’era il sentore che potesse succedere qualcosa ed io ero pronto a qualsiasi evenienza. Speravo di restare a Denver e così è stato quindi sono contento, anche perché non volevo muovermi a metà anno. Sono tanti anni che sono qua in America e sono cose che succedono più o meno in ogni stagione quindi io ormai lo vivo con molta serenità restando concentrato sul mio lavoro quotidiano. Le trade sono un qualcosa di difficile da controllare per noi giocatori quindi è meglio disinteressarsene e non leggere nulla.

C’è un giocatore o una squadra con cui ti accoppi meglio in partita, riuscendo quindi ad esaltarti con ottime prestazioni? E un giocatore o una squadra che invece ti mette maggiormente in difficoltà?

Dipende, perché ogni sera giochiamo contro squadre e giocatori diversi e soprattutto nel mio ruolo mi capita di incontrare giocatori che sono dei grandi marcatori. Quindi spesso mi trovo davanti a sfide nuove ed è anche questo il bello, ma modestamente posso dire che anche i miei diretti avversari devono preoccuparsi di riuscire a marcare me.

Hai sempre detto di voler restare a Denver, ma se avessi la possibilità di scegliere una squadra tra Golden State, San Antonio e Cleveland, dove preferiresti giocare e perché?

Se dovessi decidere tra le tre ammiro molto l’organizzazione che c’è intorno ai San Antonio Spurs quindi mi piacerebbe giocare lì, anche se come dico sempre io sceglierei sempre Denver.

In alcune partite quest’anno sei stato provato anche da 4, come ti sei trovato in questo ruolo? Si sente la differenza in termini di chili e centimetri?

Mi trovo bene a giocare da ala grande perché nel ruolo da 3, a parte Lebron e pochi altri, sono tutti più piccoli e più leggeri di me, mentre nel ruolo di 4 c’è magari qualcuno che è più pesante di me ma non ho mai avuto problemi a marcare giocatori più forti fisicamente. In linea generale comunque posso dire di trovarmi bene in entrambi i ruoli.

Ti piacerebbe in futuro giocare con Marco Belinelli?

Sarebbe bellissimo e magari capiterà, abbiamo ancora tanti anni davanti quindi non si sa mai.

Quali sono le arene più calde in cui hai giocato? E c’è stata una partita in cui ricordi di aver pensato “Non c’è proprio nessuno a vedere”?

Ci sono tante arene molto calde, da Boston a Oklahoma e Chicago passando per Cleveland, ma anche il Madison Squadre Garden. La maggior parte delle arene sono piene ed è quindi molto bello giocarci. Fortunatamente giochiamo in una Lega in cui i palazzetti sono quasi sempre pieni.

Domanda secca prima di chiudere: a chi daresti l’MVP e perché?

Io penso che i due contendenti più forti siano Westbrook e Harden e considerando che Houston ha un record di squadra migliore sceglierei Harden.

Intervista gentilmente concessa in collaborazione con NBA2K17

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Pubblicato da
Andrea Falcetti

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